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COP 28 e mercati di energia sostenibile — COP 28 and sustainable energy markets

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di emigrazione e di matrimoni

COP 28 e mercati di energia sostenibile

di Marco Andreozzi

Mentre a Dubai si svolge l’annuale spettacolo sul clima (COP 28), l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha di recente pubblicato la mappa mondiale interattiva dei cosiddetti costi livellati di produzione di idrogeno da energia solare ed eolica, ricordando che per costo livellato si intende il valor medio scontato nel corso di tutti gli anni di vita utile (e che dovrebbe includere anche i costi di recupero/riciclo materiali). Nel 2030 sarà più economico produrre idrogeno ‘verde’ in alcune delle località a maggiori risorse di vento piuttosto che di sole. In particolare, l’approccio ibrido eolico di terra e fotovoltaico (FV) risulta il più competitivo in zone con caratteristiche a prevalente ventosità per il numero maggiore di ore di utilizzo a pieno carico dell’apparato elettrolizzatore, sebbene i valori di investimento (capex) per le due dette modalità rinnovabili stiano rispettivamente in un rapporto di quasi 3:1 (1000 dollari al kW per il FV) e le spese operative annuali fisse (opex) in un rapporto anche maggiore (75 contro 23 dollari al kW). Lo studio include inoltre i costi degli elettrolizzatori, con le opzioni di gestione flessibile dell’H2 prodotto, tra stoccaggio o accumulo elettrico con batterie. Tuttavia l’utilizzo del solo eolico fuori costa in molte località può risultare l’opzione più economica, ma il punto cruciale già trattato in precedenza  è legato all’uso che si fa dell’idrogeno ‘verde’.

In ambito europeo l’idrogeno più economico da fonti rinnovabili può essere prodotto nel Regno Unito e in Norvegia, ironicamente proprio due Paesi fuori dall’Unione Europea (UE) che tanto sta predisponendo sul fronte degli incentivi monetari relativi. Tra i Paesi ricchi emergono anche Terranova e Labrador in Canada, dove la velocità del vento terrestre alcuni giorni all’anno supera 9,3 m/s (rif. Global Wind Atlas). Tra i Paesi in via di sviluppo, i territori meno cari in assoluto – circa 1,5 dollari al kg. – si trovano in Argentina meridionale e in una vastissima macroregione settentrionale della Cina più il Tibet, anche in questo settore Paese a basso costo, dunque. In seconda battuta troviamo buoni bacini produttivi tra penisola iberica e Sahara Occidentale, e in India (circa o poco più di 2 dollari al kg); e ancora a seguire il Cile e l’Australia. Vice versa, alcune regioni interne dalle enormi risorse solari della Namibia sono tra i luoghi più costosi al mondo per produrre idrogeno rinnovabile, da menzione perché qui l’UE ha altrettanto ironicamente promesso 1 miliardo di euro in finanziamenti pubblici e privati per l’H2 ‘verde’ (oltre che per le materie prime), oltretutto basato sul FV che è in prevalenza filiera cinese a basso costo. È auspicabile una migliore sinergia transdisciplinare nei processi decisionali.

Vade retro l’idrogeno ‘verde’ per la Federazione Russia (e il Giappone) a costi sopra 4 dollari al kg, ma al regime russo interessa solo parziamente la molecola H2. Meglio l’ossigeno cosacco (H2O) delle coste dei mari di Azov e Nero, e il nero carbonio (idrocarburi) che l’anno scorso ha apportato al bilancio federale il massimo storico di 11.590 miliardi di rubli (130 miliardi di dollari al cambio attuale). Ma attenzione, le sanzioni cominciano a funzionare. Fonti ufficiali parlano di una contrazione del 23% quest’anno, con conseguente deficit di bilancio di 3000 miliardi di rubli (33 miliardi di dollari), il 2% del PIL. La Russia è al primo posto nel mondo per emissioni totali di metano derivanti dal settore petrolifero e tuttavia non sono le guerre a combattere il cambiamento climatico. Le guerre rappresentano ancora la principale questione globale che realmente meriterebbe una Conferenza delle Parti (COP).

