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Diritti umani

La Cei indirizza l’8xmille a favore del Messico

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8xmille Chiesa cattolica: il “Centro Prodh” di Città del Messico, il collegio San Luigi di Orizaba e il progetto Fomento, nella Sierra Madre Orientale, sono le opere messicane al centro della campagna di comunicazione della Cei.

La campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza Episcopale Italiana ha l’obiettivo di ricordare il valore della partecipazione. Una nuova strategia e un nuovo format illustrano, sempre con concretezza ed efficacia, ciò che rende migliore l’Italia. Raccontano l’orgoglio di far parte del “Paese dei progetti realizzati”, divenuti realtà grazie all’impegno di milioni di volontari, migliaia di sacerdoti e suore.

Un Paese da scoprire sul sito www.8xmille.it della Conferenza Episcopale Italiana. 15 i progetti al centro della nuova campagna, scelti tra le migliaia sostenuti in questi anni attraverso le tre direttrici fondamentali di spesa: culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia e nel Terzo mondo.

Con l’8xmille la Chiesa cattolica sostiene molte opere all’estero, in paesi dove si avverte l’urgenza di intervenire a fronte di insicurezza, povertà, disuguaglianze crescenti, difesa dei diritti umani. Come in Messico, dove, a Città del Messico, le firme si traducono in aiuto dei più deboli in un paese dove, negli ultimi dieci anni, si è registrato un forte tasso di vittime di violenza, sparizioni forzate, esecuzioni arbitrarie e femminicidi.

C’è un colibrì che spicca il volo nel logo del Centro diritti umani “Miguel Agustín Pro Juárez” (Prodh), fondato dai gesuiti nel 1988. Perché è fragile e indomabile la speranza di famiglie che cercano figli scomparsi, e non hanno che l’aiuto della Chiesa per rompere il silenzio contro impunità, corruzione e arresti. In 30 anni di attività il Centro, sostenuto dalla Chiesa cattolica di diversi Paesi, oltre che dalla Cei con 77 mila euro, è diventato un punto di riferimento per tanti. Grazie ad una rete di 33 volontari, tra cui figurano molti avvocati, e 600 difensori tante vittime di abusi, soprattutto donne e comunità indigene, hanno ottenuto giustizia e ritrovato la libertà.

 “Li accompagneremo finché la dignità diventerà un costume sociale” spiegano gli avvocati che patrocinano gratuitamente e i volontari che formano i cittadini per cambiare istituzioni e mentalità. Dove il muro di gomma giudiziario rinuncia a districare gli interessi di politici, militari e narcos, i casi vengono portati anche all’Onu. Come quello delle ‘donne di Atenco’, 47 fioraie sottoposte a torture sessuali nel 2006. Solo il ricorso ad un organismo internazionale ha sancito che le vittime dicevano la verità.

Dalla difesa dei diritti degli adulti a quelli dei bambini. A sud est di Città del Messico, nello Stato di Veracruz, a Orizaba, il collegio San Luiz Gonzaga è un’istituzione che, dal 1905, istruisce i più poveri e dà accoglienza, protezione e futuro alle bambine bisognose o vittime di violenza domestica. Grazie all’impegno delle suore Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei Poveri, il cui carisma è l’insegnamento come prima misericordia, ogni anno decine di bambine, provenienti dalle campagne e dalle zone rurali, vengono salvate da contesti familiari difficili ed accolte con vitto e alloggio nella scuola. Sono 244 gli alunni distribuiti tra l’asilo, scuola primaria e secondaria; 120 bambine sono ospitate in una casa‐famiglia, affidata alle suore, e di queste 43 ricevono una borsa di studio per estrema povertà.

Le nostre firme potranno offrire riparo ad altre scolare, basti pensare che con soli 23 mila euro sarà possibile ampliare il dormitorio. Una goccia in un mare in tempesta: il Messico è tra i primi Paesi al mondo per violenze e sfruttamento dei minori. Il 62% ha subito maltrattamenti o abusi, in famiglia o da reti criminali. Gli under 17 sono 40 milioni, per metà poveri, senza cibo e medicine.

L’8xmille alla Chiesa cattolica arriva anche a Huayacocotla, al nord dello stato di Veracruz, nella Sierra Madre Orientale, dove il sostegno alle comunità indigene passa attraverso una Radio e un progetto di sviluppo agricolo. In onda il Vangelo, la difesa della terra e della salute. Oltre 1.300 villaggi e 140 municipi sono uniti da Radio Huaya, l’emittente comunitaria più antica del Messico. Bandiera di un piano di sviluppo dei gesuiti, che va dalla formazione agricola ai dispensari di villaggio, al rafforzamento delle comunità indigene. I microfoni furono accesi 54 anni fa, il giorno dell’Assunta, dai carmelitani per fare catechismo e scuola radiofonica a distanza sulle montagne, tra i contadini ad alto tasso di povertà ed emarginazione. Dal 1973 i gesuiti ampliarono il piano educativo che trasmette da Huayacocotla, a 2.200 metri di altitudine, in 4 lingue: spagnolo, nahuatl (l’idioma in cui parlò anche la Madonna di Guadalupe quando apparve a Juan Diego nel 1531), otomì e tepehuas. “Prima della radio tanti problemi sembravano irrisolvibili” dicono i capi villaggio. “È la loro voce” aggiunge padre Eugenio Gòmez: tradizioni, musica, medicina, notiziari. Oggi dedicati anche al fracking per estrarre idrocarburi nella regione, che ha effetti anche sulla contaminazione di acque, campi e sul rischio sismico nei territori ancestrali.

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