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Attualità

Lorenzo Ceccotti ed Egair: l’ente che vuole regolarizzare l’AI in Europa

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Lorenzo Ceccotti artista AI
Tempo di lettura: 10 minuti

L’artista romano Lorenzo Ceccotti ci parla di Egair, l’ente composto da artisti, creativi, editori e associazioni di tutta Europa uniti per regolarizzare l’uso dell’AI e rendere norma i 5 punti del loro manifesto. Diverse richieste sono già state avanzate ai funzionari dell’UE e sono entrate a far parte dell’AI Act (il documento per regolamentare le intelligenze artificiali in Europa) che sarà ratificato il 15 giugno.  

 

 Nessuna opera é originale e tutto deriva dalle opere altrui: occorre imparare a “rubare” dal lavoro degli altri e reinventare quello che gli altri hanno rubato” (Austin Kleon dal bestseller “Ruba come un artista”).  Se questo pensiero è intenso in senso metaforico per scoprire e valorizzare i talenti del singolo, al momento, invece, sembra essere la norma per alcune società di intelligenza artificiale che si appropriano senza alcun consenso, dei dati e proprietà intellettuali di artisti e creativi per rivenderli, poi, a scopo di lucro 

Un modus operandi, che danneggia in primis l’identità degli artisti e poi il mercato dell’arte, gettandolo nel baratro dell’illecito. Ma un gruppo di artisti, creativi, editori e associazioni di tutta Europa non ci sta ad assistere a questa appropriazione ed “eccidio” di creatività. Così, il 14 febbraio 2022 nasce Egair (European Guild for Artificial Intelligence Regulation), una gilda europea per il regolamento dell’intelligenza artificiale composta da 22.000 creativi e associazioni. A guidarla, come consulente per l’Italia, l’artista romano Lorenzo Ceccotti aka LRNZ, attivo nel campo del graphic design, motion graphics, animazione, illustrazione e storytelling sequenziale che all’arte deve il suo percorso di crescita interiore. 

E proprio al mondo dell’arte e tutela dei creativi si rivolge Egair, che è il risultato della collaborazione fra Lorenzo e l’associazione Mefu (che tutela le figure del mondo del fumetto) dopo aver notato aspetti che non funzionavano nel business model delle aziende come Open Ai, Midjourney, Stable Diffusion, Google. Lo scopo per questi creativi è chiaro: portare all’attenzione delle istituzioni europee lo sfruttamento delle proprietà intellettuali e garantire delle norme.  

Il gruppo di artisti, in soli 6 mesi, ha proposto ai funzionari dell‘UE il loro manifesto di 5 punti per regolamentare l’uso dell’AI ed è riuscito a far introdurre nella nuova versione dell’AI Act (il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale) votata e approvata l’11 maggio, degli aspetti sul copyright e sulla privacy prima inesistenti.  

Una battaglia, dunque, che è solo all’inizio e ha bisogno dell’aiuto costante di molti creativi, i quali possono contribuire sottoscrivendo il manifesto di Egair e partecipare alla raccolta fondi lanciata da MeFu nel 2022, per  raccogliere 70.000 euro e finanziare le spese legate al progetto. 

Lorenzo Ceccotti aka LRNZ

Dato che parliamo di arte e opere creative, partiamo dal “Cosa rappresenta per te l’arte?” 

«All’inizio era solo una grande gioia. A 6/7 anni ho sviluppato una strategia inconscia, della quale mi sono reso conto solo anni dopo, cioè che disegnare mi faceva volere bene dalle persone. Quando facevo un bel disegno tutti dicevano “che bravo” e quando succedeva, quella gioia primitiva si inquinava un po’. Finivo a fare le cose per essere amato ed è stato così per tanti anni. La parte più difficile del mio rapporto con l’arte è stata dai 15/17 anni.  