di emigrazione e di matrimoni

COP 28 and sustainable energy markets

by Marco Andreozzi

While the annual climate show (COP 28) takes place in Dubai, the International Energy Agency (IEA) recently published the interactive world map of the so-called levelized costs of producing hydrogen from solar and wind energy , remembering that levelized cost means the average discounted value over all the years of useful life (and which should also include material recovery/recycling costs). In 2030 it will be cheaper to produce ‘green’ hydrogen in some of the locations with greater resources of wind rather than sun. In particular, the hybrid land-based wind and photovoltaic (PV) approach is the most competitive in areas with predominantly windy characteristics due to the greater number of hours of use at full load of the electrolyser apparatus, although the investment values (capex) for the two aforementioned renewable modes are respectively in a ratio of almost 3:1 (1000 dollars per kW for PV) and the fixed annual operating expenses (opex) in an even greater ratio (75 versus 23 dollars per kW). The study also includes the costs of electrolysers, with options for flexible management of the H2 produced, between storage or electric accumulation with batteries. However, the use of only offshore wind power in many locations may be the cheapest option, but the crucial point already discussed previously (https://thedailycases.com/transizione-energetica-a-proposito-di-hydrogen-parte -seconda-energy-transition-about-hydrogen-part-two/) is linked to the use made of ‘green’ hydrogen.

In Europe, the cheapest hydrogen from renewable sources can be produced in the United Kingdom and Norway, ironically two countries outside the European Union (EU) which is providing so much in terms of relative monetary incentives. Newfoundland and Labrador in Canada also emerge among the rich countries, where the speed of terrestrial wind exceeds 9.3 m/s some days a year (ref. Global Wind Atlas). Among developing countries, the least expensive territories overall – around 1.5 dollars per kg. – are found in southern Argentina and in a vast northern macro-region of China plus Tibet, therefore also a low-cost country in this sector. Secondly, we find good production areas between the Iberian Peninsula and Western Sahara, and in India (around or just over 2 dollars per kg); and still to follow Chile and Australia. Conversely, some inland regions of Namibia’s enormous solar resources are among the most expensive places in the world to produce renewable hydrogen, worth mentioning because here the EU has equally ironically promised €1 billion in public and private funding for In Europe, the cheapest hydrogen from renewable sources can be produced in the United Kingdom and Norway, ironically two countries outside the European Union (EU) which is providing so much in terms of relative monetary incentives. Newfoundland and Labrador in Canada also emerge among the rich countries, where the speed of the terrestrial wind exceeds 9.3 m/s some days a year (ref. Global Wind Atlas). Among developing countries, the least expensive territories overall – around 1.5 dollars per kg. – they are found in southern Argentina and in a vast northern macro-region of China plus Tibet, therefore also a low-cost country in this sector. Secondly, we find good production areas between the Iberian Peninsula and Western Sahara, and in India (around or just over 2 dollars per kg); and still to follow Chile and Australia. Conversely, some inland regions of Namibia’s enormous solar resources are among the most expensive places in the world to produce renewable hydrogen, worth mentioning because here the EU has equally ironically promised €1 billion in public and private funding for ‘green’ H2 (as well as for raw materials), also based on PV, i.e. a predominantly low-cost Chinese supply chain. A better transdisciplinary synergy in decision-making looks desirable.

Vade retro for ‘green’ hydrogen in the Russian Federation (and Japan) at costs above 4 dollars per kg, but the Russian regime is only partially interested in the H2 molecule. Better is the Cossack oxygen (H2O) from the coasts of the Azov and Black seas, and the black carbon (hydrocarbons) which last year brought the federal budget an all-time high of 11,590 billion rubles (130 billion dollars at the current exchange rate ). But attention: the sanctions are starting to work. Official sources speak of a 23% contraction this year, resulting in a budget deficit of 3 trillion rubles ($33 billion), 2% of GDP. Russia ranks first in the world in total methane emissions from oil & gas operations and however it’s not wars that fight climate change. Wars still stand as the major global issue actually worth a Conference of Parties (COP).

 

Marco Andreozzi, è Dottore in Ingegneria Meccanica, Economia/Amministrazione (Politecnico di Torino), tecnologo industriale e specialista del settore energetico, proviene da esperienze professionali in cinque multinazionali in Italia e paesi extra-europei, e come direttore generale; nomade digitale dal 2004, e sinologo, parla correttamente il mandarino.
Marco Andreozzi, is Doctor of mechanical engineering (polytechnic of Turin – Italy), industrial technologist and energy sector specialist, comes from professional experiences in five global corporates in Italy and extra-European countries, and as business leader; digital nomad since 2004, and China-hand, he is fluent in Mandarin.

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