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Arte & Cultura

Chopin nel cuore di Roma

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Tempo di lettura: 2 minuti

Fryderyk Chopin, il poeta del pianoforte, rivive sulle note del Maestro Marco Arcieri

di Angela Celesti

Ah, i pianisti! Ore e ore di studio, solfeggio, partiture musicali e soprattutto la corretta posizione delle mani, l’incessante incedere del metronomo e un numero incredibile di partiture musicali che fanno da sottofondo a Pachelbel, Grieg, Schubert, Vivaldi, Liszt… Poi l’incontro con i musicisti preferiti, che ti cambiano la vita. È il caso del Maestro Marco Arcieri, classe ‘64, alto, bello e talentuoso. L’ingegnere-pianista innamorato di Chopin,  dal Preludio in E minore (0p. 28 No 4)” al Notturno (Opera 9 No. 1 e 2)  il primo pezzo suonato da piccolo. Un amore quello per Fryderyk Chopin lungo una vita, basato sulle sue opere, senza volersi minimamente interfacciare con la sua biografia, troppo terrena per la sublime anima di Chopin, molto più intima e interessante.

Vi confesso che il maestro Marco Arcieri non l’avevo mai incontrato musicalmente se non da pochi mesi, quando la notizia del suo ritiro in un’Abbazia per approfondire  i suoi studi sull’artista polacco ha fatto il giro sul web e sui suoi canali social che narrano la sua fuga in solitaria, definita dallo stesso “necessaria”, un viaggio interiore che non smette mai di coesistere. Una mattina di un mercoledì di aprile, tutta la mia curiosità per il mondo chopiniano di Marco Arcieri si risolve per un serie fortuita di incontri e appuntamenti, un percorso che  inizia attraverso un antico cancello, su di una rampa di scale annaffiate dai petali di glicine della sua bellissima magione di stile ottocentesco nel cuore di Roma. Il Maestro Arcieri ci viene incontro con il suo consueto charme, per niente stucchevole e con  poche parole per far posto ad un sorriso felice di vederci. I passi felpati su un numero indefinito di tappeti, gli arredi di epoche passate ben tenuti e i luccicanti lampadari di cristallo ci conducono al primo pianoforte, uno Steinway & Sons, il più iconico dei pianoforti a coda che, confesso, mette più soggezione della splendida dimora. Ci ritroviamo spettatori di un piccolo concerto, non troppo improvvisato, una presentazione indiscussa della musica di Chopin eseguita dal maestro Arcieri, un’interpretazione unica e personale, nella dimensione intima tanto amata  dal grande maestro polacco. Il pianista Arcieri ci proietta al di là del tempo, con uno stile al pianoforte elegante e passionale che è in grado di condurci nell’essenza della musica di Chopin, regalandoci sensazioni ed emozioni e divenendo un tramite d’eccezione delle sue opere.

Un copione fantastico, l’incontro nella sua casa con decine di finestre e porte spalancate alla musica, con un gioco suggestivo di luci che rendono ancora più magica l’atmosfera. Non servono gli applausi, spiega il maestro, l’ultima nota di una composizione vibra nell’aria ancora per un po’, peccato smorzarla con un “inelegante battere di mani”.

La musica classica, così definita da sempre, ci appare un’arte del futuro e per il futuro, Chopin un musicista moderno che ci suggerisce, in questo mondo sconvolto da guerre, la bellezza della vita. Questi i primi pensieri mentre rincaso, attraversando le vie  della mia caotica città.

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