Questo rapporto con l’approvazione altrui mi ha fatto diventare arrogante, insopportabile: avevo un rapporto tossico con le mie doti artistiche. Poi, quando sono cresciuto mi sono reso conto che non ero particolarmente bravo, speciale o un genio. Ero uno come tanti e questo mi ha permesso di tornare a godermi l’arte come si deve. Se fai una cosa per te e quando la fai ci riesci bene, il riscontro dagli altri conta il giusto. Banalmente, per me l’arte ha rappresentato soprattutto un percorso di crescita interiore prima che di vera e propria formazione artistica». 

 

Artista, dunque, e anche cofondatore e consulente per l’Italia di Egair. Come e quando nasce l’idea? 

«Sono un membro fondatore acquisito dell’associazione Mefu, nata per tutelare tutte le figure professionali del mondo del fumetto. Dato che sono un appassionato di arte generativa, con o senza dispositivi d’intelligenza artificiale, avevo intravisto delle cose che non funzionavano nel business model delle aziende come Open Ai, Midjourney, Stable Diffusion, Google. Così, ho proposto ai miei soci di Mefu di lanciare una raccolta fondi per un’operazione di lobbing alla Comunità Europea. E promuovere dei punti critici nel mondo dell’AI, principalmente sul trattamento dei dati e sul consenso informato. 

Siamo partiti con una missione molto grande e una reputazione bassa, perché tutti gli Stati membri non sapevano cosa fosse Mefu; per questo, dopo tante riunioni con gli artisti europei che volevamo coinvolgere, abbiamo capito che era il caso di fondare una nuova entità; una rete europea
internazionale che potesse essere davvero la voce di tutti i paesi membri dell’UE.

A quel punto, la cosa si è mossa rapidamente e in maniera compatta. Abbiamo cominciato a fare la prime riflessioni a settembre come Mefu e a gennaio si sono chiusi i primi lavori con i membri della Comunità Europea». 

 

Qual è  l’obiettivo principale di Egair? 

«Prendere i punti del suo manifesto e farli diventare norma. Costruire uno scenario in cui le aziende che operano nel campo dell’intelligenza artificiale generativa basata sul machine learning (sfruttando quindi dati per formare i database e dataset dell’AI) devono chiedere esplicitamente il consenso ai legittimi proprietari e, una volta presi, l’utente deve avere la possibilità di rispondere in 3 modi: 

  • Sì, sono d’accordo che usiate i miei dati; 
  • No, non sono affatto d’accordo che usiate i miei dati e non dovete usarli mai; 
  • Sì, ma a determinati termini e condizioni (es. solo per un certo periodo, solo su una piattaforma, che sia gratuito a patto che il nome venga riportato come autore coinvolto nell’operazione, solo per qualche applicazione specifica). Come un normale contratto di cessione per il diritto d’autore.   

Inoltre, chiediamo che venga ribaltata la situazione attuale che vede opt in di default e opt out su richiesta in via opzionale. Crediamo, che dovrebbe essere il contrario: optout di default (cioè i dati non li tocchi se non hai la mia autorizzazione) e opt in come libera scelta dell’utente.

Questa è una delle richieste più importanti del nostro manifesto, che ci sia il consenso informato prima dell’uso dei dati e non dopo».  

Lorenzo Ceccotti, cofondatore di Egair, opera

Geist Maschine, un fumetto dell’artista Lorenzo Ceccotti

Come funziona nel dettaglio il machine learning? 

«È una tecnica che permette all’intelligenza artificiale di formare i propri profili statistici attraverso dei database o dataset con all’interno i tuoi dati (finiti lì senza consenso) usati, poi, per generare delle immagini che possono essere vendute a terzi; e parliamo di un processo irreversibile. Cioè una volta che le intelligenze artificiali imparano una cosa non la possono disimparare.  

L’azienda che vende i servizi di AI agli utenti può imporre dei blocchi come impedire nei prompt (la riga di testo dove scrivi cosa vuoi ottenere dall’AI) l’uso di parole bannate, se l’utente chiede di non essere presente nei dataset. Però, i dati presenti nel dataset influenzeranno le ricerche di altri, quindi è un brutto palliativo che non risolve il problema.  

