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Diritti umani

L’introduzione del reato di omicidio sul lavoro è l’arma per far diminuire il numero dei morti

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Secondo i dati raccolti da Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus, almeno 1089 è il numero dei morti da lavoro: è necessario creare un deterrente per far diminuire questi tristi e inaccettabili dati. L’introduzione del reato di omicidio sul lavoro può rappresentare una valida arma per la risoluzione del problema

 di Giordana Fauci

Anche il 2022 è stato un anno terrificante per la sicurezza sul lavoro: in base ai dati raccolti da Unione Sindacale di BaseUSB – e da Rete Iside Onlus sono state ben 1089 le morti da lavoro. Una cifra che, oltretutto, conferma quella degli anni precedenti, a testimonianza di come la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori siano considerate poco importanti, poiché quel che realmente continua a contare è solo ed unicamente il profitto, finanche laddove giovani vite sono per sempre spezzate.

E tutto ciò mentre politici e sindacati continuano a rimanere inattivi, limitandosi a fare la conta dei danni e, invero, dei morti.

Del resto, il 2023 non è iniziato meglio.

E, in ogni caso, l’unica cifra accettabile deve essere pari a zero.

Per questo Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus non potranno fare a meno di continuare a portare avanti, con massima dedizione, un proprio percorso per l’introduzione nel Codice Penale del reato di omicidio sul lavoro.

Non a caso sono fin troppi i casi in cui ci si ritrova a commentare il decesso di tanti e tali morti che sarebbero state evitate se fossero state realmente adottate le norme e le misure di sicurezza, invero apertamente violate o, in ogni caso, ignorate.

… Si tratta, dunque, di veri e propri omicidi!

E ciò si verifica perché, per la classe imprenditoriale italiana, la salute e la sicurezza di chi lavora rappresentano null’altro che un mero ed inutile costo, da ridurre il più possibile.

Ecco perché l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro può rivelarsi utile a fornire uno strumento di deterrenza, rendendo al contempo non più conveniente per la parte datoriale il taglio di costi e tempi di produzione a scapito della vita di poveri lavoratori, non tutelati e, oltretutto, fin troppo spesso sotto-pagati.

E, intanto, i morti sul posto di lavoro nel 2022 sono stati 769 e ben 315 i decessi: il triste primato è toccato alla Lombardia, con ben 161 morti, di cui molti sono i giovanissimi. A seguire il Veneto, con 130; la Campania, con 91; il Lazio, con 82; il Piemonte, con 81; l’Emilia-Romagna, con 75; la Sicilia, con 69; la Puglia, con 66; la Toscana, con 57; le Marche, con 49; la Calabria, con 39: la Sardegna, con 34; l’Abruzzo, con  29; la Liguria e l’Umbria, con 20 casi; il Trentino, con 19; il Friuli e la Basilicata, con 14; l’Alto-Adige estero, con 11; il Molise, con 9 e, infine, la Val d’Aosta, con 7 casi.

Dunque, non a caso, proprio nelle zone considerate più produttive del Paese si riscontra il numero più alto di decessi.

…Ecco perché appare necessaria e, invero, doverosa un’inversione di rotta in cui l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro può rappresentare il primo importante passo.

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