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Politica

Sogni, incubi e realtà

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Governare un paese vuol dire assicurare ad ogni membro della popolazione gli stessi diritti e le stesse opportunità seconde le sue capacità individuali e che il colore della pelle o la propria religione non sia determinanti per il suo destino.

Di Gianni Pezzano

 

Per alcuni l’elezione di Donald Trump è stata la realizzazione di un sogno e per altri è stato l’inizio di un incubo. Questo è naturale perché l’arte della politica si basa su quello che ogni persona considera il mondo perfetto. Tommaso Moro sognò un posto tale e il titolo del suo libro ora fa parte del vocabolario internazionale: “Utopia”.

Perciò “Il Principe” di Machiavelli causò una tale costernazione che pastori protestanti inglesi consideravano il libro satanico e coniarono il nome “Old Nick” per descrivere il Diavolo.

Per la prima volta un autore mise su carta le realtà del potere nel Rinascimento italiano, il periodo più grande della creatività culturale della Storia. Machiavelli dice al lettore non solo come ottenere il potere , ma anche come mantenerlo. Il libro è veramente moderno perché lui ci dice che la misura dell’operato del Principe è se il suo popolo vive e ottiene il benessere in pace, perché il Principe era riuscito ad evitare le guerre di successione e prove simili.

Questa allora è la prova vera di una filosofia politica, quando chi che governa un paese capisce le realtà della propria popolazione.

Eppure c’è una filosofia politica senza alcuna base nella realtà. La “purezza razziale” non è mai esistita e quindi non potrebbe mai essere la base di qualsiasi forma stabile o democratica di governo e la Storia ci spiega i motivi.

L’Impero Romano è stato la prima superpotenza europea, durò oltre cinque secoli e copriva la maggiore parte dell’Europa, Nord Africa e una parte importante del Medioriente. Al contrario di quel che molti credono, il grosso delle sue legioni non era arruolato da quel che ora chiamiamo Italia.  Difatti, ogni legione aveva la sua zona di reclutamento individuale nei territori sparsi nell’impero, dalla Bretagna e Spagna al Medioriente incluso il Nord Africa, i Balcani, la Siria e la Gallia.

Alla fine del servizio ogni legione aveva la propria colonia militare popolata da legionari congedati che potevano essere richiamati in servizio in caso di necessità. Due di queste diventarono Colchester in Inghilterra e Colonia in Germania, che presero i nomi dalla parola latina “coloniam”. Per oltre quattro secoli  queste legioni viaggiarono in tutto l’impero lasciando tracce del loro DNA in ogni territorio che controllavano.

 Possiamo dire altrettanto dell’occupazione musulmana secolare della Spagna, la Sicilia e i Balcani. Gli eserciti musulmani arrivarono fino a Poitiers in Francia e due volte le mura di Vienna furono il teatro di assedi epici che bloccarono le avanzate musulmane in Europa. Considerando anche l’occupazione secolare dei Turchi della Grecia e Balcani è impossibile immaginare qualsiasi famiglia nei Balcani senza alcuna traccia del DNA della forza occupante.

Nel corso della Storia questi scenari si sono ripetuti innumerevolmente e non soltanto in Europa. Ogni continente è stato soggetto a periodi di movimenti di massa a causa di disastri naturali e di guerre. Anche il Colonialismo ha lasciato il suo segno non solo nelle popolazioni indigene ma anche all’interno dei paesi dei colonizzatori con coloro che sono nati dalla parte “sbagliata” del letto.

Come possiamo guardare questi millenni di Storia e anche soltanto immaginare che la “purezza razziale” sia possibile in qualsiasi forma nel terzo millennio? Questa è la realtà che i suprematisti bianchi volontariamente trascurano.

La base della politica moderna deve essere la realtà e chi entra in politica lo fa per migliorare il suo paese, poiché vede cose da cambiare e utilizza le esperienze personali per migliorare il paese. Alcuni, come Donald Trump e Silvio Berlusconi vedono la politica come il modo per ridurre le norme che considerano un impedimento alle loro imprese commerciali. Gli ex soldati entrano in politica perché sentono l’obbligo di utilizzare le loro esperienze per evitare gli sbagli politici che hanno causato la morte dei compagni in armi in battaglia.

Naturalmente alcuni entrano in politica per motivi ben nascosti, ma in generale l’intenzione originale del nuovo e spesso ingenuo politico è di realizzare i propri sogni.

Inoltre spesso dimentichiamo quanto e con quale velocità cambiano i paesi. Basta vedere i film degli anni ‘30 del ‘900 e paragonarli con quelli moderni per vedere i cambi enormi di lingua e di usanze della popolazione generale in un periodo storicamente brevissimo

Questa è la realtà che i suprematisti bianchi non capiscono o rifiutano di accettare. Predicano che il loro stile di vita dovrebbe essere eterno, immutabile e “puro etnicamente”. Sono scopi impossibili e lo saranno sempre perché le loro ambizioni sono totalmente estranee alla realtà dell’immigrazione.

Non è un fatto di “destra” o di “sinistra”, oppure dei “buonisti” contro i “razzisti”, è molto più complesso e fondamentale. In effetti, questa è la vera contestazione alla politica di molti paesi che stanno diventando sempre più multietnici, iniziando dagli Stati Uniti.

La lotta vera non è di assicurare un paese “puro” etnicamente. Gli Stati Uniti, per darne l’esempio più lampante di oggigiorno, contengono grandi differenze etniche e culturali e vale altrettanto per l’Europa e tutti i paesi avanzati. La sfida vera è di assicurare che ogni membro della popolazione abbia gli stessi diritti e le stesse opportunità seconde le sue capacità individuali e che il colore della pelle o la propria religione non sia determinanti per il suo destino.

Questi cambi e di accoglienza non devono essere impediti da minoranze spesso violente come vediamo ora negli Stati Uniti e sempre più spesso anche in Europa e altri paesi.

I cambiamenti possono venire soltanto sotto la guida di tutti i maggiori partiti politici, perché una società libera e pacifica può e deve essere raggiungibile e condivisa dalla stragrande maggioranza del paese. Questa è la battaglia fondamentale che ogni democrazia che ora affronta il fenomeno dell’immigrazione che di nuovo mischia le carte in gioco.

La supremazia bianca è la sfida più grande di Donald Trump e dell’intero sistema politico americano che ora sono il centro d’attenzione di tutto il mondo. Prima di tutto dagli alleati che spesso hanno designato il loro sistema politico sul modello americano, ma anche di più dai suoi avversari che cercano ogni motivo per screditare il paese che considerano il vero nemico del mondo.

Sei mesi sono troppo pochi per dare un giudizio alla presidenza di Trump e non sappiamo ancora quante altre sfide dovrà affrontare ma una cosa è certa, la questione della supremazia razziale è quella che lo seguirà non solo per tutto il tempo che sarà alla Casa Bianca, ma soprattutto nei libri di Storia del futuro. Sarà capace di superare questa prova?

Dobbiamo anche dire di più, saranno capaci anche gli altri capi di governi con problemi simili, compresi i paesi europei di capire e di superare la politica della irrealtà?

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