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Successo dell’estrema destra in Spagna. Non accadeva dagli anni settanta

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Nel sud del Paese iberico boom di consensi per “Vox”, il partito anti-migranti che vuole abolire la legge contro la violenza domestica e rendere più restrittiva la legge sull’aborto.

di Vito Nicola Lacerenza

Domenica scorsa gli abitanti dell’Andalusia, regione meridionale spagnola, si sono recati a votare per scegliere i membri dell’Assemblea locale, l’equivalente del Consiglio  regionale italiano, eleggendo 12 rappresentanti di estrema destra candidati con “Vox”. Vox è un partito di estrema destra che fa della lotta all’immigrazione clandestina la sua proposta politica principale. Il risultato elettorale ha avuto forte risonanza in Spagna, dove, per oltre 40 anni, nessun politico di estrema destra ha mai fatto parte di un organo legislativo. Fino alla prima metà degli anni settanta del ‘900, la Spagna è stata governata dal dittatore Francisco Franco. Gran parte dell’opinione pubblica considera le ferite della dittatura ancora aperte e il successo dell’estrema destra in Andalusia è apparso come un evento inaspettato, soprattutto perché la regione è stata governata per 36 anni consecutivi dal Partito Socialista. Che, pur mantenendo la sua leadership nella regione, esce dall’ultima tornata elettorale fortemente indebolito, guadagnando solo 33 seggi in Assemblea. Molti di meno rispetto ai 47 ottenuti nel 2015. «Nonostante la vittoria, è un triste giorno per il Partito Socialista- ha detto la presidente dell’Andalusia Susana Diaz- Abbiamo perso terreno, ma la cosa peggiore è che l’estrema destra, un fenomeno che è comparso in tutta Europa, è arrivata anche qui».

L’Andalusia, affacciata sul Mediterraneo, è vicinissima alle coste del Marocco e, per tale ragione, è il principale punto d’approdo spagnolo per i richiedenti asilo provenienti dall’Africa. Il consistente flusso migratorio degli ultimi anni ha accresciuto il malcontento tra gli andalusi, molti dei quali hanno mostrato di gradire la dialettica xenofoba e ultraconservatrice di Vox. Che, oltre alla chiusura delle frontiere, ha promesso di abolire la legge contro la violenza domestica e  di rendere più restrittiva la norma sull’aborto, spesso associata ai governi di sinistra. Come quello attualmente in carica, presieduto dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. Quest’ultimo, salito al potere lo scorso giugno, rischia di non avere i numeri necessari in Parlamento per far approvare la nuova legge di bilancio. Sanchez si è detto pronto a indire elezione anticipate nel caso in cui la manovra economica venga bocciata. La dichiarazione del presidente del Consiglio spagnolo mostra come la crisi del Partito Socialista stia vivendo una crisi di portata nazionale. Molti osservatori ritengono che il crollo del partito di governo possa cedere all’estrema destra fette consistenti di elettorato. Basti pensare che l’Andalusia è la regione più popolosa della Spagna e l’ipotesi che possa trasformarsi in una roccaforte di “Vox” è tutt’altro che lontana.

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