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Arte & Cultura

Che fine hanno fatto i ragazzi degli anni ’90? Ce lo racconta l’autrice Giorgia Sbuelz nel suo “Non è un Paese per rocker”

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Tempo di lettura: 4 minuti

Intervista a Giorgia Sbuelz autrice del libro “Non è un Paese per rocker”

Di Francesca Rossetti

Incontriamo Giorgia Sbuelz, autrice romana eclettica ed impegnata su più fronti. Salve Giorgia, riusciresti a presentarti in tre righe?

In tre righe ti direi che sono un’appassionata d’arte con il pallino della musica. Scrivo libri per vocazione e accompagno gli altri ad esprimere le proprie potenzialità come counselor. La mia ultima fatica s’intitola “Non è un Paese per Rocker” uscito con Resalio Produzioni.

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei. Scegli tre titoli di libri che ti stanno particolarmente a cuore e spiegaci il perché.

Partirei da “La grotta di cristallo” di Mary Stewart, forse il primo libro “vero” che ho letto da bambina. È un romanzo fantasy incentrato sulla gioventù di Merlino, da qui credo sia partito il mio amore per il ciclo arturiano e il fantasy in generale.

Aggiungerei “Se i gatti scomparissero dal mondo” del giapponese Kawamura Genki, che ho appena terminato di leggere. Un romanzo “pop” commovente, dal linguaggio immediato. Lo inserisco perché sono legata al Giappone a cui ho dedicato un libro (Nippon Shots, 2016)  e allo stesso tempo sono legata ai gatti. Ne ho ben quattro e, non contenta, accudisco diversi randagi.

Concluderei con “Il Grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald, il libro che ho letto di più, sia in lingua italiana che inglese. Un capolavoro che include il protagonista meglio riuscito della storia della letteratura. Jay Gatsby sta lì a testimoniarci quanto sia folle inseguire i propri sogni, ma noi, a dispetto di tutto e come lui, perseveriamo nella nostra impresa titanica: cercare un pugno di felicità in una società opprimente. Siamo tutti un po’ Gatsby, o almeno capita che io mi ci possa sentire.

Hai scritto un libro incentrato sul tema della musica. “Non è un paese per rocker” narra le vicende di cinque ragazzi degli anni ’90 e del loro sogno di sfondare come rock band. Nel libro è presente una vera e propria colonna sonora, con richiami ai successi dell’epoca o ai classici del rock. Anche qui ti chiedo di scegliere tre canzoni, le più rappresentative per te e di spiegarci perché.

Comincerei con “Cieli neri” dei Bluvertigo, un pezzo del 1998, proseguirei con “Estranged” dei Guns N’Roses 1991, concluderei con “Here comes the sun” dei The Beatles, 1969. In questo ordine: sono tre brani che meglio rappresentano il mio processo creativo, che parte essenzialmente da uno stato indefinito di pathos, passa per un processo di elaborazione ed estraniamento, per concludersi con la luce nuova di un atto creativo e liberatorio. Non sono i brani più belli dei gruppi che ho citato (tutti molto significativi per me) ma sono quelli che più fedelmente dipingono lo stato emotivo di una persona alle prese con un processo artistico.

Hai scelto due pezzi degli anni ’90 e uno del ’69. Pensi che i due decenni, gli anni ’60 e gli anni ’90, abbiano dei punti di contatto?

Penso di sì, almeno per quel che riguarda il fermento artistico e la centralità di ruolo dei giovani . Ovviamente posso parlare solo per impressioni ricevute, perché i racconti sugli anni ’60 sono di seconda mano, ma negli anni ’90 io c’ero e ho visto cosa succedeva, nel bene e nel male.

Sono stati entrambi decenni molto produttivi dal punto di vista musicale, con la nascita di nuove band che hanno dettato le mode delle masse. Se negli anni ’60 il mondo era in ansia per la guerra in Vietnam, negli anni ’90 lo era per quella in Iraq. Ugualmente le droghe hanno rappresentato il pericolo maggiore per una pletora di giovani che spesso ci lasciava la vita, però c’era molto associazionismo e fermento politico che negli anni ’90 culminò con la fine della Prima Repubblica. Insomma, i punti di contatto sono evidenti, la sorte dei giovani degli anni ’60 invece è stata diversa rispetto a quella toccata ai giovani degli anni ’90.  Qui sta la grossa discrepanza, e penso si averlo reso anche nel mio romanzo.

Spiegaci le differenze. Secondo te che fine hanno fatto i ragazzi degli anni ’90, che adulti sono diventati?

Credo che i Sessantottini si siano trasformati in quello contro cui lottavano: individui ben inseriti nel tessuto sociale, che hanno impartito direttive dalle comode poltrone comprate con lo stipendio buono di un lavoro sicuro, e così oggi si godono tranquillamente la pensione continuando ad avere voce in capitolo. Sono gli uomini e le donne che hanno messo al mondo i ragazzi degli anni ’90, quelli che si sono accontentati di ciò che era rimasto, stage e contrattini a progetto. Quelli che hanno rinunciato alle ambizioni per scontrarsi con i “le faremo sapere” e “ci serve giovane d’età, ma con anni di esperienza nel settore”. Il brutto è che lo stesso destino è toccato anche ai figli dei ragazzi degli anni ’90, con scenari ben più foschi e la conseguente fuga di cervelli. Quando dico “Non è un paese per rocker” in sostanza intendo questo. L’unica cosa che ci resta da fare è rimboccarsi le maniche e procedere, armarsi di pazienza e cultura e provare a cambiare le cose. Confido molto nel futuro.

Cosa consiglieresti ai ragazzi di oggi?

Di leggere, non esiste esercizio migliore per sviluppare capacità cognitive e spirito critico.

E ad un giovane autore cosa consiglieresti?

Ancora di leggere, tanto e più della media. Partire dai classici e spaziare, curiosare, entrare nelle librerie, acquistare i libri. Spesso mi ritrovo con persone che pretendono di voler scrivere senza aver sufficientemente letto. A queste persone dico solo che la differenza si sente. Per scrivere bisogna partire dalla lettura.

A questo proposito, dove possiamo trovare il tuo libro?

Nei prossimi mesi sarà di nuovo presentato a Roma, in seguito è in programma una piccola tournée. Nel frattempo si può trovare qui,  sul sito della Casa Editrice Resalio:

 https://www.resalioproduzioni.com/product-page/non-%C3%A8-un-paese-per-rocker

e su Amazon per la versione Kindle:

https://www.amazon.it/Non-paese-rocker-Giorgia-Sbuelz-ebook/dp/B099NL9DZX

 Salutiamo Giorgia Sbuelz, e ci uniamo al suo invito di leggere di più e più spesso! A tutti buone letture.

Photo Credit: Marta Coratella

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