Italiani nel Mondo
Argentina. Italiani arrestati durante la dittatura. Il caso di Wanda Fragale- Argentina. Italians arrested during the dictatorship. The case of Wanda Fragale
Argentina. Italiani arrestati durante la dittatura
Il caso di Wanda Fragale finita in carcere senza aver sparato un colpo.
Edda Cinarelli
Introduzione:
di Gianni Pezzano
Come sempre, Edda Cinarelli ci fornisce un articolo che ci dà molto da riflettere sulla vita dei nostri connazionali in Argentina. Questa volta con un’intervista a un’italiana che ha sentito sulla propria pelle il costo di vivere in una dittatura militare come capita troppo spesso in Sud America.
L’Argentina è il Paese “più italiano” fuori d’Italia perché oltre il 60% del paese ha origini italiane. Infatti, l’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) del paese contiene più di un milione degli oltre sette milioni iscritti nel mondo.
Però, ed è una mancanza italiana, sappiamo poco di quel che è successo ai nostri parenti e amici all’estero, questo è il motivo per cui cerchiamo articoli dai nostri lettori nel mondo.
Una cosa in particolare colpisce di questa intervista, il coraggio dei diplomatici italiani nel cercare di salvare le vittime italiane, un comportamento ripetuto in Cile dopo il golpe dell’11 settembre 1973, quando il Presidente eletto Salvador Allende fu ucciso durante il sanguinoso golpe militare che mise il Generale Augusto Pinochet al capo della giunta militare di quel paese.
Quindi, concludiamo questa introduzione con un invito ai nostri lettori nel mondo di inviarci i loro articoli riguardo le storie vere della nostra Emigrazione per correggere i luoghi comuni che fin troppo spesso sono il mezzo con cui molti discendenti parlano del loro passato. Inviate i vostri articoli a: gianni.pezzano@thedailycases.com .
Italiani arrestati durante la dittatura, il caso di Wanda Fragale finita in carcere senza aver sparato un colpo.
Edda Cinarelli
Dopo decenni, in cui la coscienza che la dittatura sia stata crudele, abbia represso in modo indiscriminato e che alcuni militari siano stati genocidi, il nuovo governo argentino, iniziato nel mese di dicembre 2023, ha assunto una posizione negazionista e sta cercando di rispolverare la teoria dei due demoni, secondo la quale c’è stata una guerra tra terrorismo e militari. In questa ottica sembra che si vogliano dare i domiciliari ai genocidi ancora in carcere.
Wanda Fragale è nata a Roseto Capo Spulico, un ridente paese in Calabria, sul Mare Ionio. Quando era molto piccola i suoi genitori sono emigrati in Argentina. Era inquieta e curiosa, durante la sua adolescenza, l’Argentina era attraversata da diverse correnti culturali, – chi ne ha più ne metta -. La provincia di Cordoba era al centro di varie fibrillazioni.
A dire il vero questa provincia è sempre stata inquieta, è lì dove nel 1918 dei giovani studenti hanno iniziato un movimento, Grito de Cordoba, il “Grido di Cordoba”, per chiedere una Riforma Universitaria e la democratizzazione dell’Università.
Il clima sociale delle prime decadi del 1900 era tanto esplosivo che nel 1930 le classi dominanti hanno promosso un golpe al Presidente Hipolito Yrigoyen e per ristabilire il controllo della società hanno dato inizio alla Decada Infame, chiamata così per la persecuzione agli avversari politici o a qualsiasi persona che rappresentasse un pericolo per l’ordine stabilito. Tutto ciò che si ottiene con la forza dura poco, il paese era una pentola a pressione pronta a scoppiare e scoppia nei decenni ’60 e ’70.
In quegli anni sono cominciati a circolare tra la popolazione i testi e le idee di Antonio Gramsci, padre del comunismo italiano. È nato così ad opera di José Aricò il Grupo Gramscianos Argentinos, che ha editato a partire dal 1963, a Cordoba, la rivista Pasado y Presente (PyP). Questo movimento culturale è stato molto flessibile ed ha dato origine a diversi partiti di sinistra, che coesistevano tutti insieme con nomi diversi e orientazioni differenti. In Cordoba era molto attivo anche il sindacalismo, tra gli impiegati della FIAT è nato e prosperato il sindacato Sitrac Sitram in seguito confluito nel Sindacato de Mecànicos y Afines del Transporte (SMATA). Il 29 maggio 1969 l’insoddisfazione degli operai metalmeccanici, dell’industria automobilistica e di Luz y Fuerza si è unita a quella degli studenti universitari e operai e studenti insieme hanno prodotto il 29 e 30 maggio 1969 una rivolta al motto “obreros y estudiantes, unidos adelante”.
