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I pericoli del gas metano (parte 2) — The Dangers of Methane Gas (part 2)

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di emigrazione e di matrimoni

I pericoli del gas metano (parte 2)

di Marco Andreozzi

Il 2 agosto i Paesi del G7 hanno deciso di imporre un limite di prezzo al gas russo. Questa azione, pensata e proposta dall’Italia per far perdere introiti al regime di Mosca, ha subito indotto una perdita in uno dei turbocompressori del gasdotto ‘North Stream-1’, come riportato da fonti russe, facendo si che i correnti lavori di manutenzione vadano a prolungarsi senza la distribuzione del gas all’Europa. Quest’azione dei Paesi ricchi è ben studiata. Infatti, se alcuni media si divertono ad usare termini tipo stagflazione (crescita ferma più alta inflazione) e portano molta gente a credere che le sanzioni contro il regime putiniano siano un boomerang per l’Europa, i dati freddi importanti sono altri. Uno su tutti è la crescita del PIL 2022: + 3,4% Italia (bel risultato), – 6% Russia, ovvero ulteriore impoverimento dei cittadini russi nonostante l’aumento degli introiti degli ultimi mesi causa l’aumento speculativo del prezzo del gas.

Fatte queste considerazioni economiche, torniamo al gas naturale ed ulteriori specifiche caratteristiche impattanti sui cambiamenti climatici. Sul ciclo di vita dell’impianto, il gas naturale emette 500 tonnellate di anidride-carbonica-equivalente (unità di misura dell’impatto di tutti i gas climalteranti) per GWh (giga-watt-ora, giga = 1 miliardo) di elettricità prodotta, rispetto agli 800 del carbone e 700 del petrolio, ma poco oltre il doppio rispetto alla biomassa (variabilità molto ampia in relazione al combustibile e al trattamento della sorgente biogenica). Tuttavia, il gas naturale emette cento volte tanto rispetto a solare fotovoltaico, nucleare ed eolico, laddove queste ultime tre alternative di generazione elettrica sono dieci volte meno emissive dell’idroelettrico (ma l’unica a generazione costante di energia è la sorgente atomica).

Inoltre, un’altra caratteristica del gas naturale che rende l’impatto ambientale oltremodo tangibile viene dal suo componente principale: il metano. I gas climalteranti sono: anidride carbonica, metano, protossido di azoto e una serie di fluorurati di esclusiva origine antropica (tra i quali gli HFC delle bombolette da spruzzo). L’anidride carbonica è il più abbondante, rappresentando 3/4 delle emissioni totali antropiche e per questo si considera base di riferimento. Tuttavia, il suo ‘potenziale di surriscaldamento globale’ (noto come GWP), ovvero l’ammontare di assorbimento energetico di ciascun gas su diversi orizzonti temporali – tipicamente 20, 100 e 500 anni – è molto inferiore a tutti gli altri; inoltre, il tempo di permanenza media in atmosfera è dell’ordine di qualche secolo (IPCC, Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico). Il GWP dell’anidride carbonica si assume uguale a 1. Il GWP del metano – circa il 16% delle emissioni totali antropiche – rispetto ai tre orizzonti temporali sopra citati vale 56, 21 e 6,5; però, attenzione, i tempi di permanenza in atmosfera sono appena intorno a dieci anni.

Tralasciando i dati afferenti gli altri gas-serra, il metano viene emesso sia in agricoltura e allevamenti, sia nella produzione di energia, prevalentemente in produzione e trasporto di gas naturale, incluse le perdite ai gasdotti e la combustione senza recupero nei campi petroliferi, che ricordo abbondantissima all’avviamento di campi petroliferi ENI in deserto algerino alla metà degli anni Novanta. Anche su questo fronte, peraltro, il contributo maggiore alle emissioni climalteranti viene dalla Russia. Quindi, tutti i motivi prima e sopra citati spingono verso il progressivo limitare dell’utilizzo di gas naturale nel mix energetico come logico efficiente contenimento del riscaldamento globale.

 

The Dangers of Methane Gas (part 2)

by Marco Andreozzi

On 2 August, the G7 countries decided to impose a price cap on Russian gas. This action, conceived and proposed by Italy to make the Moscow regime lose revenue, immediately led to a leakage in one of the turbo-compressors of the ‘North Stream-1’ pipeline, as reported by Russian sources, causing the current maintenance work to go on and on without the distribution of gas to Europe. This action by rich countries is well studied. In fact, if some media enjoy using terms such as stagflation (nil growth with high inflation rate) and lead many people to believe that the sanctions against the Putin regime are a boomerang for Europe, the important cold data are others. One above all is GDP growth in 2022: + 3.4% Italy (good result), – 6% Russia, or further impoverishment of Russian citizens despite the increase in revenues in recent months due to the speculative increase in the price of gas.

Having made these economic considerations, let’s go back to natural gas and further specific characteristics that impact climate change. Over the life cycle of the plant, natural gas emits 500 tons of carbon dioxide-equivalent (unit of measurement of the impact of all greenhouse gases) per GWh (giga-watt-hour, giga = 1 billion) of electricity generated, compared to 800 for coal and 700 for oil, but just over double that of biomass (very wide variability in relation to the fuel and treatment of the biogenic source). However, natural gas emits a hundred times as much as solar photovoltaic, nuclear and wind power, whereas the latter three alternatives for electricity generation are ten times less emissive than hydropower (but the only one with steady power generation is the atomic source).

Furthermore, another characteristic of natural gas that makes its environmental impact extremely tangible comes from its main component: methane. The climate-change gases are: carbon dioxide, methane, nitrous oxide and a series of fluorinated products of exclusive anthropogenic origin (including the HFCs of spray cans). Carbon dioxide is the most abundant, accounting for 3/4 of the total anthropogenic emissions and for this reason it is considered the reference base. However, its ‘global warming potential’ (GWP), i.e. the amount of energy absorption by each gas over different time horizons – typically 20, 100 and 500 years – is much lower than all the others; moreover, the average residence time in the atmosphere is of the order of a few centuries (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change). The GWP of carbon dioxide is assumed to be equal to 1. The GWP of methane – about 16% of total anthropogenic emissions – with respect to the three time horizons mentioned above is 56, 21 and 6.5; but, beware, the time spent in the atmosphere is around ten years only.

Leaving aside the data relating to the other greenhouse gases, methane is emitted both in agriculture and livestock, and in the energy generation sector, mainly in the production and transport of natural gas, including leakages of pipelines and gas-flaring without recovery in oil fields, which I recall very abundant at the start-up of ENI oil fields in the Algerian desert in the mid-nineties. On this front too, the greatest contribution to climate-change emissions comes from Russia. Therefore, all the reasons mentioned before and above push towards the progressive limitation of natural gas in the energy mix as a logical efficient containment of global warming.

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