Italiani nel Mondo
La doppia cittadinanza, una realtà controversa, ma non rara- Dual citizenship, a controversial but not uncommon reality

La doppia cittadinanza, una realtà controversa, ma non rara
Per molti la cittadinanza viene vista come una specie di matrimonio in cui il cittadino giura fedeltà al paese e quindi non deve avere legami formali con altri paesi.
Allora, la doppia cittadinanza viene considerata da molti come una specie di “tradimento” al proprio paese.
Difatti, la nuova amministrazione Trump negli Stati Uniti intende modificare il diritto di cittadinanza tramite quel che si chiama in Italia lo ius soli, la cittadinanza ottenuta dall’essere nato nel paese. Una proposta che potrebbe finire davanti la Corte Suprema visto che questa forma di cittadinanza è addirittura un diritto protetto dalla Costituzione del paese.
Invece, in Australia, che ha una legge simile, in vista delle prossime elezioni nazionali Peter Dutton, il Capo dell’Opposizione, che in quel paese è un titolo ufficiale con un ruolo ben preciso nel Parlamento, propone di modificare le legge di cittadinanza per rendere più facile togliere la cittadinanza australiana a chi viene condannato per reati seri. Ovviamente, secondo le sue dichiarazioni, anche a cittadini con doppia cittadinanza. Anche in questo caso, la proposta di legge potrebbe essere soggetta ad appelli alla High Court, l’equivalente della Corte costituzionale in Italia.
Però, come sappiamo molto bene, la realtà della doppia cittadinanza è molto frequente, e anche complicata rispetto a quel che i politici vogliono fare capire.
Difatti, in termini generali, le leggi di cittadinanza hanno due forme, la prima già accennata, lo ius soli, e la seconda è lo ius sanguinis, attualmente in vigore in Italia, dove, per nascere cittadino italiano un genitore deve per forza essere cittadino italiano al momento della nascita.
L’effetto dello ius sanguinis è che chi nasce all’estero in un paese di ius soli, da un genitore di ius sanguinis, nasce con doppia cittadinanza, come il sottoscritto in Australia, e addirittura, di nuovo un caso non tanto raro, con tre cittadinanze in casi di genitori di due paesi con ius sanguinis.
Naturalmente, esiste un terzo modo di diventare cittadino di un paese, la naturalizzazione, cioè di entrare nel paese come residente legale, e dopo un periodo di residenza, che cambia da paese a paese, di fare domanda per la cittadinanza, e spesso soddisfare certi criteri come conoscenza della lingua locale, e/o le leggi locali e la Cultura del paese.
Dopo aver soddisfatto questi criteri, il residente legale diventa un cittadino del paese a tutti gli effetti. Ma questo vuol dire perdere il legame legale con il paese di nascita?
La risposta dipende dalla legge di cittadinanza del paese di origine. Nel caso di emigrati italiani, prima del 1992, il cittadino italiano che chiedeva la cittadinanza di un altro paese perdeva automaticamente la cittadinanza italiana. Però, con l’entrata in vigore dell’attuale legge di cittadinanza, appunto nel 1992, questo non accade più. E questa situazione rende molto complicato domandare il riconoscimento al diritto alla cittadinanza da parte di discendenti dei nostri emigrati, perché dipende ANCHE dagli anni dell’emigrazione e quindi i criteri necessari, partendo dall’epoca in cui le donne non potevano dare la cittadinanza italiana ai loro figli…
Inoltre, in certi paesi, la legge locale di cittadinanza richiede anche la formale rinuncia della prima cittadinanza del residente legale. Ma ci sono paesi che non riconoscono la rinuncia della cittadinanza per cui l’emigrato di quel paese, e spesso anche i suoi discendenti, mantengono anche la cittadinanza del paese d’origine.
Qualcuno dirà che un paese può vietare la doppia cittadinanza ai propri cittadini, però, come ci ha ammesso un Ministro australiano dell’Immigrazione in una conferenza anni fa, secondo la legge internazionale, e per motivi di autonomia nazionale, nessun paese può dettare a un altro paese di non concedere la sua cittadinanza a un individuo se conforme con i prerequisiti della sua legge.
Quel che rende poi questa situazione molto più complessa, come abbiamo visto recentemente in un tribunale a Bologna , è quando la legge di cittadinanza si estende a molte generazioni, perché, con ogni generazione che passa, non solo diventa sempre più difficile mostrare una linea ininterrotta di cittadinanza italiana e, altrettanto fondamentale, con ogni generazione il potenziale cittadino italiano diventa sempre meno “italiano” perché quasi sempre non conosce la nostra lingua, e pochissimo della nostra Cultura e Storia…
Non esiste una riposta universale per queste situazioni complesse perché dipende non solo dalle varie leggi, ma anche dalla natura dei governi al momento delle modifiche di ciascuna legge nazionale di cittadinanza.
Per esempio, quei governi che ora sono definiti “sovranisti”, definito dal Vocabolario Treccani come con una “posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione e in contrapposizione alle politiche sovrannazionali di concertazione”, tendono a irrigidire i prerequisiti per ottenere la cittadinanza del paese, rendendo più difficile per gli immigrati e i loro discendenti ottenere la cittadinanza del Paese di approdo…
Naturalmente, il dibattito nazionale su questioni del genere è complesso, non solo a causa dei dettagli della legge attuale di ciascun paese, ma anche per colpa di incidenti come reati orrendi commessi da immigrati che spesso condizionano il modo in cui tutti gli immigrati di quella nazionalità vengono visti nel paese.
