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Primo maggio 2018 a Cuba,la speranza del cambiamento

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L’ultimo baluardo comunista celebra la prima festa dei lavoratori senza Fidel. Colossali i festeggiamenti

 

Di Vito Nicola Lacerenza

 

“Forza poveri del mondo! In piedi gli schiavi senza pane! Liberiamo l’operaio dalle pastoie che l’opprimono e mettiamo in fuga l’impero borghese!”. Così recita l’inno de “l’Internazionale comunista”. Il motivo è cantato e musicato anche in versione latinoamericana e a Cuba si ascolta ogni primo maggio. Dall’isola i “borghesi”capitalisti mancano da più di mezzo secolo. Da quando Fidel Castro è salito al potere, con la sua  Revolución, da cui prende il nome l’enorme piazza al centro di L’Avana, la capitale del Paese caraibico, dove migliaia di cubani si sono radunati per assistere alla celebrazione della prima festa dei lavoratori senza Fidel; il “padre della rivoluzione”, recentemente scomparso, che ha lasciato orfani “i figli della patria”; ancora “poveri”, come nella canzone, ma non “schiavi”.

Con entusiastico patriottismo, misto al consueto calore latino, i manifestanti hanno accolto il loro nuovo presidente, Miguel Díaz-Canel, sbarbato e in abiti civili. Niente a che vedere col “classico look” del guerrigliero cubano, barbuto e in divisa militare. Ma non fa niente. A ricordare al popolo che il regime è tutt’altro che finito e che “la rivoluzione continua” è bastata la presenza dell’ex presidente cubano, l’ 86enne Raúl Castro, fratello di Fidel e ultimo  ex combattente rivoluzionario al potere, per il momento al fianco del nuovo leader cubano, Díaz-Canel. Il primo presidente ‘esterno’ alla dinastia Castro.

Lui è l’ “estraneo”, per così dire, che ha spinto molti a chiedersi se nell’isola non sia arrivato, dopo sessant’anni di dittatura comunista, l’ “uomo del cambiamento”. Lo dirà il tempo. Oggi a Cuba si festeggia, si balla e si canta sotto uno splendente sole caraibico. Le speculazioni politiche sono rimandate a domani.

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