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Arte & Cultura

#OperaUnesco. Pecoraro Scanio: “Opera lirica deve essere Patrimonio dell’Umanità Unesco”

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È la prima vittoria della campagna culturale #OperaUnesco lanciata dall’ex ministro della Repubblica Alfonso Pecoraro Scanio

L’Italia candida l’Opera lirica nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. È la prima vittoria della campagna culturale #OperaUnesco lanciata dall’ex ministro della Repubblica Alfonso Pecoraro Scanio al Napoli Pizza Village 2018, con una petizione che su Change.org e tramite la raccolta di sottoscrizioni in cartaceo ha già superato le 23.000 adesioni anche con il sostegno di Jimmy Ghione e Striscia la Notizia.

Pecoraro Scanio esprime la propria soddisfazione e rilancia anche sul caffè: “Da anni si attendeva la candidatura dell’Opera lirica italiana e del Belcanto per il riconoscimento Unesco. Già quando candidammo #pizzaUnesco dichiarammo che avremmo aspettato un turno solo di fronte a questo mito della cultura italiana e appena vinto sull’Arte dei pizzaiuoli napoletani rilanciammo l’appello #OperaUnesco. Ora occorre fare cerchio comune, vincere uniti a livello mondiale e il prossimo anno proporre il rito del caffè italiano, la cui candidatura è stata oggi apprezzata dalla Commissione”.

Il consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha infatti deciso di presentare ufficialmente a Parigi la candidatura l’Arte italiana dell’Opera lirica ad entrare, a partire dal 2023, nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità riconosciuto e tutelato dall’Unesco.

​ La petizione e la campagna culturale #OperaUnesco ripartono con ancora più forza per ottenere l’approvazione della candidatura italiana da parte dell’Unesco. Si può continuare a firmare: change.org/OperaUnesco.

“Un sentito grazie alla sottosegretaria Borgonzoni per l’impegno mantenuto. Aderì già nel 2018 e oggi ha seguito l’iter” conclude Pecoraro Scanio

“È un riconoscimento dovuto a un’eccellenza del Paese che ha fatto conoscere in tutto il mondo la nostra lingua e il nostro patrimonio storico. Un settore che poi è stato duramente colpito dalla pandemia: ripartiamo da qui, dai teatri, dalle accademie e dai conservatori – spiega la sottosegretaria alla Cultura, Lucia Borgonzoni – Per i professionisti e gli operatori del settore, per tutti gli appassionati di musica e delle arti dello spettacolo, per l’Italia intera oggi è una giornata tanto importante quanto attesa”.

Sono 30mila i professionisti in ambito di musica lirica, che hanno pagato un prezzo altissimo durante la pandemia. Eppure la nostra musica lirica è famosa in tutto il mondo ed addirittura è da sempre veicolo privilegiato della lingua italiana. L’italiano infatti è considerato “la lingua della musica”, perché il Belcanto e l’Opera Lirica sono nati in Italia e sono parte integrante del patrimonio culturale immateriale del Belpaese. Molti gli studenti stranieri che frequentano i conservatori di musica italiani riconoscendo l’Italia proprio come patria del Belcanto. Ed ancora, le Fondazioni liriche italiane sono le più richieste al mondo per mettere in scena le opere liriche e sono italiani i più importanti compositori d’opera, librettisti e anche molti illustri autori non italiani hanno usato la lingua del Belpaese per le loro composizioni. Come anche tutti i più noti cantanti lirici conoscono l’italiano, non solo le arie più famose, ma anche canzoni popolari come ‘O Sole mio che sono eseguite in tutti i repertori del mondo da un lato del globo a quello opposto.

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