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Ambiente & Turismo

Abruzzo, la regione dei castelli: da Rocca Calascio a Ortona, le fortezze che raccontano la storia

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Un viaggio tra le architetture militari più suggestive dell’Abruzzo. Dai bastioni di montagna ai promontori sul mare, le rocche della regione sono testimoni silenziosi di epoche passate. E oggi tornano protagoniste di un turismo lento e consapevole.

di Laura Marà

L’Abruzzo non è solo mare e montagna. È anche, e forse soprattutto, una regione di castelli. Costruzioni in pietra che punteggiano l’intero territorio, dalle cime del Gran Sasso fino ai litorali dell’Adriatico e raccontano secoli di storia tra guerre, domini e terremoti. Se ne contano oltre 300, tra rocche, torri e fortezze. Alcune abbandonate, altre perfettamente conservate. Due in particolare offrono uno spaccato emblematico dell’identità abruzzese: Rocca Calascio, simbolo dell’entroterra montano, e il Castello Aragonese di Ortona, sentinella sul mare.

Rocca Calascio, la fortezza tra le nuvole

È considerata una delle rocche più alte d’Europa: 1.460 metri di altitudine, una vista che spazia sulle montagne del Gran Sasso e una struttura che sembra uscita da un film. Non a caso, Rocca Calascio è stata scelta come location per pellicole internazionali come Ladyhawke e Il nome della rosa.

La sua origine risale all’anno 1000 circa, come torre d’avvistamento. Nel XV secolo la struttura fu ampliata con torri angolari e mura in pietra bianca. Il suo ruolo militare era soprattutto strategico: nessuna battaglia rilevante è mai avvenuta qui. L’isolamento e la posizione impervia la resero di fatto inattaccabile. Dopo il terremoto del 1703 fu progressivamente abbandonata.

Oggi Rocca Calascio è una delle mete più fotografate d’Abruzzo. Il sito è accessibile a piedi dal borgo sottostante, e offre un’esperienza a metà tra l’escursione naturalistica e la visita culturale. Accanto alla rocca si trova la chiesa di Santa Maria della Pietà, risalente al XVII secolo, altro esempio di architettura d’altura perfettamente integrata con il paesaggio.

Ortona, dove la storia incontra il mare

Spostandosi sulla costa, il Castello Aragonese di Ortona rappresenta un altro volto dell’Abruzzo: quello legato al mare, ai traffici e alla difesa costiera. La struttura si affaccia sul porto cittadino, su un promontorio da cui un tempo si controllavano le rotte dell’Adriatico.

Costruito nel XV secolo dagli Aragonesi, il castello fu pensato per resistere agli attacchi via mare. Alcuni studiosi ipotizzano che sorga su un precedente impianto normanno o svevo. Le sue mura a scarpa e le torri quadrate mostrano chiaramente l’impronta militare dell’epoca.

Ma la storia di Ortona non si ferma al Medioevo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città fu teatro di una delle battaglie più cruente del fronte italiano: nel dicembre 1943, gli scontri tra le forze tedesche e gli alleati canadesi provocarono la distruzione di gran parte del centro storico. Anche il castello fu pesantemente danneggiato.

Oggi, dopo diversi restauri, la struttura è parzialmente visitabile e ospita eventi culturali e mostre. La posizione panoramica, affacciata sul mare, ne fa una delle attrazioni più suggestive della costa abruzzese.

Un patrimonio ancora poco valorizzato

I castelli d’Abruzzo non sono semplici attrazioni turistiche. Rappresentano un archivio a cielo aperto della storia italiana. Eppure, molti di essi versano ancora in condizioni di degrado o attendono piani di valorizzazione coerenti. Alcuni, come Civitella del Tronto o il Castello Piccolomini di Celano, sono inseriti in circuiti culturali consolidati. Altri, più remoti, restano fuori dalle rotte principali.

Negli ultimi anni, grazie al turismo escursionistico e al crescente interesse per i borghi storici, diverse amministrazioni locali hanno avviato progetti di recupero. Il potenziale però è ancora ampiamente sottoutilizzato.

Un’eredità di pietra

In un’epoca in cui si riscopre il valore del turismo lento e dei luoghi autentici, l’Abruzzo può contare su un patrimonio storico-architettonico unico nel panorama italiano. Le sue rocche, spesso incastonate in paesaggi incontaminati, offrono percorsi che uniscono natura, cultura e memoria. E che, silenziosamente, continuano a raccontare la storia.

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