E in questo cito di nuovo l’Australia. Per molti anni in quel paese ogni arresto di un immigrato italiano veniva trattato in prima pagina nei giornali, ma notizie simili con protagonista un australiano erano descritte all’interno dello stesso giornale, oppure non erano nemmeno menzionate. Per cui, secondo la stampa, e quindi certi politici, noi italiani eravamo etichettati con lo stereotipo “italiani = mafia/criminali”, anche se risultava che pochissimi italiani erano arrestati, tantomeno condannati al carcere…
Bisogna infatti fare in modo che qualsiasi dibattito nazionale sulla cittadinanza di un Paese, a partire da quello italiano, non si basi solo su parole e concetti giuridici freddi e impersonali, ma anche sui concetti di pari opportunità e, soprattutto, di diritti umani contenuti nella Costituzione del Paese perché, se non li onoriamo quando tuteliamo gli stranieri in Italia, sarebbe facile non applicarli agli stessi italiani.
Come in Germania, anche qui in Italia dovremmo capire che non è affatto difficile creare le condizioni per una dittatura, perché le esperienze che abbiamo condiviso in passato sono state proprio il risultato del fallimento della nostra democrazia.
Ed è una lezione che non deve essere mai dimenticata …
Dual citizenship, a controversial but not uncommon reality
For many, citizenship is seen as a sort of marriage in which the citizen swears loyalty to the country and therefore must not have any formal ties with other countries.
So, dual citizenship is seen by many as a kind of “betrayal” of his or her country.
In fact, the new Trump administration in the United States intends amending the right to citizenship by birth in the country, called ius soli in Italy. A proposal that could end up in front of the Supreme Court since this form of citizenship is even a right protected by the country’s Constitution.
Instead, in Australia, which has a similar law, in view of the upcoming national elections Peter Dutton, the Leader of the Opposition, which is an official title in that country, proposes to amend the citizenship law to make it easier to take away Australian citizenship from those convicted of serious crimes. Obviously, according to his declarations, even to dual citizens. Again, the proposed law could be subject to appeals to the High Court, the equivalent of Italy’s Corte costituzionale.
However, as we know very well, the reality of dual citizenship is much more common, and even more complicated, than what politicians want us to understand.
In fact, in general terms, citizenship laws have two forms, the first already mentioned, the other, ius sanguinis, currently in law in Italy where, to be born an Italian citizen, one parent must necessarily be an Italian citizen at the moment of birth.
The effect of ius sanguinis is that those who are born overseas in a country of ius soli (place-based citizenship) is born a dual citizen, like me in Australia, and even, once again a not so rare case, with three citizenships in cases of parents from two countries with ius sanguinis.
Of course, there is a third way of becoming a citizen of a country, through naturalization, namely, to enter the country as a legal resident, and after a period of residence, which varies from country to country, to apply for citizenship and often satisfy certain criteria such as knowledge of the language, and/or local laws, and the country’s Culture.
After fulfilling these criteria, the legal resident becomes a citizen of the country in every way. But does this mean losing the legal link with the country of birth?
The answer depends on the citizenship law of the country of origin. In the case of Italian emigrants, before 1992, an Italian citizen applying for the citizenship of another country automatically lost Italian citizenship. However, with the introduction of the current citizenship law, precisely in 1992, this no longer happens. And this situation makes it more complicated to ask for recognition of the right to citizenship by descendants of our emigrants because it ALSO depends on the years of the emigration and therefore the criteria required, starting from the time when women could not give Italian citizenship to their children…
Furthermore, in certain countries, the local citizenship laws also required formal renunciation of the first citizenship by the legal resident. But there are countries that do not recognize the renunciation of citizenship so that the emigrant from that country, and often also his or her descendants, also retain the citizenship of the country of origin.
Some will say that a country can forbid dual citizenship to its citizens, but, as an Australian Immigration Minister admitted in a conference years ago, according to international law, and for reasons of national autonomy, no country can dictate to another country not to grant its citizenship to an individual if he or she complies with the perquisites of its law.
What then makes this situation even more complex, as we recently saw in a tribunal in Bologna , is when the citizenship law extends for many generations, because, with each passing generation, it becomes harder and harder to demonstrate an unbroken line of Italian citizenship, but, just as essentially, with each passing generation the potential Italian citizen becomes less “Italian” because almost always he or she does not know our language, and very little about our Culture and history…
There is no universal response to these complicated situations because it depends not only on the various laws, but also on the nature of the governments at the time of the amendment of each national citizenship law.
For example, those governments that are now defined as “sovereignist” , defined by Italy’s Treccani dictionary as with a “a political position that advocates the defence or reconquest of national sovereignty by a people or state, in antithesis to the dynamics of globalisation and in opposition to supranational concertation of policies”, tend to tighten the prerequisites to obtain the country’s citizenship, making it harder for immigrants and their descendants to obtain the country’s citizenship.
Of course, national debates on questions such as these are difficult, not only due to the details of the current law of each country, but also because of incidents such as horrendous crimes committed by immigrants, that often condition how all the immigrants of that nationality are viewed in the country.
And on this, I cite Australia once again. For many years in that country, every arrest of an Italian immigrant was front page news, but similar arrests of an Australian were reported inside the newspaper, or not even mentioned. Thus, depending on the Press, and therefore certain politicians, we Italians became subject to the stereotype of “Italians = mafia”, even though it turned out that very few Italians were arrested, let alone sentenced to prison…
In fact, it must be ensured that any national debate on a country’s citizenship, starting here in Italy, is not simply based on cold and impersonal legal words and concepts, but also on the concepts of equal opportunities and, above all, human rights contained in the country’s Constitution because, if we do not honour them when protecting foreigners in Italy, it would be easy not to apply them to Italians themselves.
Just like in Germany, we here in Italy should understand that it is not at all difficult to create the conditions for a dictatorship because our shared experiences in the past were precisely the result of the failure of our Democracy.
And it is a lesson that must never be forgotten…