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Franco Colapinto e il suo commento controverso che è motivo di riflessione Parte 2- Franco Colapinto and his controversial comment that gives us a lot to think about Part 2

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di emigrazione e di matrimoni

Franco Colapinto e il suo commento controverso che è motivo di riflessione Parte 2

Nella prima parte di questo articolo  abbiamo manifestato l’intenzione di contattare Franco Colapinto attraverso il team Williams per chiedergli il reale senso della sua frase “Non sono italo-argentino, sono argentino. Tengo solo il passaporto italiano.”

Al momento la risposta è negativa, e abbiamo deciso di non fare alcun altro commento riguardo il giovane pilota argentino, nel rispetto della sua privacy e del suo diritto alla propria identità. Ma invieremo copia di questo articolo al suo Team nella speranza di poterlo intervistare nel prossimo futuro.

Però il ‘caso Colapinto’ riaccende il dibattito sulla nostra cittadinanza e la proposta di legge attualmente in discussione nel Parlamento Italiano.

“Tengo solo il passaporto italiano”, può far sembrare il passaporto come una comodità, e non come un documento che indica un’appartenenza ad una nazione.

Difatti, tirando in ballo il passaporto, e quindi la cittadinanza italiana in generale, la frase evidenzia alcuni aspetti ancora da risolvere, sicuramente con modifiche all’attuale legge.

Ed in effetti esiste da tempo una proposta di legge che potrebbe aprire anche nuove possibilità al diritto di cittadinanza a discendenti di emigrati italiani.

Dobbiamo ricordare che quest’anno sia l’Argentina che il Brasile hanno celebrato ufficialmente 150 anni di emigrazione italiana, un periodo storico lungo che crea molte difficoltà per il riconoscimento ufficiale del diritto alla nostra cittadinanza a discendenti di emigrati partiti così tanto tempo fa.

Spesso infatti per ottenere uno storico della propria famiglia più o meno veritiero, alcuni si rivolgono ad agenzie straniere che sfruttano il loro desiderio di ottenere uno dei passaporti più potenti del mondo, che rende più facile non solo accedere a quasi cento paesi, ma anche e soprattutto a poter emigrare più facilmente in paesi come l’Australia e gli Stati Uniti, come pure all’interno dell’Unione Europea, partendo NON dall’Italia, ma dalla Spagna, il paese d’origine della lingua parlata nella stragrande maggioranza dei paesi latino-americani.

Come dimostrazione dei problemi legati a dimostrare in modo inequivocabile il diritto alla nostra cittadinanza tramite lo ius sanguinis, basta nominare le società di calcio in Europa, e non solo in Italia che cercano giocatori con passaporti italiani per poterli schierare come italiani per aggirare il limite di giocatori extracomunitari, come alcuni scandali del passato hanno denunciato.

Ma è giusto dare automaticamente la nostra cittadinanza per discendenza a chi NON parla o capisce la nostra lingua, e chi NON conosce la nostra Cultura e la nostra Storia?

La logica dice di no, ma molti in Italia non la pensano così anche per gli italo discendenti…

E proprio questo è il nocciolo del dibattito politico in Italia, mantenere lo ius sanguinis attuale, oppure introdurre anche lo ius scholae, tramite il sistema scolastico italiano per permettere ai figli di immigrati di ottenere più facilmente la cittadinanza italiana.

Purtroppo è difficile per gli addetti ai consolati fare gli accertamenti della documentazione in modo esaustivo perché mancano i mezzi, sia umani che finanziari, per poter accertare la veridicità della documentazione, in particolare i documenti che individuano con certezza la linea di parentela con l’avo emigrato.

Purtroppo anche su questo tema le divergenze politiche all’interno del Parlamento italiano sono più ideologiche che dettate dal senso pratico e nel rispetto dei più elementari diritti umani.

Del resto l’Italia ancora oggi vive una realtà spesso divisiva anche tra regione e regione e tra nord e sud.

Su questo tema di recente anche il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato di “rivedere la concessione della cittadinanza per Ius Sanguinis: a volte si cerca la cittadinanza per avere un passaporto italiano e comunitario per interesse e non per interesse ad essere italiani”.

Una dichiarazione che ha sollevato proteste da alcune parti politiche, con una levata di scudi che ha messo a rischio il Governo.

Nel frattempo, il “Turismo della radici” potrebbe svolgere un ruolo determinante per far conoscere l’attuale Paese a chi ne ha un’immagine di troppi anni fa.

In questo senso sette Deputati, tra i quali l’Onorevole Fabio Porta eletto in sud America, hanno presentato una proposta di legge.

Per di più, la recente visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,  in Brasile e Argentina, ha evidenziato il forte legame del nostro Paese con quei territori non sono emotivo e commerciale, ma anche storico, perché senza la partenza di milioni di italiani per altri paesi e continenti, l’Italia non avrebbe potuto usufruire degli aiuti derivanti da quegli italiani emigrati.