Un tumulto che ha avuto successo ed ha fatto sperare ai giovani in un futuro più egualitario. E’ iniziata la guerriglia, i politici non volevano perdere il potere e il controllo della situazione così hanno iniziato una caccia alle streghe. Dopo il Golpe di Stato del 24 marzo 1976 la situazione è peggiorata, i militari agivano di notte, in modo occulto, sequestravano, torturavano e uccidevano nella maggior parte dei casi persone innocenti.
Wanda ricorda questo periodo, ora riconosciuto come il Cordobazo, come un momento storico nodale della sua vita.
Perché considera il Cordobazo un momento fondamentale della storia argentina del secolo scorso?
Ero molto giovane e mi ricordo la delusione provata quando il general Ongania, nel 1966 ha deposto il Presidente eletto Arturo Illia e si è autoproclamato Presidente dell’Argentina. Aveva intenzione di governare il Paese per trent’anni, il Cordobazo è stato l’esplosione di una società stanca della dittatura. E’ seguito il Rosariazo e nel 1970 la Junta de los Comandantes ha obbligato Ongania ad andarsene, al suo posto ha nominato Marcelo Roberto Levingston e poi Alejandro Agustin Lanusse, che ha governato dal 1971 al 1973, ha indetto le elezioni ed è tornata la democrazia. Cercare di promuovere un cambiamento era entusiasmante.
Quante volte è stata arrestata?
Cinque, la prima volta nel giorno in cui l’uomo è atterrato sulla Luna, il 21 luglio 1969. Eravamo in una riunione di studenti di diversi orientamenti di sinistra in casa di un architetto radicale, i militari sono arrivati all’improvviso e ci hanno portati tutti via.
Sono stata arrestata altre due volte perché mi hanno scoperto mentre scrivevo sui muri per la strada. La quarta volta a Rio Gallegos, sono stata in carcere tre mesi. Ero andata a trovare il mio ex marito, che era uno dei dirigenti dell’Ejercito Revolucionario del Pueblo ed era stato arrestato il 6 settembre 1973 per aver probabilmente partecipato alla presa del Comando de Sanidad del Ejercito. Ci eravamo sposati due mesi prima, il 6 luglio 1973.
A partire dall’arresto l’hanno portato in diverse carceri, tra cui una in Rio Gallegos. L’hanno liberato undici anni dopo, nel 1984.
Perché è andata in Rio Gallegos?
Avevo paura che ammazzassero mio marito, allora sono andata a trovarlo in compagnia di due signore. Ci hanno accusate di far parte con il governatore di Santa Cruz, Jorge Cepernic, di un complotto internazionale per liberare i detenuti politici quando non sapevo nemmeno che esistesse Cepernic. Ci hanno accusate di vari delitti e ci hanno messe in carcere.
So che nel bel mezzo di un momento terribile è però accaduto un miracolo.
Mia madre, disperata, è andata all’Ambasciata a chiedere aiuto, a dire il vero lei era molto più combattiva di me ed è stata il mio angelo custode. L’ha ricevuta il segretario dell’Ambasciata d’Italia Massimo Berardinelli, che le ha dato il suo biglietto da visita e le ha detto: Mi chiami ogni volta che ne ha bisogno. Ha poi mandato a Rio Gallegos, il console di Bahia Blanca e insieme sono riusciti a rimettermi in libertà. Nel frattempo, Isabelita (la seconda moglie di Juan Peron) aveva fatto destituire Cepernic, colpevole di appartenere ad una corrente peronista diversa da quella della Presidente.
L’hanno arrestata una quinta volta, quando e in quali circostanze?
L’11 marzo 1976, all’uscita della pizzeria Imperio di Av. Lacroze, nel rione della Chacarita. Ero con l’avv. Carlos Slepoy, quello che ha promosso varie cause contro i genocidi, compreso Scilingo, è riuscito a dimostrarne la colpevolezza e a farli rinchiudere. Dopo l’arresto mi hanno portata alla Scuola di Meccanica dell’Armata, poi nel carcere di Devoto. Non sono mai stata torturata perché in ogni momento mi ha protetta il console Calamai. Mi ricordo quando l’ho visto per la prima volta nella Coordinacion Federal, l’aveva mandato Berardinelli. Il Governo Italiano che aveva ripudiato il Golpe in Cile non ha voluto condannare il Golpe in Argentina – 24 marzo 1976. Calamai di sua volontà si è dato da fare per salvare i perseguitati.
