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In pensione il donatore australiano 81enne che, col suo sangue dotato di un raro anticorpo ha salvato 2 milioni e 400mila neonati.
L’ultima donazione pochi giorni, poi in pensione per sopraggiunto limite d’età. Il Governo gli ha conferito la massima onorificenza:l’Ordine d’Australia.
di Vito Nicola Lacerenza
Si chiama James Harrison ed è il donatore di sangue più famoso d’Australia. Non solo perché è da sessant’anni che riempie provette con la sua generosità ma anche, e sopratutto, perché il suo sangue contiene un rarissimo anticorpo chiamato anti-D. La sostanza, prodotta naturalmente dal sistema immunitario di Harrison, è fondamentale per la sopravvivenza dei feti nel caso il loro sangue presenti un fattore Rh opposto a quello materno, circostanza che, per il nascituro, si rivela molto spesso fatale. A meno che alla donna incinta, con fattore Rh-, non venga iniettato un farmaco a base di anti-D, direttamente ricavato dal sangue di coloro in grado di produrlo naturalmente, che in Austalia sono 160. Il numero si è ridotto di un’unità rispetto all’anno scorso, dal momento che Harrison, detto anche “braccio d’oro, è arrivato ad 81 anni, superando così l’età limite, stabilita dalla legge australiana, per essere donatori di sangue. Con i suoi 1173 prelievi, “braccio d’oro”, ha salvato la vita a 2 milioni 400 mila bambini, ma, a chi gli dice di essere un “salvatore di vite”, lui risponde di non essersene mai accorto e di “essere grato d’aver potuto donare”.
E’ una gratitudine, quella del leggendario 81enne, nata molti anni fa, quando è stato proprio lui, il “salvatore di vite”, ad essere salvato da una massiccia trasfusione di sangue, all’età di soli 14. Col passare degli anni, il desiderio di restituire al prossimo quanto aveva avuto da ragazzino ha spinto Harrison a diventare un donatore da Guinness World Record, aiutando il 17% delle donne incinte del suo Paese riempendo per loro l’ultima provetta, appena pochi giorni fa e a malincuore. «È la fine di un’ era- ha detto Harrison- è stato triste, perché sentivo che avrei potuto continuare», e perseverare nell’impegno di “aumentare la popolazione dell’Australia, grata al suo cittadino al punto da conferirgli l’onorificenza più prestigiosa della nazione: l’ordine d’Australia.