Infatti senza le rimesse dei nostri emigrati dopo la Seconda Guerra Mondiale, la ripresa del nostro paese sarebbe stata molto più lenta, anche in regioni come il Veneto ed il Friuli, che ora sono ricchissime, che hanno potuto risorgere grazie ai loro corregionali in altri continenti.

Un dettaglio del passato che dovrebbe fare parte del programma scolastico in Italia, come anche tutta la Storia della nostra Emigrazione, sconosciuta ai più.

Dobbiamo riconoscere che con il suo commento il pilota Franco Colapinto ci ha fatto un favore, perché ci ha dato l’opportunità di fare più di una riflessione sul tema della cittadinanza e del conseguente passaporto, un documento che ci identifica come appartenenti ad una nazione, con tutto il bagaglio culturale che questo significa.

Franco Colapinto and his controversial comment that gives us a lot to think about Part 2

In the first part of this article  we expressed our intention to contact Franco Colapinto through the Williams Team to ask him the real meaning of his phrase “I’m not Italo-Argentine, I’m Argentine. I only have an Italian passport”.

For now, the answer is negative, and we have decided to not make any comment regarding the young Argentine racing driver, out of respect for his privacy and his right to his own identity. But we will send a copy of this article to his Team in the hope of being able to interview him in the near future.

However, the “Colapinto case” again ignites the debate on our citizenship and the draft law currently being discussed in Italy’s Parliament.

“I only have an Italian passport” can make the passport seem like a commodity, and not a document that indicates belonging to a nation.

In fact, by bringing up the passport, and therefore Italian citizenship in general, the phrase highlights some issues that are still to be resolved, certainly with amendments to the current law.

And in effect, for some time there has been a proposed law that could also open new possibilities to the right of citizenship for descendants of Italian migrants.

We must remember that this year both Argentina and Brazil have officially celebrated 150 years of Italian immigration, a long historical period that creates many difficulties for the official recognition to our citizenship for the descendants of migrants who left so long ago.

In fact, in order to get a historian of their families some people often turn to overseas agencies that exploit their desire to obtain one of the most powerful passports in the world, which makes it easier not only to gain access almost a hundred countries, but also and above all the be able to migrate easily to countries such as Australia and the United States, as well as within European Union countries, starting NOT with Italy, but from Spain, the country of origin of the language spoken in the vast majority of Latin-American countries.

As a demonstration of the problems tied to the proving conclusively the right to our citizenship through the ius sanguinis (Italy’s blood-based citizenship law) we only have to mention European football clubs, and not just in Italy, that seek players with Italian passports in order to field them as Italians to circumvent the limit of non-EU players, as some scandals have revealed in the past.

But is it right to automatically give our citizenship by descent to those who do NOT speak or understand our language, and who does NOT know our Culture or history?

Logic says no, but many people in Italy do not think so also for descendants of Italians…

And this is precisely the crux of the  political debate in Italy, whether to keep the current ius sanguinis, or to introduce the ius scholae, through the Italian school system, to allow the children of immigrants to more easily obtain Italian citizenship.

Unfortunately, it is difficult for consular staff check the documentation thoroughly because they lack the means, both human and funding, to be able to ascertain the veracity of the documentation, particularly the documents that identify with certainly the direct line of descent from the migrant ancestor.

Unfortunately, even on this issue the political differences within Italy’s Parliament are more ideological than dictated by a sense of practicality, and respect for the most elementary human rights.

After all, Italy still experiences a reality that is often divisive even from region to region and between the north and south.

Recently, on this issue even Italy’s foreign Minister, Antonio Tajani, spoke of “reviewing the granting citizenship by ius sanguinis: sometimes people look for citizenship in order to have an Italian and EU passport out of self-interest and not interest in being Italians”.

A declaration that stirred protests from some political quarters, with an uprising that put the Government at risk.

In the meantime, the “Turismo delle radici” (Tourism of the origins) could play a decisive role in making people with an image of Italy for too many years ago to get to know the current country,

To this end, seven members of Italy’s House of Deputies, including the Honourable Fabio Porto elected in South America, presented a draft law.

What is more, the recent visit of the President of the Italian Republic, Sergio Mattarella,  to Brazil and Argentina highlighted that the strong ties with those territories, not just emotionally and commercially, but also historically, because, without the departure of millions of Italians to other countries and continents Italy would not have been able to benefit from the aid that came from those Italian emigrants.

Indeed, without the remittances from our emigrants after the Second World War, our country’s recovery would have been much slower, also in regions such as the Veneto and the Friuli, which were able to rise again thanks to the people from these regions in other countries.

A detail of our past that should be part of Italy’s school curriculum, as well as the whole history of our Emigration that is unknown to most people.

We must recognize that with his comment the racing driver Franco Colapinto did us a favour, because he gave us the opportunity to more than reflect on the issue of citizenship, and the resulting passport, a document that identifies us as belonging to a nation with all the cultural baggage that this means.

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