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Attualità

Dopo il suicido assistito del dj Fabo il radicale Cappato rischia il carcere

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L’accusa è di “istigazione al suicidio” ma la legge contro l’eutanasia ha quasi novant’anni e a moltissimi sembra obsoleta e incostituzionale.

di Vito Nicola Lacerenza

La Consulta dovrà decidere se l’articolo 580 del codice penale, che comprende i reati di istigazione o aiuto al suicidio, è incostituzionale. Dal parere dei giudici dipenderà l’annullamento o l’attuazione della pena detentiva nei confronti del radicale Marco Cappato, che rischia dai 5 ai 12 anni di carcere. Cappato è leader dell’associazione Luca Coscioni con cui ha sempre condotto campagne a favore dell’eutanasia. A lui, nel 2017, si è rivolto Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, che, rimasto paralizzato e cieco a seguito di un incidente stradale, aveva espresso il desiderio di togliersi la vita tramite il  suicidio assistito, illegale in Italia. Grazie all’aiuto dell’associazione Luca Coscioni, Fabiano Antoniani ha ottenuto la possibilità di essere trasportato in una clinica in Svizzera, dove si è sottoposto all’eutanasia. Al capezzale del Dj Fabo c’era Marco Cappato. Il quale, appena rientrato in Italia, si è presentato in una caserma di carabinieri autodenunciandosi. Per l’articolo 580 Cappato è colpevole di aver fatto nascere in Fabiano Antoniani “tendenze suicide”.

Ma sono molti a credere che la norma, in vigore dal 1930, non tenga conto delle circostanze particolari del caso. Dj Fabo ha deciso di togliersi la vita dopo tre anni in cui si era sottoposto ad una serie di terapie sperimentali nella speranza di poter riavere una vita normale. «Sono sempre stato un ragazzo vivace- diceva Fabiano Antoniani- nella vita ho fatto di tutto. Ho vissuto esperienze indimenticabili. Il 13 giugno 2014 sono diventato tetraplegico in seguito ad un incidente stradale. Ma non ho però subito perso la speranza. Per anni ho provato a curarmi sperimentando anche nuove terapie. Purtroppo senza risultato». Pur non essendosi “mai sentito depresso”, Dj Fabo “non viveva più, non si muoveva più” e di fronte all’impossibilità di una guarigione non gli era rimasto altro desiderio che quello di “morire senza soffrire”. Per Dj Fabo l’associazione Luca Coscioni era l’unico modo per poter prendere l’ultima decisione della sua vita, l’unico mezzo per far valere il diritto all’autodeterminazione previsto dalla Costituzione Italiana del 1948.  Nata  18 anni dopo la legge 580, sulla cui validità dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale.

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