Il machine learning è una tecnologia fantastica, ma i servizi fondati su di esso dovrebbero avere una serie di tutele per gli utenti che, al momento, non hanno. È come se avessimo delle automobili in vendita che non hanno ancora un sistema frenante: per fantastica che possa essere l’automobile come prodotto, resta di vitale importanza che ci si accordi fra esseri umani per offrire una serie di tutele ai pedoni e agli altri automobilisti. In caso contrario, vuol dire che il prodotto o il servizio non è ancora pronto per essere distribuito sul mercato».    

 

Hai parlato di una campagna di crowdfunding lanciata da Mefu nel 2022, che è ancora attiva. Cosa è destinata a finanziare? 

«L’agenzia di lobbing romana “Vera studio” che ci supporta dal punto di vista tecnico con le istituzioni. Organizza tutti gli incontri con i parlamentari italiani ed europei per Egair e lo fa a livello nazionale, internazionale ed europeo. E, contemporaneamente, si occupa della comunicazione mainstream. Vera è una forza irrinunciabile, con cui abbiamo messo insieme un discorso dalla voce univoca in tutta Europa: ai parlamentari europei arrivano tutte le stesse richieste e questo ci permette di essere efficaci nel breve tempo.  

I soldi che chiediamo su Gofundme servono proprio a finanziare questa attività, e sono 35.000 euro l’anno. Io e il mio socio inestimabile Francesco Arcidiacono siamo il motore della parte italiana e anche un po’ i coordinatori della parte europea e non solo non percepiamo un centesimo di quello che chiediamo, ma stiamo spendendo molto in tempo e denaro per puro attivismo. Dunque, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti». 

 

Avete già incontrato alcuni funzionari dell’Unione Europea. Com’é  andata? 

«Molto bene. Ci siamo concentrati su diversi documenti regolatori, in particolare l’AI Act. Un documento per regolamentare le intelligenze artificiali in Europa e tutelare l’end user, cioè l’utente finale che acquista un’immagine generativa da un’azienda. La cosa più importante di cui si è occupato l’AI Act è controllare il livello di rischio di questa tecnologia applicata nella Comunità europea. Quando abbiamo visto l’AI Act a settembre era priva di menzioni sullo sfruttamento di copyright e privacy per le creazioni di contenuti media con l’AI (ChaptGbt, Midjourney, Stable diffusion).  

A oggi l’AI Act, l’emendamento che verrà ratificato il 15 giugno, riporta buona parte delle nostre richieste: le aziende che si occupano di intelligenza artificiale generativa devono dichiarare per trasparenza in un report i materiali coperti da privacy o copyright e quali dati stanno usando (cosa che adesso non sono tenuti a fare). Ciò significa, che possono essere poi esposte a cause legali per l’infrazione del diritto d’autore o della privacy.

Questo è successo in pochissimi mesi. Se l’AI Act doveva essere chiusa a marzo, è stata posposta a maggio e poi a giugno; quindi questa cosa ci ha dato una finestra considerevole e l’attenzione da parte di queste persone che hanno capito la necessità di intervenire, perché i servizi lasciati allo stato brado non sono compatibili con la nostra idea di Comunità» 

Geist Maschine, Lorenzo Ceccotti

 Ci sono stati artisti o aziende che si sono opposti a questa proposta? 

«Sì, le aziende che si occupano di intelligenza artificiale generativa artistica sfruttando dataset con materiale coperto da copyright non sono per niente contente. Allo stato attuale, Egair ha una sorella nella Concept art Association of America che sta operando con gli stessi tipi di obiettivi in America. Ma sono due battaglie separate per motivi tecnici: il sistema giuridico italiano si basa sul sistema top down in cui si scrivono le regole che diventano poi legge; mentre in America, si fanno le cause e chi vince la causa crea un precedente che fa giurisprudenza.  

In America stanno pagando una battaglia legale molto più costosa della nostra. Noi abbiamo una raccolta fondi per finanziare le operazioni di lobbing che prevede più o meno 70.000 euro per 2 anni di attività, mentre in America per la causa di sole 3 artiste hanno bisogno di circa 280 mila dollari; essendo però degli artisti di fama internazionale hanno avuto una risposta di pubblico entusiasta e sono vicinissimi al gol.

