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Olio di palma: tanto caos e paura, ma perché?

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Tempo di lettura: 4 minuti

Quando è nato il caos sull’olio di palma? Perché dall’oggi al domani è diventato un ingrediente da evitare come se fosse una malattia mortale?

di Rossella Rizzuto

Ricordate il periodo in cui i programmi televisivi e le pubblicità non facevano altro che parlare dell’olio di palma?

Quando semplicemente andare al supermercato ti faceva venire l’ansia, soprattutto nel momento in cui dovevi comprare i tuoi adorati biscotti e non sapevi se contenevano o meno l’olio di palma?

Tutti avranno sicuramente parlato o avranno sentito parlare di questo ingrediente. D’altronde basta andare a fare la spesa per rendersi conto di come l’olio di palma ha radicalmente invaso le nostre vite.

Biscotti, crackers e tanti altri prodotti da forno dolci e salati sono accomunati dalla stessa scritta, gigante, sulla parte frontale della confezione: SENZA OLIO DI PALMA.

 

Quando è nato il caos sull’olio di palma e perché dall’oggi al domani è diventato un ingrediente da evitare come se fosse una malattia mortale?

Grazie al Regolamento UE n° 1169/2011 è possibile consultare nell’etichetta alimentare gli ingredienti presenti e, nel caso di grassi ne viene specificata la tipologia.

Precedentemente le aziende produttrici erano obbligate ad inserire soltanto la scritta “grassi vegetali”, oggi è necessario indicare il tipo di olio/grasso utilizzato nella realizzazione di quel prodotto.

Ecco da quando l’olio di palma ha fatto il suo ingresso in scena.

Il grande caos si è manifestato successivamente, quando ci si è resi conto che molti dei prodotti che usiamo quotidianamente sono fatti con l’olio di palma.

Ciò ha scatenato polemiche, studi, dibattiti su chi lo dichiara come un ingrediente cancerogeno e assolutamente da evitare e chi cerca di dimostrare come sia un prodotto come un altro da consumare in maniera equilibrata.

 

Perché è così diffuso l’utilizzo dell’olio di palma? 

L’olio di palma è un grasso vegetale originario del continente africano e successivamente diffuso in quello americano e nel sud-est asiatico.

Viene estratto dalla pianta Elaesis guineensisprecisamente dai suoi frutti viene ricavato l’olio di palma grezzo, mentre dai suoi semi l’olio di palmisto.

La scelta dell’olio di palma nella produzione di cibi confezionati su scala mondiale è dovuta ad una serie di caratteristiche:

  • è semi-solido a temperatura ambiente
  • è insapore
  • è economico

E’ l’ingrediente utilizzato anche per la formulazione di cosmetici, detergenti e per la produzione di biodiesel.

 

Il dibattito sull’olio di palma nasce dalla sua composizione

Quando un ingrediente fa “male alla salute” il motivo va ricercato nella sua composizione, poiché sarà caratterizzato da molecole che, una volta ingerite, interagiranno in maniera negativa con il nostro organismo.

L’olio di palma è composto da circa il 50% di grassi saturi (la cui presenza determina la consistenza semi-solida a temperatura ambiente) e il restante 50% è dato da acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi. Oltre agli acidi grassi presenta una percentuale importante di vitamina E e di carotenoidi e, quest’ultimi contribuiscono alla colorazione dell’olio,  tendente al rosso.

Ebbene si, la colpa è proprio degli acidi grassi saturi. L’olio di palma è l’unico grasso di origine vegetale a presentare questa percentuale molto alta, lo si può paragonare solo al burro.

Prima di essere utilizzato dalle grandi industrie l’olio di palma appena estratto subisce una serie di trasformazioni.

Il primo passaggio è il frazionamento¹ da cui derivano:

  • palm-oleina, liquida a temperatura ambiente;
  • palm-stearina, solida a temperatura ambiente;

Una volta estratta la palm-oleina è ulteriormente trasformata grazie ad un processo di inter-esterificazione², al fine di raggiungere una consistenza solida.

In altre parole, l’olio di palma grezzo viene lavorato al fine di poterlo utilizzare per la produzione di alimenti che dovranno mantenere inalterate le proprie caratteristiche organolettiche per lunghi periodi.

Al termine della raffinazione l’olio di palma si presenta infatti inodore, insapore e chiaro, perdendo gran parte delle vitamine e dei carotenoidi di cui è fatto.

Perciò l’olio di palma grezzo non fa male alla salute, la questione è sui prodotti raffinati ottenuti da esso i quali possono essere potenzialmente nocivi per il nostro organismo.

Durante la lavorazione degli oli come durante la digestione si verifica un cambiamento della composizione del prodotto.

L’EFSA (European Food Safety Authority) ha condotto un’indagine scientifica su alcune sostanze come 3-MCPD e GE, “concludendo che i GE costituiscono un problema per la salute pubblica perché genotossici e cancerogeni, cioè possono danneggiare il DNA e provocare il cancro.”³

Ecco il punto, l’olio di palma raffinato (ma non l’unico olio di origine vegetale) contiene un’alta percentuale di DAG (dyacilglycerol) che esposta ad alte temperature si modifica in GE.

Nonostante questo, non vi è ad oggi uno studio che correli l’assunzione di olio di palma con l’insorgenza di malattie cardiovascolari. Ad ogni modo viene raccomandata una moderata assunzione di alimenti contenenti percentuali elevate di acidi grassi saturi e quindi di prodotti realizzati con l’olio di palma, nonché uno stile di vita adeguato combinato ad una sana e varia alimentazione.

Inoltre, bisogna considerare che la realizzazione di prodotti da forno dolci e salati non prevede l’esclusivo utilizzo dell’olio di palma, osservando l’etichetta alimentare possiamo notare la presenza di altri oli e grassi. L’ideale sarebbe assumere alimenti del tutto naturali, ma sappiamo che questo nella società odierna è quasi impossibile.

La propaganda non del tutto corretta sull’olio di palma ha comunque spinto le grandi industrie a rivedere gli ingredienti utilizzati e realizzare prodotti via via migliori.

Un passo importante verso il futuro?

 

Olio di palma e ambiente

L’olio di palma costituisce una minaccia da non sottovalutare per l‘ambiente.

Come riportato nell’articolo del Ministero della Salute con oggetto l’olio di palma, l’87% della produzione mondiale dell’olio avviene in Indonesia e Malesia.

Lo sfruttamento intensivo di queste aree ha un impatto considerevole a livello globale, provocando estinzione di specie animali e vegetali e riscaldamento del pianeta.

Negli ultimi decenni si è cercato di limitare il problema grazie all’istituzione di ONG ambientaliste come Greenpaece e WWF al fine di limitare i danni provocati dall’estrazione dell’olio di palma anche se l’unica soluzione sarebbe quella di trovare un suo valido sostituto a livello globale.

 

Note e Riferimenti

¹-² Olio di palma-Ministero della Salute

³ Aggiornamento del limite di sicurezza per 3-MCPD in oli vegetali e alimenti

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