Salute
La Medicina Estetica in Oncologia, una nuova alleata per contrastare gli effetti collaterali delle cure, per un approccio globale alla salute

Il professore Carlo Alberto Bartoletti (1933-2013) – specializzato in Gastroenterologia, Cardiologia, Gerontologia – fu il primo a dare dignità a una scienza come la Medicina Estetica che prima non esisteva.
di ANGELA CELESTI
Chi ha detto che il compito del medico estetico è finalizzato soltanto all’idea di bellezza fine a sé stessa? Non era questa l’idea di chi, nel 1994, creò in Italia il primo ambulatorio al mondo di Medicina Estetica nell’Ospedale S. Giovanni Calibita Fatebenefratelli di Roma (Isola Tiberina). Il professore Carlo Alberto Bartoletti (1933-2013) – specializzato in Gastroenterologia, Cardiologia, Gerontologia – fu il primo a dare dignità a una scienza come la Medicina Estetica che prima non esisteva. Formatosi a Parigi sulle Metodologie applicative nella branca della Medicina Estetica, partecipa alla fondazione della Società Francese di Medicina Estetica nel 1973 (SFME). Da questa esperienza e dalla sua formazione di medico specializzato in vari campi della medicina, nasce l’intuizione – era il 1975 – di una Medicina per migliorare la qualità della vita e per un nuovo concetto di salute come espressione del benessere psicofisico. Un movimento culturale e scientifico concretizzato attraverso la Scuola Internazionale di Medicina Estetica (1990), la prima in Europa per la formazione di esperti in questa disciplina, riservata a laureati in Medicina e Chirurgia con la durata di 4 anni. Del prof. C. A. Bartoletti è anche la fondazione della Società Italiana di Medicina Estetica con l’avallo incondizionato da parte di Istituti Universitari e Ospedalieri e di professionisti illustri sia nel campo della dermatologia e della chirurgia plastica che in quella della medicina interna.
Oggi, la European Organization for Reasearch and Treatment for Cancer (Organizzazione europea per la ricerca e il trattamento del cancro) – che ha come obiettivo lo sviluppo e il coordinamento della ricerca clinica e traslazionale di alta qualità per migliorare la sopravvivenza dei pazienti oncologici – mira soprattutto alla “qualità” della vita dei pazienti affetti da cancro. Si pensi al supporto psicologico all’interno delle fasi del percorso assistenziale (psiconcologia) riconosciuto e applicato in molti Dipartimenti Oncologici per un approccio globale alla salute. Una strada che si apre ai servizi di Medicina Estetica per supportare il paziente durante le cure radioterapiche e chemioterapiche che purtroppo (per gli effetti collaterali) minano il benessere della persona trattata.
Ma questa branca della medicina (la Medicina Estetica) non sempre ha trovato – all’interno dei gruppi multidisciplinari finalizzati a un sempre più accurato approccio terapeutico – un suo spazio, che invece è pertinente e utilissimo per contrastare e prevenire quegli effetti collaterali in ambito estetico, come la pelle secca soggetta a piaghe, la perdita dei capelli, gli edemi post chirurgici che determinano oltre al dolore anche l’insicurezza (si pensi alla Mastectomia per migliaia di donne, con il cancro al seno, che si sottopongono anche alla radioterapia).
Alla bellezza non bisogna rinunciare nemmeno quando si è in cura con terapie oncologiche invasive. Il Prof. Emanuele Bartoletti, figlio del fondatore della “medicina estetica” Carlo Alberto, oggi Presidente della società di Medicina Estetica e Direttore della Scuola Internazionale di M. E. presso l’ ospedale Fatebenefratelli di Roma, in una mia intervista di qualche anno fa, afferma: “Nella Medicina Estetica si ricerca l’equilibrio psicofisico, correggendo inestetismi, asimmetrie del viso da incidenti o per gli effetti di cure invasive; purtroppo non tutti gli operatori del settore vanno verso questo tipo di approccio, le derive verso una medicina estetica – trasformativa – sono molto diffuse a discapito di quella manutentiva e preservativa, che rispetta i canoni di bellezza e di etica”. Questa degenerazione svilisce il concetto puro del trattamento estetico che oggi invece può essere un importante supporto che contribuisca ad alleviare gli effetti collaterali delle cure mediche, rilassando la mente e il corpo a fronte di una migliore qualità della vita del paziente oncologico. Un nuovo modo di utilizzare queste tecniche efficaci e innovative, in ambito oncologico, porterebbe a non sottovalutare gli esiti positivi della medicina estetica.
Se consideriamo che in Italia vi sono circa 370.000 nuove diagnosi di tumore all’anno, e che il 60% dei pazienti sopravvive alla malattia, possiamo capire come, grazie alle nuove cure, il malato oncologico diventi un malato cronico che inevitabilmente impara a convivere con la malattia e con i cambiamenti che essa comporta nella percezione dell’immagine del proprio corpo. Questo porta a considerare la Medicina Estetica un’alleata efficace, una branca medica che realizza un programma di medicina sociale, preventiva, curativa e riabilitativa al servizio della collettività. L’Oncologia moderna va sempre più verso la presa in carico “globale” del paziente, lottando contro il dolore e mettendo sempre più il “paziente al centro”, offrendo oltre alle cure che sono di primaria importanza, l’ascolto, l’accoglienza, il comfort e la comunicazione. In questo ambito la Medicina Estetica si occupa dell’individuo come uomo o donna e non come paziente malato; un approccio, che, a dire il vero, moltissimi medici oncologi applicano anche se, come molti di loro affermano, non proviene da nessuna formazione universitaria (manchevole da questo punto di vista) ma da un approccio etico e individuale, che cerca in tutti i modi, nonostante il tempo sempre più ristretto dedicato all’ascolto, di donare con empatia tutto il bello della professione medica.