Salute
La dismorfofobia: una patologia in netta crescita

La dismorfofobia è una malattia psicologica che fa sentire brutti condizionando notevolmente la vita di chi ne è affetto
di Giordana Fauci
Ben il 3% della popolazione mondiale soffre di dismorfofobia: serio disturbo psicologico che nasce dall’eccessiva preoccupazione di avere difetti fisici, anche immaginari, e che induce chi ne soffre a vivere in un perenne stato di inadeguatezza, oltre che di disagio profondo.
Una patologia che, oggi, è accentuata dai social e che colpisce sia gli uomini che le donne indistintamente.
La dismorfofobia, pertanto, rientra nella più ampia categoria dei disturbi somato-formi, caratterizzati dalla presenza di sintomi fisici non giustificati da alcuna condizione medica generale.
L’elemento distintivo della patologia è solo ed unicamente la preoccupazione, eccessiva ed immotivata, per un difetto nell’aspetto fisico.
Un difetto che può essere del tutto immaginario, ovvero corrispondere ad una piccola anomalia fisica, vissuti non certo in modo normale ma come un problema insormontabile e gravissimo.
Le lamentele dei difetti, sia lievi che immaginari, possono riguardare volto, testa, capelli, come pure acne, rughe, cicatrici, pallore, rossore, ma altresì sudorazione, asimmetrie e sproporzioni del viso o eccessiva peluria.
In pratica, ogni parte del corpo può essere criticata: sia per le sue dimensioni che per la forma e, dunque, naso, bocca, orecchie, fianchi, spalle, pelle, seno e finanche organi genitali.
La dismorfofobia si osserva soprattutto negli adolescenti di entrambi i sessi ed è strettamente legata alle trasformazioni dell’età puberale: l’età di insorgenza è, in effetti, molto precoce e varia dai 10 ai 15 anni; la diagnosi, invece, è spesso tardiva, proprio a causa della vergogna che i pazienti hanno nel confidare il problema.
Del resto, l’attenzione eccessiva, quasi maniacale, verso l’aspetto fisico costituisce la società di oggi, caratterizzata dall’apparire ad ogni costo.
Non a caso le foto sui social sono, in massima parte, effettuate ricorrendo a filtri e non, di certo, naturali.
E, poi, il continuo guardarsi allo specchio – invero della società – ha determinato un aumento dell’incidenza della dismorfofobia, come pure di altri disturbi, quali l’anoressia nervosa: tutti caratterizzati da un’alterata percezione del proprio corpo, fin troppo svalutato e mortificato.
E tanti e tali gravissimi disagi non possono non ripercuotersi sulla vita sociale e finanche di relazione e lavorativa.
….Perché chi soffre di dismorfofobia tende ad evitare i contatti sociali e, nei casi più gravi, può giungere ad un isolamento totale, arrivando a decidere di uscire nelle sole ore notturne.
Perché i dismorfofobici possono trascorrere intere giornate a pensare al loro “difetto” e a come porvi rimedio, talvolta addirittura decidendo di ricorrere alla chirurgia estetica o ad auto-soluzioni che non possono non peggiorare la situazione. Ad esempio nel caso in cui, al fine di mascherare un “difetto” si attuino comportamenti rigidi, mantenendo posture fisse o ricorrendo ad eccessivo maquillage, senza peraltro mai ottenere sufficiente tranquillità.
Quel che è ancor più grave è che chi soffre di tale patologia non ne è consapevole ed ignora, pertanto, di soffrire di un problema psicologico anziché estetico.
Perciò, la cura della dismorfofobia può essere efficacemente effettuata con psicoterapia cognitivo comportamentale.
Del resto se la patologia non è curata, il paziente può andare incontro a depressione.
Non a caso, alcuni studi scientifici confermano che più dell’80% dei pazienti affetti da dismorfofobia presenta anche un disturbo di personalità.
La dismorfofobia attanaglia molte donne e, allo stesso modo, altrettanti uomini: indifferentemente.
Natalie Imbruglia ad esempio ha confessato pubblicamente di averne sofferto, come pure l’attrice e modella Megan Fox e le bellissime modelle Bianca Gascoigne e Kim Kardashian che hanno ammesso di “non vedersi affatto belle…”.
Questa patologia, come detto, colpisce anche l’universo maschile: a soffrirne Omari Eccleston Brown, autore, educatore ed attivista per la salute mentale che ne ha sofferto per diverso tempo, avendo una vera e propria fobia per le “borse” sotto gli occhi che, ad onore del vero, lo hanno condizionato al punto da indurlo ad indossare sempre gli occhiali.
E seppur è vero che tale problema esiste da anni, ancor più vero è che l’eccessiva ricerca della perfezione estetica che caratterizza l’odierna società e che è continuamente propinata da media e social ha di recente comportato un notevole aumento dei casi di dismorfofobia.
…Una malattia che modifica non poco la vita e l’intera giovinezza di molti ragazzi che, ad onore del vero, dovrebbero riflettere e non dare per scontato alcunché.
…Tanto più la stessa vita e la salute che spesso, fin troppo spesso, si rischia di perdere stupidamente inseguendo quel che è impossibile raggiungere…
…Ci si riferisce alla perfezione, la cui ricerca ossessiva comporta un errore importante…
…Dimenticare che ognuno di noi è eccezionale proprio perché unico, al di là di imperfezioni e difetti che contribuiscono a renderlo non solo unico ma finanche speciale.