Diritti umani
Secondo l’UNHCR e l’OIM è necessario cambiare l’approccio internazionale nei confronti di rifugiati e migranti in Libia

Il 3 luglio scorso, oltre 50 rifugiati e migranti hanno perso la vita in seguito all’attacco aereo contro il Centro di detenzione di Tajoura, a est di Tripoli, in Libia.
di Michele Marzulli
il 10 luglio 2019, il centro di detenzione di Tajoura è stato chiuso e circa 400 persone sopravvissute agli attacchi sono state trasferite al Centro di Raccolta e Partenza dell’UNHCR. Tuttavia, molti altri rifugiati e migranti permangono in stato di detenzione altrove in Libia, in luoghi in cui le sofferenze e il rischio di violazioni dei diritti umani continuano. È essenziale adottare un processo di rilascio sicuro e coordinato per tutti i detenuti, e comunicare le informazioni necessarie sull’assistenza disponibile.
Secondo UNHCR e OIM è necessario garantire maggiore assistenza per i circa i 50.000 rifugiati e richiedenti asilo registrati e per i circa 800.000 migranti che vivono attualmente in altre aree della Libia, affinché le loro condizioni di vita migliorino, i diritti umani siano protetti, e un numero minore di persone cada nelle reti del traffico e della tratta di esseri umani. Bisogna, infatti, impedire che le persone soccorse nel Mediterraneo siano fatte sbarcare in Libia, Paese che non può essere considerato porto sicuro. In passato, le imbarcazioni degli Stati europei che conducevano operazioni di ricerca e soccorso hanno salvato migliaia di vite, grazie anche alla possibilità di effettuare sbarchi in porti sicuri. Esse dovrebbero poter riprendere a svolgere questo compito vitale e si dovrebbe istituire con urgenza un meccanismo di sbarco temporaneo che consenta una condivisione di responsabilità a livello europeo. Le navi delle ONG hanno svolto un ruolo analogamente fondamentale nel Mediterraneo e non devono essere penalizzate per il soccorso di vite in mare. Alle imbarcazioni commerciali non deve essere chiesto di ricondurre in Libia i passeggeri soccorsi.
Qualunque forma di assistenza e responsabilità dovrebbero essere delegate agli organismi libici competenti solo a patto che nessuno possa essere detenuto arbitrariamente dopo essere stato soccorso e che le garanzie inerenti agli standard sui diritti umani siano rispettate. Senza tali garanzie, si dovrebbe interrompere qualunque forma di sostegno.
Non è ammissibile che accada un’altra tragedia come quella accaduta a Tajoura. La protezione di vite umane deve rappresentare la priorità assoluta.