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Lucia Pozzo: una vita avventurosa, con un palmares eccezionale, al comando di barche a vela

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Tempo di lettura: 4 minuti

Lucia Pozzo torinese a soli 17 anni si avvia allo sport della vela scontrandosi con un mondo tutto al maschile. Oggi è skipper di  una barca a vela con un equipaggio di sole donne: “Le Falchette” di AIRC con slogan: Chi si diverte e ama la vita sostiene la ricerca.

di Angela Celesti

Eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua alle navi sulla prora“, cantava Pierangelo Bertoli, aprendoci a mari sconfinati, facendoci respirare aria pulita, oggi necessaria più che mai!

Di mari voglio parlarvi e di una navigatrice, velista, skipper impavida che  ha percorso tutte le tappe  per inseguire il suo sogno nato da una pubblicità di un dentifricio negli anni ‘80, con un veliero su di un mare caraibico.

Lucia Pozzo torinese, classe 1961, a soli 17 anni si avvia allo sport della vela scontrandosi con un mondo tutto al maschile, su 150 candidati per la patente nautica, 149 erano maschi, per questo il giorno del suo esame si presentò una TV locale a riprendere il singolare evento.  Ma la cosa più buffa di questa storia è che Lucia Pozzo, sin da piccola, frequentava la montagna insieme ai suoi genitori con scarponi, ramponi, sci e  piedi ben saldi sulla terraferma. Suo padre, racconta Lucia, le ha insegnato le cose da maschio in quanto figlia unica, così ha imparato a cambiare l’olio della macchina, ad aggiustare ogni cosa, piccoli mestieri  che nella vita nautica le sono serviti.

Si laurea in Architettura Navale, la Facoltà più vicina alla  sua passione per il mare. Alla domanda “Qual è il tuo ruolo in navigazione”, mi risponde simpaticamente: ”Il marinaio, lo skipper , il mozzo e il capitano” e aggiunge che lei con le barche ci parla, esortandole in navigazione ad assecondare i suoi comandi. Un rapporto simbiotico. “Qual era il nome della tua prima barca dopo la patente nautica?“. “Nausica, una barca in legno di 12 metri, le mie preferite perché hanno un’anima e sono vive, specie quelle d’epoca”. Oggi Lucia Pozzo comanda una barca a vela in legno che ha 110 anni e che probabilmente ne ha viste di cotte e di crude, divenendo essa stessa l’emblema di una  propensione al viaggio, non solo metaforico, della nostra vita. Avventure Lucia ne ha avute tantissime,  solcando i mari del nord e del sud fino allo stretto di Panama; “il passaggio più avventuroso per chi  attraversa i mari”, afferma Lucia, “un posto magico, questo passaggio dall’Atlantico al Pacifico, pieno di canali che spezzano  la navigazione ma che, durante il Giro del Mondo in regata, riduce i rischi e abbrevia i tempi di percorrenza evitando il passaggio insidioso per Capo Horn. La cosa più divertente è l’attraversamento di una serie di vasconi a cui poi tolgono il tappo, così in  pochi minuti e molto velocemente, si passa  dal  mare Atlantico a una sorta di lago artificiale, prima di immettersi nel  Pacifico. Panama city è una zona di transito, avventurosa  come nel brano di Fossati e io mi sono ritrovata in un taxi con il conducente che tentava di vendermi una mitraglietta asserendo che a  una donna sola  a Panama  poteva essere utile avere un’arma per la propria sicurezza. E io non ero nella canzone di Fossati, ma a capo di una barca con un mio equipaggio in flottiglia diretta  alle Galapagos”. L’Atlantico, con i suoi  alisei insidiosi è  il punto cruciale di tutti i velisti professionisti.

“Qual è stata la navigazione più avventurosa in tutti questi anni a bordo delle barche a vela, lei che è stata impegnata con regate in tutto il mondo?”.  “Sicuramente la Québek Saint-Malo, risalendo il fiume San Lorenzo in regata, attraversando l’Atlantico nord  con i venti alisei contrari, gli iceberg alla deriva, la temperatura del mare di 5 gradi e con un equipaggio di tutte donne”. “Solo donne?”.  “Sì,  una francese, un’inglese, un’australiana e un’italiana – come in una barzelletta – ma con un ottimo risultato e un ricordo bellissimo di quando siamo arrivate a Saint Malo. Sulla banchina del porto, la città coinvolta in questo arrivo, ci lanciava petali di fiori. I francesi  sono molto coinvolti nella vela, sentono di più la regata e un equipaggio al femminile come il nostro li predisponeva ancora più favorevolmente”.

Oggi Lucia Pozzo, dopo tante avventure, guida una regata per AIRC (Fondazione Italiana Ricerca sul Cancro), impegnata come skipper di  una barca a vela con un equipaggio di sole donne: “Le Falchette” di AIRC.  “Le falchette”, ci spiega, “sono una parte del bordo della barca, un rialzo posto all’estremità della coperta di uno scafo”. “Sei  giovani donne volontarie, allegre e dinamiche – aggiunge – che con difficoltà hanno imparato a coesistere con la navigazione. Dopo anni di equipaggi al femminile in regata (1985)   non ne volevo più sapere… poi, si sa, i marinai invecchiando diventano orsi e brontoloni. Mi sbagliavo, le ragazze con poca esperienza, ma umili, si sono rivelate solari e sbarazzine, hanno sempre sopportato le mie pretese di perfezione e quando ci troviamo insieme ci divertiamo molto“. L’obiettivo: il supporto alla ricerca attraverso donazioni, offerte e sponsorizzazioni per l’assegnazione di una Borsa di Studio del valore di 25 mila euro a un giovane ricercatore o ricercatrice in Italia. Chi si diverte e ama la vita sostiene la ricerca, questo lo slogan.

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