Arte & Cultura
Attraverso lo sguardo. Osservazioni su un festival della cultura Pop

A Napoli si è svolta la XXV edizione di “Comicon 2025”, festival internazionale della cultura pop.
di Antonio Virgili – vicepresidente Lidu onlus
Scrutati ed etichettati in vario modo in gergo giornalistico (Millennials, Generazione Z, Generazione Alfa) e, talvolta, anche sociologico, nell’immaginario comune non sono percepiti in modo positivo: sono dipendenti dalle tecnologie, incapaci di dialogare, rinchiusi in nicchie e subculture come in riserve di pellerossa, rinunciatari. Ed anche, passivamente trascinati da contenuti mediatici prodotti da multinazionali e spesso estranei alle culture locali.
Eppure, le oltre 180.000 persone – quasi tutte giovani e giovanissime – che hanno affollato le quattro giornate del “Comicon 2025” a Napoli, nella XXV edizione di questo festival internazionale della cultura pop, hanno saputo trasmettere, a chi ha osservato con attenzione, una realtà variegata e motivata, ancora interessata alle interazioni sociali, in cerca forse di contenuti e modelli diversi rispetto a quelli parzialmente ricevuti dalle precedenti generazioni e in parte rifiutati. Persone desiderose di mostrarsi e di socializzare, sia pure a volte con modalità un poco ingenue, con passione, talvolta con timore o cautela, alcune probabilmente con aspirazioni di notorietà almeno sui social networks, se non sarà possibile nel mondo dello spettacolo, ma mettendosi comunque in gioco, in prima persona.
La mescolanza caotica di stili, tra cosplay, crossplay, genderbend, Manga giapponesi, e personaggi vari del fumetto e del cinema è la versione contemporanea e commerciale di uno spirito carnevalesco, trasgressivo, giocoso, provocatorio, sebbene oggi addomesticato e orientato dal marketing commerciale, dalle sponsorizzazioni, da mode create per fini speculativi. Interpretare, almeno qualche volta, una persona che non si è, staccandosi dalla propria identità sociale o culturale, rovesciandola, mostrando ciò che non si può mostrare in altri contesti, è un gioco-rituale molto antico. La forte prevalenza femminile di cosplay denota gioia di partecipare, ma anche desideri e voglia di sperimentare a vivere con modalità in parte diverse dai dettami convenzionali prevalenti.
É positivo che tanta parte della popolazione femminile, di variegata età, partecipi e possa esprimersi con libertà e condivisione, pur in una società contemporanea che tende a essere descritta come largamente retriva e fatalmente aggressiva verso donne e giovani. Ciascun periodo storico ha avuto modelli più o meno effimeri da imitare, che hanno spesso malamente cercato di coinvolgere e attirare le nuove generazioni. Alcuni dei modelli attuali sono sostanzialmente vuoti e schematici, con le nuove generazioni che cercano di esprimersi attraverso questi modelli consumistici, oscillanti tra aggressività, erotismo e irrazionalità fantastica. Modelli in parte criticabili, ma quali sono gli altri modelli presenti? Come è trattato e descritto il mondo giovanile da coloro che, addirittura con cariche pubbliche, detengono una quota di potere e hanno ruoli stabili e ben remunerati? Lo apostrofano, presuntuosamente e sbrigativamente, come di “bamboccioni” (Monti) e “choosy” (Fornero), per citare due dei casi più tristemente noti. Per non parlare del giovanilismo, che torna periodicamente a mostrarsi in fasce d’età sempre maggiori e con caratteristiche quasi ossessive. Conservatorismo e tradizionalismo non sono, d’altro canto, meno rituali e meno adusi ad abiti e costumi, sia pur di fattezze e stili chiaramente diversi. Analogamente accade per le codificazioni linguistico espressive.
Una lettura che si avvicini alla realtà dovrebbe passare allora attraverso gli sguardi e gli occhi delle persone che hanno affollato il festival, strumenti privilegiati non solo in relazione ai mezzi di comunicazione ma anche per cercare di accedere all’animo, allo spirito, alle emozioni dietro le maschere e i costumi. Traspare in questo modo tutta la variegata ricchezza di interrogativi, delusioni, speranze, certezze provvisorie, desideri, tristezza, gioia, stanchezza, provocazione. I riti si ripetono per loro natura intrinseca, maschere e costumi (in altri luoghi o tempi, le uniformi) vestono corpi a forte rischio di commercializzazione e sfruttamento, ma la socialità delle persone cerca sostegno reciproco in coppie, piccoli gruppi, amici o familiari, così come in comunità e culture minoritarie, in raggruppamenti per tipologia di tema o costume. O anche in solitudine, nel desiderio di affermare la propria presenza e individualità, in un mondo sempre più distratto e impegnato a correre per gestire affari e potere.