Ovviamente, noi crediamo nel fatto che regolamentare il business model delle aziende non vuol dire in nessun modo tappare le ali alla tecnologia anzi, siamo convintissimi che la prima comunità che troverà una regolamentazione di questi business model sarà la prima a proliferare».   

 

Da artista, come ci si sente a vedere ore di lavoro impiegate per realizzare un contenuto creativo e sapere che potrebbe essere appreso e replicato in pochissimo tempo dall’intelligenza artificiale in maniera illecita? 

«Penso che non sia uno scenario ricevibile e bisogna sedersi attorno a un tavolo, discutere e fare valere le proprie ragioni. Anche perché c’è una scarsa comprensione su come funzionano questi software. Se ad esempio vai sulla pagina di Stable Diffusion c’è scritto che le immagini sono tutte realizzate senza l’intervento umano. Questo è falso, perché le immagini che fanno vedere sul loro sito sono possibili grazie a miliardi di immagini dell’uomo nel loro dataset.  

Quindi, è una bugia a livello di marketing e finché non ci allineiamo sul fatto che è una bugia e capiamo come funziona questo tipo di software, sarà molto difficile avere una risposta ragionevole dalla Comunità. E perché ciò avvenga, dobbiamo partire da queste aziende grosse e spiegare che non possono vendere il loro servizi sfruttando i dati delle persone e devono offrire maggior trasparenza su cosa stanno comprando effettivamente gli utenti. Ci sono già tantissimi utilizzi virtuosi di questa tecnologia e con business model che non siano predatori come quelli di alcune aziende» 

 

Qualche esempio virtuoso? 

«La società giapponese Kioxia. Ha fatto un accordo con la Tezuka Foundation, che gestisce i diritti delle opere di Osamu Tezuka (il più grande artista manga di tutti i tempi), per cedere tutte le opere di Tezuka, fare un’operazione di machine learning e produrre una storia che si chiama “Phaedo”.  

Un manga autoconclusivo realizzato da un’intelligenza artificiale che, con un braccio meccanico, ha usato i pennini di Tezuka per disegnare. Lo sfruttamento dei dati, in questo caso, è stato autorizzato solo per quell’opera, quindi chiuso il processo di machine learning si è creato un prodotto finito sul mercato i cui diritti erano sia di Kioxia, che di Tezuka foundation e nessuno si è offeso. Tutti erano al corrente di come venivano usati i dati». 

Geist Maschine, Lorenzo Ceccotti

A inizio giugno la plenaria del Parlamento europeo discuterà e voterà la legge sull’AI. Su quali emendamenti vorreste puntare di più e far approvare? 

«L’AI Act, allo stato attuale, ha una serie di punti aggiunti nell’ultimo emendamento, in particolare il 28b secondo cui le aziende di intelligenza artificiale devono dichiarare i dati che usano, in particolare se coperti da copyright.

Un altro passo è quello dell’opt in volontario ed eliminare l’opt out di default. Sappiamo già che quello votato a maggio è stato già un grande passo in avanti e che il tempo della ratifica di giugno è strettissimo; però stiamo cercando di fare tutto il possibile per far sì che queste ulteriori richieste vengano accettate» 

 

Che messaggio vorresti lanciare agli artisti per far parte di Egair? 

«Non bisogna avere paura di essere additati come retrogradi e luddisti andando contro il business model di 4 aziende. Noi vogliamo dei servizi di AI generativa puliti, in modo che tutti gli artisti del mondo possano farlo senza sentirsi dei ladri. E soprattutto che, la battaglia per difendere i nostri diritti, dati e futuro non è impossibile, e lo dimostra il fatto che in soli 6 mesi siamo riusciti a introdurre la tematica e un primo sistema di protezione all’interno dell’AI Act; con l’aiuto di tutti possiamo fare molto meglio di così.
Quindi è fondamentale che le persone firmino il manifesto, lo facciano girare e se si sentano in cuor loro di aiutarci economicamente per proseguire sennò, per forza di cose, saremmo costretti a interrompere e sarebbe un peccato».    

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