Nel 1979 la OEA ha chiesto l’estradizione di tutti gli stranieri in carcere così mi hanno rimandata in Italia.
È stata in carcere vari anni senza mai aver ferito nessuno cioè Lei non ha sparato un colpo. È stata estradata in Italia nel 1979 ma vive in Argentina, quando c’ è ritornata?
Nel 1985 per lavorare all’INCA. Sono stata responsabile dell’ufficio INCA dell’Argentina dal 1985 al 1992, subito dopo Filippo Di Benedetto, un uomo straordinario che aveva salvato in collaborazione con Calamai molti perseguitati politici.
Se avesse la possibilità di tornare indietro si comprometterebbe nuovamente tanto?
Certamente, in modo molto più impegnativo.
Non è stato sufficiente finire in carcere per la politica?
Il carcere è una circostanza. Tutte le persone che partecipano ad una manifestazione sanno che possono finire in un commissariato o in un carcere.
Quando ero giovane il carcere era la cosa migliore che poteva succederti, ti potevano uccidere. Se potessi tornare indietro cercherei d’ impegnarmi in politica più profondamente anche per far conoscere quello che è successo e trasmettere ai giovani il messaggio che i diritti sono costati molta lotta e sofferenza e che non bisogna rinunciarci costi quello che costi.
Argentina. Italians arrested during the dictatorship
The case of Wanda Fragale who ended up in jail without having fired a shot
Edda Cinarelli
Introduction by Gianni Pezzano
As always, Edda Cinarelli gives us an article that gives us a lot to think about the lives of our fellow Italians in Argentina. This time with an interview of an Italian woman who directly experienced the cost of living in a military dictatorship, as happens all too often in South America.
Argentina is the “most Italian” country outside Italy because more than 60% of the population has Italian origins. In fact, the country’s AIRE (Anagrafe degli Italiani residenti all’Estero, Registry of Italian Citizens Resident Overseas) contains more than a million of the more than seven million Italians registered around the world.
However, and this is a failing of Italy, we know little or nothing about what happened to our relatives and friends overseas. This is why we seek articles from our readers around the world.
One thing in particular is striking about this interview, the courage of the Italian diplomats trying to save the lives of Italian victims, behaviour repeated in Chile after September 11, 1973, when the elected President Salvador Allende was killed during the bloody military coup d’état that put General Agusto Pinochet at the head of the military junta of that country.
Therefore, we conclude this introduction with an invitation to our readers around the world to send us their articles about true stories of our Migration to correct the stereotypes that all too often are the means with which many descendants talk about their past. Send your stories to: gianni.pezzano@thedailycases.com .
Italians arrested during the dictatorship
The case of Wanda Fragale who ended up in jail without having fired a shot
Edda Cinarelli
After decades of knowing that the dictatorship was cruel, that it repressed indiscriminately and that some of those in the military were genocidal, the new Argentinian government, which began from November 2023, has taken a stance of denial and it is trying to dust off the theory of the two demons according to which there was a war between terrorism and the military. With this in mind, it seems they want to give house arrest to the genocides still in prison.
Wanda Fragale was born in Roseto Capo Spulico, a charming town on the Ionian coast of Calabria. When she was very young, her parents migrated to Argentina. She was restless and curious during her adolescence, Argentina was passing through a phase of diverse cultural currents, the more the merrier. The Province of Cordoba was at the centre of various upheavals.
Actually, this province was always unruly, it was where in 1918 the young students began the Grito de Cordoba, the “Cry of Cordoba” movement, to ask for the reform and the democratization of the University.
The social climate of the first decades of the 20th century were so volatile that in 1930 the dominant classes promoted the coup d’état by President Hipolito Yrigoyen and to reestablish control of the society, this was the start of the Decade Infame (Infamous Decade) that was given this name due to the persecution of political opponents or any person who posed a danger to public order. Everything that is achieved by force is short lived, the country was a pressure cooker ready to burst, and it burst in the ‘60s and ‘70s.
In those years the writings and ideas of Antonio Gramsci, the father of Italian communism, began to circulate amongst the people. And so, José Aricò formed the Grupo Gramscianos Argentinos, that from 1963 published the magazine Pasado y Presente (PyP, Past and Present). This cultural movement was very flexible and gave rise to various left-wing parties that all co-existed with different names and different orientations. Trade unionism was also very active in Cordoba. The Sitrac Sitram union was formed and flourished amongst the FIAT workers, later merging with the Mecànicos y Afines del Transporte (SMATA, Mechanics and Similar of Transport) Union. On May 29, 1969, the dissatisfaction of the metal workers, the automobile industry and the Luz y Fuerza (Light and Strength) Movement united with that of the university students, and the workers and students together produced the revolt of the 29 and 30 May 1969 with the motto “obreros y estudiantes, unidos adelante” (workers, students, united forward).
