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Attualità

L’innovazione italiana del Governo Bipolare

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Europa Sì! Europa No!

TAV Sì! TAV No!

Accoglienza Sì! Accoglienza No!

Referendum Sì! Referendum No!

Trivelle Sì! Trivelle No!

Processo Sì! Processo No!

di Michele Marzulli

Come si sa l’Italia è terra di innovazione e fantasia. Culla della civiltà, patria del diritto, precorritrice della moda. È innato nel pensare italico quel bisogno di risolvere ogni problema attraverso ingegno e astuzia, in barba ad ogni visione preconcetta. Anche quando tutto sembra volgere lo sguardo al passato, è innato in noi quel desiderio di non accontentarsi della spiegazione storica, ma di voler cercare sempre una soluzione nuova. Così prendiamo e ci imbarchiamo verso l’orizzonte ignoto, forti della nostra speranza certa di trovare un nuovo  mondo. E così, nel tempo, abbiamo riletto le scritture e le abbiamo reinterpretate, reinventate, rimontate.  E ciò è avvenuto in tutti i campi del pensiero, della filosofia e della scienza. Oggi tocca alla politica e l’Italia è di nuovo precorritrice della storia, innovatrice del diritto.

Dopo monarchia e repubblica, impero, dittatura e governo proporzionale, democrazia parlamentare e maggioritaria, oggi è in voga un nuovo modello di gestione del potere dello Stato: il Governo Bipolare.

Una novità nel panorama mondiale, l’ennesima a firma Italia, che permette al nostro Stato di essere governato in base ad una formula algebrica a due variabili, nella quale le incognite poste agli opposti estremi dell’equazione si bilanciano ed equiparano, annichilendo così la forza che le distanzia.

Chissà se questa invenzione darà buoni frutti, poiché, si sa, non tutte le strade dell’evoluzione portano al successo. Talune conducono all’estinzione. E portando alla memoria la famosa teoria organistica che vede lo Stato come un grande unico organismo ed il Governo come la mente che lo controlla, l’idea di una mente di tipo bipolare, lascia un po’ perplessi. Considerando infatti che il bipolarismo, per chi studia il funzionamento delle menti, è indicato come una patologia assai deficitante e pericolosa, i presupposti non sembrano eccellenti.

L’evoluzione è in un movimento naturale, spesso obbligatorio, chiave della sopravvivenza, frutto della necessità di adattamento del potenziale interno alle necessità imposte dall’ambiente esterno, circostante, ma se è davvero questa la risposta che noi abbiamo pensato di dare alle nuove spinte che vengono dai nostri confini, allora c’è molto su cui tornare a riflettere.

Starà a noi voler scoprire quanto e come questa nuova brillante idea funzionerà o meno e, alla fine, sarà la storia a giudicare a noi.

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