Attualità
In Venezuela è guerra civile: soldati sparano uccidendo 26 manifestanti.

A Caracas continuano gli scontri tra l’esercito e la popolazione guidata dal leader dell’opposizione Juan Guaidó. Rischio di una guerra civile fratricida.
Non si ferma l’ondata di protesta che negli ultimi giorni ha trasformato la capitale venezuelana, Caracas, in un campo di battaglia dove hanno perso la vita 26 manifestanti. Decine di migliaia di persone si sono riversate per le strade chiedendo le dimissioni del dittatore Maduro che ha blindato il centro della città dove sono schierati numerosi agenti pronti a sparare ad altezza d’uomo. Ma la brutale repressione non ha scoraggiato la popolazione, la quale, stremata da anni di terribile recessione, ha deciso di sostenere il leader dell’opposizione Juan Guaidó che, recentemente, si è autoproclamato presidente “legittimo” del Venezuela. Guaidó ha accusato Maduro di essere un “usurpatore” perché, oltre ad aver condotto il Paese verso la catastrofe economica, ha truccato i risultati delle elezioni presidenziali svoltesi nel 2018, per poter rimanere al potere. Quaranta Stati si sono rifiutati di riconoscere Maduro presidente, così come la stragrande maggioranza dei venezuelani, che a gran voce chiedono nuove elezioni democratiche. Queste ultime, però, non potranno mai avvenire finché esercito e polizia venezuelane resteranno al fianco del dittatore che, inoltre,ha ricevuto il sostegno internazionale di due potenti nazioni: Cina e Russia. Sono loro a sostenere la fragile economia del Venezuela, mettendo a disposizione armi e risorse finanziarie per mantenere le forze armate.
Questa situazione di stallo rischia di degenerare in una guerra civile, in quanto sempre più civili implorano militari e agenti di ribellarsi al regime e unirsi a Juan Guaidó, il quale ha promesso l’amnistia a tutti i soldati che decideranno di partecipare alla rivolta. Al momento le forze armate non sembrano intenzionate ad abbandonare Maduro e continuano ad accanirsi contro la popolazione sparando ed uccidendo. Sono centinaia le persone che ogni giorno muoiono di denutrizione in Venezuela; il 10% dei decessi è costituito dai neonati, che non ricevono il latte indispensabile per la loro sopravvivenza. Le loro madri, restando diversi giorni senza mangiare, non riescono a produrlo mentre il latte liofilizzato è introvabile. Da anni il Paese ha smesso di importare cibo e medicine ed i rarissimi beni di prima necessità presenti sul mercato nero hanno prezzi proibitivi che vanno ben oltre le possibilità economiche della gente comune. Lo stipendio medio in Venezuela è di 5 euro al mese e il potere d’acquisto è polverizzato dalla crescente inflazione, la quale recentemente ha toccato quota 1.300.000%. Guaió ha promesso aiuti umanitari ai suoi concittadini, facendosi forte del sostegno politico ed economico offertogli dagli USA, che hanno promesso di inviare al leader dell’opposizione 20 milioni di dollari.