Mondo
Attentati dell’ISIS nello stesso giorno seminano morti in Afganistan

Nella capitale Kabul presa di mira la stampa: nove giornalisti morti in un attentato.
di Vito Nicola Lacerenza
L’Afghanistan non è nuova agli attacchi terroristici, ma l’ultimo attentato avvenuto nella capitale, Kabul, ha colpito non solo l’opinione pubblica internazionale, ma anche coloro che la informano, i giornalisti. Nove di loro sono morti dopo essere accorsi sul luogo dell’esplosione di una “motobomba”guidata da un kamikaze, avvenuta nel centralissimo quartiere di Shah Darak, dove si trovano le sedi dei servizi segreti e del ministero della difesa afgani, una base NATO e l’ambasciata americana. I giornalisti, sono giunti sul posto quando l’enorme polverone, provocato dalla detonazione, era ancora ben visibile. Non hanno neppure fatto in tempo a documentarsi di cosa fosse accaduto o effettuare le prime riprese, che un altro kamikaze, travestito da giornalista con al collo il badge “PRESS”, si è fatto saltare in aria azionando una bomba che aveva nel cinturone.
Pesante il bilancio: 29 morti e circa 60 feriti, alcuni dei quali gravi. Tra i morti figurano 9 giornalisti appartenenti a testate giornalistiche e televisive di ogni parte del mondo: Shah Marai, famoso fotoreporter della TV francese Associated France Press, divenuto celebre per le immagini riprese nel corso degli ultimi 15 anni di conflitto in Afganistan, il quale lascia la moglie e 6 figli di cui l’ultimo appena nato; Yar Mohammad Tokhi, 54enne, inviato della Tolone News prossimo a sposarsi; Abdullah Hanazi, 28enne, reporter della Radio Free Europe, sposato da soli 7 mesi. Il giovane è morto insieme ad altri due colleghi che erano con lui, in mezzo alla distesa dei feriti. Otre ai giornalisti, alcuni dei quali lavoravano per TV locali, sono morti 4 poliziotti, accorsi sul luogo dell’attentato. Le autorità afgane hanno contato, dall’inizio del 2018, 210 esplosioni avvenute in spazi pubblici.
L’ultimo attacco, a Kabul, è stato rivendicato dall’ISIS, ma non tutti gli attentati sono attribuibili o rivendicati dall’ISIS. Mentre nella capitale Afgana si consumava la violenza del sedicente Stato islamico, nel sud del Paese, nella città di Kandahar, un’autobomba parcheggiata vicino una moschea è esplosa, uccidendo 11 bambini e ferendo 13 persone. Le autorità afgane cercano di far luce sull’autore dell’attentato, che non si esclude possa essere stato compiuto dai talebani, ancora attivi in ampie aree del territorio. Avvolto nel mistero resta l’omicidio del giornalista 29enne Ahmad Shah, reporter della BBC, raggiunto da alcuni colpi d’arma da fuoco, mentre si trovava nella provincia afgana di Khost. L’omicidio è avvenuto lo stesso giorno in cui hanno perso la vita i sui 9 colleghi a Kabul e gli 11 bambini di Kandahar. Sono le ultime vittime di un caos che domina in Afganistan da più di dieci anni e che mettono in serio pericolo le elezioni presidenziali previste a settembre. Le stragi di pochi giorni fa hanno mostrato, ancora una volta, come il governo non sia ancora in grado di esercitare un reale controllo sul territorio e garantire la sicurezza indispensabile.