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Attualità

L’ondata nazionalista travolge i governi pro Unione Europea

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Mentre aumentano le tensioni tra Roma e Bruxelles, i neonazisti guadagnano terreno in Germania. In Francia Macron perde consensi. L’estrema destra minaccia l’esistenza dell’UE

di Vito Nicola Lacerenza

Il recente faccia a faccia avvenuto tra il Ministro dell’Interno Salvini e il premier ungherese Victor Obran ha messo in luce quello che oggi molti osservatori definiscono “il nuovo bipolarismo politico” dei Paesi UE: l’opposizione tra europeisti e nazionalisti. I primi sono a favore di un’Europa unita con frontiere aperte e un’economia globale, gli altri mettono al centro gli interessi economici nazionali e promuovono una politica migratoria restrittiva.

Durante l’incontro tra Salvini e Obran, il presidente francese Emmanuel Macron, ritenuto “responsabile dell’ondata migratoria che ha colpito l’Europa” negli ultimi anni. «Se Salvini e Obran hanno voluto vedere nella mia persona il loro oppositore principale, hanno ragione- ha detto Macron- Si sta creando un’opposizione forte tra nazionalisti e europeisti». Questi ultimi sono sempre più in difficoltà a cominciare dallo stesso Macron, che in Francia ha registrato un pesante calo dei consensi. Anche la sua principale alleata in Europa, la cancelliera tedesca Angela Merkel, vede la sua leadership messa in discussione da una coalizione di governo variegata e instabile. Ma la sfida più grande per Angela Merkel arriva dall’opposizione, il partito di estrema destra AfD, divenuto il secondo schieramento politico in Germania.

Il consenso di AfD cresce mese dopo mese e così anche le pressioni esercitate sul governo. Basti pensare che ultimamente Angela Merkel ha annunciato un inasprimento della politica migratoria, promettendo maggiori espulsioni di immigrati irregolari. Eppure, appena tre anni fa, era stata proprio la Merkel ad “aprire le porte della Germania” ad un milione di profughi siriani in fuga. Una decisione che oggi la cancelliera tedesca definisce come “un’eccezione umanitaria da non ripetere”. Anche se indebolito il fronte europeista continua a reggere, sebbene l’aggravarsi dell’emergenza migratoria e la ripresa economica troppo lenta portino acqua al mulino dei partiti nazionalisti, alcuni dei quali al governo di alcuni Paesi UE.

Il premier ungherese  Victor Orban è al suo terzo mandato e la sua popolarità è in crescita. Per Orban è fondamentale evitare il rischio che gli immigrati mischino le loro etnie con quella della popolazione ospitante, “creando un’Europa con una popolazione mista e senza identità”. Dello stesso avviso è anche il premier nazionalista polacco, Andrzej Duda, noto per aver modificato la Costituzione in maniera tale da poter controllare la magistratura, nominando e licenziando i giudici. Questi leader “sovranisti”, costruiscono gran parte del  loro consenso facendo leva sul sentimento anti-islamico diffuso dopo gli attentati dell’ISIS. Il primo ministro austriaco, di estrema destra, Sebastian Kurtz ha raggiunto la presidenza promettendo al popolo “frontiere sicure” e protezione dalle minacce esterne, spesso identificate nei profughi di religione musulmana, in mezzo ai quali, secondo fonti dell’intelligence, potrebbero nascondersi ex militanti dell’ISIS o trafficanti di esseri umani.

Cavalcando la paura nutrita dalla gente per un pericolo reale, il premier austriaco Sebastian Kurtz è riuscito a far approvare norme che, secondo alcuni osservatori, rasentano la xenofobia. Come la legge che vieta alle bambine di età inferiore ai 10 anni di indossare il velo a scuola; oppure il provvedimento che consente alla polizia di sequestrare i cellulari ai migranti. A seguire l’esempio austriaco, seppur in modo più “moderato”, ci sono la Slovenia, la Repubblica Ceca, e la Danimarca, Paesi guidati da leader sovranisti e anti- immigrati.

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