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Siria, archeologia contro la guerra

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In mostra nella città curda di Amouda i tesori riscoperti dalle missioni italiane. Trent’anni di scavi per riportare alla luce la città di Urkesh, fondata nel 4000 a.C.

urkeshRoma, 28 febbraio – La memoria del passato più remoto come orgogliosa affermazione della propria identità culturale: è un gesto forte e coraggioso quello che vede l’Associazione Culturale Subartu e il Progetto Archeologico Tell Mozan /Urkesh allestire una mostra documentale dedicata ai fasti della civiltà hurrita ad Amouda, città del nord-est della Siria minacciata dalla vicinanza delle milizie dell’ISIS. L’esposizione presenta l’esito di trent’anni di attività di ricerca e scavo sul campo condotti dagli studiosi italiani coordinati da Giorgio Buccellati e dalla moglie Marilyn Kelly-Buccellati; le campagne, avviate nel 1984, hanno permesso di riportare alla luce nella località di Tell Mozan l’antichissima città-stato di Urkesh, fondata attorno al IV millennio a.C., centro tra i più importanti della civiltà hurrita. Accurati pannelli e decine di fotografie che illustrano l’evoluzione degli scavi, con la scoperta dell’antica cinta muraria della città, del suo tempio principale, delle diverse necropoli e fortificazioni: la mostra racconta l’esito di un’avventura straordinaria, restituendo frammenti di Storia sepolti dalla polvere del tempo. Là nel centro culturale della città di Amouda, a pochissima distanza dal triplice confine che separa la Siria da Iraq e Turchia; in pieno territorio curdo, a poche centinaia di chilometri dai distretti di Ar-Raqqah e Sinjar, caduti sotto l’influenza dell’ISIS. A meno di trecento chilometri da Kobane. Dista pochi chilometri dalla moderna Amouda la collina (tell in lingua locale) di Mozan: le sue pendici portano traccia della cinta muraria esterna che delimitava l’antica città, sulla sua sommità affiorano i resti di una mastodontica terrazza, probabilmente usata per riti pubblici, e quelli del palazzo reale attribuito al re Tupkish (vissuto attorno al 2250 a.C.). Le diciassette diverse campagne di scavo condotte da Buccellati nel corso degli anni hanno permesso, grazie al ricorso a tecnologie considerate tra le più sofisticate applicate all’ambito dell’archeologia, l’individuazione di diverse aree residenziali e più necropoli, distribuite su un’area che copre complessivamente oltre 130 ettari. La Storia ha sempre tracciato rotte imprevedibili attorno ad Urkesh. Quella composta da Giorgio e Mary Buccellati, uniti nella vita e sul lavoro, non è infatti la prima coppia a scavare nei dintorni di Amouda: è il 1934 quando una prima spedizione archeologica, in cerca di insediamenti romani, si imbatte nel sito di Tell Mozan. A guidarla è il britannico Max Mallowan, accompagnato dalla moglie Agatha Christie, che proprio nel corso di questi viaggi maturerà la conoscenza del Medio Oriente e del Sahel che le sarà indispensabile per scrivere successi come Poirot sul NiloAssassinio sull’Orient-Express Non c’è più scampo. La missione guidata da Mallowan abbandonerà presto Tell Mozan lavorando con più successo, sessanta chilometri più a sud, sul sito di Tell Brak.

 

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