A revolt that was successful and made young people hope for an equalitarian future. Guerilla warfare began, the politicians did not want to lose power and control of the situation, so they began a witch hunt. The situation worsened after the coup d’état of March 24, 1976, the military acted covertly at night, kidnapping, torturing and killing in most cases innocent people.
Wanda remembers this period, now recognized at the Cordobazo, as a pivotal moment in her life.
Why do you consider the Cordobazo a fundamental moment in Argentina’s history of the last century?
I was very young and remember the disappointment I felt when General Ongania removed the elected President Arturo Illia in 1966 and declared himself the President of Argentina. He intended to rule the country for thirty years, the Cordobazo was the outburst of a society tired of dictatorship. The Rosariazo (uprising in the city of Rosario) followed and in 1970 the Junta de los Comandantes (Junta of the Commanders) forced Ongania to leave and in his place they appointed Marcelo Roberto Levingston and then Alejandro Agustin Lanusse who governed from 1971 to 1973, he called elections and democracy returned. Trying to promote a change was exciting.
How many times have you been arrested?
Five, the first time the day Man landed on the Moon, July 21, 1969. We were in a meeting of students of different orientations of the left-wing at the home of a radical architect, the military came suddenly and took us away.
I was arrested another two times because they caught me writing on the walls in the street. The fourth time at Rio Gallegos, I was in jail for three months. I had gone to find my former husband who was one of the heads of the Ejercito Revolucionario del Pueblo (People’s Revolutionary Army) and had been arrested on September 6, 1973, probably for having taken part in the seizure of the Army’s Military Health Command. We had been married two months before, on July 6, 1973.
After his arrest they took him to several prisons, including one in Rio Gallegos. They released him eleven years later, in 1984.
Why did you go to Rio Gallegos?
I was scared they would kill my husband, so I went to look for him together with two women. They accused us of being part of an international plot by the Governor of Santa Cruz, Jorge Cepernic, to free the political prisoners when I did not even know that Cepernic existed. The accused us of various crimes and put us in jail.
I know that in the midst of this terrible time, a miracle happened.
Desperate, my mother went to the Embassy the Italian Embassy to ask for help, actually, she was more combative than me, and she was my guardian angel. The Embassy’s Secretary Massimo Berardinelli received her, he gave her his business card and he told her: “Call me whenever you need me”. He then sent the Consul of Bahia Blanca to Rio Gallegos and together they were able to set me free. In the meantime, Isabelita (the second wife of Juan Peron) had Cepernic removed, he was guilty of belonging to a Peronist faction different from that of the President.
They arrested you a fifth time, when and under what circumstances?
On March 11, 1976, at the door of the Imperio pizzeria in Lacroze Ave of the Chacarita district. I was with the lawyer Carlos Slepoy, the man who brought several cases against the genocides, including Scilingo. He was able to demonstrate their guilt and to have them jailed. After the arrest they took me to the Scuola di Meccanica dell’Armata (the Army’s School of Mechanics) and to the Devoto prison. I was never tortured because I was protected at all times by Consul Calamai. I remember when I saw him for the first time in the Coordinacion Federal, Berardinelli had sent him. The Italian Government that had repudiated the Coup in Chile did not want to condemn the Coup in Argentina on March 24, 1976. Calamai worked of his own free will to save the persecuted people.
In 1979 the OEA (Organization of American States) requested the extradition of all the foreigners in jail, so they sent me back to Italy.
You were in jail for a number of years without having wounded anybody, in other words, you never fired a shot. You were extradited to Italy in 1979, but you live in Argentina, when did you come back?
In 1989 to work for the Patronato (welfare branch of an Italian trade union) INCA. I was the manager of INCA in Argentina from 1985 to 1992, immediately after Filippo Di Benedetto, an extraordinary man who, together with Calamai, saved many people persecuted for their politics.
If you had the chance to go back, would you compromise yourself so much once again?
Of course, in a much more demanding way
Was it not enough to go to prison for politics?
Jail is a circumstance. All the people who participated in a protest know they can end up in a police station or in a prison.
When I was young jail was the best thing that could happen to you, they could kill you. If I could go back, I would try to get more deeply involved in politics, also to make people know what happened, and to pass onto young people the message that human rights cost a lot of struggle and suffering and that you must not give them up, no matter what the cost.