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Coronavirus. Torno al Sud, tanto basta l’autocertificazione

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Coronavirus. Torno al sud, tanto basta l’autocertificazione.

In pochi giorni sono 40mila i giovani fuggiti dalle metropoli venete e lombarde, di loro solo 15mila sono in quarantena. La facilità di trasmissione del Covid-19 non fa sperare bene su questi viaggi di rientro che mettono a rischio la salute di intere regioni.

Dal momento della fuga di notizie sul DCPM del 9 marzo, sono stati 40mila i giovani originari del sud Italia fuggiti dalle sedi universitarie e lavorative della Lombardia. Il decreto presidenziale che di fatto doveva bloccare gli spostamenti, è stato disatteso prima ancora di andare in Gazzetta Ufficiale grazie a chi ha saputo con grande furbizia , è verosimile pensarlo, forse al fine di svuotare la Lombardia, utilizzare il vero animo dei meridionali per cui “Ogni Scarrafone è Bell’ ‘a Mamma Soja”.

Ed infatti tutti a correre da mammà e papà incuranti del possibile virus che forse si portavano addosso. Di questi “fenomeni” o per meglio dire figli di papà e mammà, appena tornati al sud, solo 15mila si sono messi in auto-quarantena. Ma tra Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata i casi di positività al virus sono in netto aumento, mentre restano sempre gli stessi ed esigui i posti letto in terapia intensiva. Secondo fonti, solo 18 posti letto disponibili in terapia intensiva in tutta la Calabria. Moltissimi sono stati i piccoli comuni del sud che sono stati blindati dalle forze dell’ordine a causa di qualche irresponsabile che, proveniente dalla zona rossa lombarda, con una semplice autocertificazione in mano, è potuto rientrare presso la sua abitazione d’origine senza ottemperare alle misure precauzionali obbligatorie, nonostante poi sia risultato positivo alla prova del tampone.

Dall’ 8 marzo sono circa 2.600 le persone rientrate in Puglia, circa 5.600 quelli rientrati in Calabria e oltre 20.000 quelli che si sono riversati nella regione siciliana, che per diktat dei governatori regionali si sono dovuti attenere alla quarantena forzata. E si spera che siano questi i numeri reali e che nessuno sia sfuggito alle maglie dei controlli.

Proprio due giorni fa l’agenzia Ansa scriveva: “È possibile che al sud possa esserci una circolazione più limitata del nuovo coronavirus e che i picchi di pazienti che necessitano di terapia intensiva non siano così importanti come è stato al nord, a patto che si rispettino le attuali misure stringenti di contenimento”. Lo ha affermato all’ANSA il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro: “Al sud i casi sono ancora limitati e se si agisce in un momento iniziale della curva epidemica si può intervenire in modo significativo. Ancora più cruciale, in tali aree, è dunque il rispetto delle misure”. Ma naturalmente il tutto è nelle mani delle coscienze personali di tutti coloro che, va detto a chiare lettere, in questi ultimi giorni più che coscienza hanno dimostrato poca educazione e senso civico nel rispetto di sé stessi, dei propri cari e di tutte le comunità dei territori dove essi sono nati e cresciuti.

Va spiegato a questi giovani che il Coronavirus non fa sconti a nessuno, non fa differenze tra nord e sud, è una pandemia che dilaga in modo veloce e non è affatto interessata al bisogno di rifugiarsi a casuccia dei tanti irresponsabili che in parte il virus se lo sono portato appresso nel loro pellegrinaggio verso il sud.

Dalle notizie arrivate alla nostra redazione non più tardi di ieri, giovani studenti o lavoratori tra Milano e Roma continuano ad arrivare indisturbati e incuranti dell’emergenza sul Coronavirus che tutto il paese sta affrontando, all’aeroporto di Lamezia Terme o in tutte le stazioni ferroviarie con viaggi che sono ancora garantiti giornalmente da Alitalia e Trenitalia e facilmente acquistabili online.

Non possiamo colpevolizzare del tutto l’italiano doc, testardo e incurante dei problemi della società, l’italiano che non conosce né regole né misura, quell’individuo così sprovveduto che come uno scacchista ha sempre una strategia capace di aggirare il problema. Il Covid-19 continua a diffondersi. Gli istituti di ricerca prevedono il picco di contagi entro il 20 marzo con un numero totale di italiani contagiati pari a 95mila. La causa del difficile contenimento va ricercata anche nell’incapacità degli organi governativi “competenti” che si sono attivati in netto ritardo per gestire la situazione di crisi, sottovalutando la pericolosità del virus, associandolo in molte occasioni ad una semplice influenza e non riuscendo a coordinare tempestivamente le azioni di contenimento dei focolai nelle zone lombardo-venete. Lo Spallanzani d’altro canto rassicurava: -“abbiamo tutto sotto controllo”.

Lo Stato italiano lavora da giorni su decreti e “decretoni” per arginare il diffondersi del virus ed ammortizzare la crisi economica. Si è scelto di seguire la linea dura, il modello Wuhan, preso in queste ore in considerazioni anche dalla Spagna e da altri paesi europei. Ricordiamo però le differenze politiche tra Italia e Cina, noi siamo in democrazia, loro sotto regime. Loro forzati a stare in casa e seguire le regole imposte dal governo, pena condanne severe, noi liberi di autocertificare una necessità spesso anche banale come una passeggiata al parco (ricordiamo non vietata ma solamente sconsigliata se non necessaria) e talvolta, per i più creativi, cercando una buona giustificazione da autocertificare per tentare di mantenere uno stile di vita quasi “normale”.

#iorestoacasa, è sinonimo di #nonvenitealsud e facciamo un appello agli organi competenti di vigilare e dove necessario sanzionare chi si improvvisa eroe di giornata. L’unico modo per sconfiggere la pandemia è la collaborazione e il buonsenso. Il nostro appello alle istituzioni, ai politici e chi può fare qualcosa, si attivi per congelare l’Italia bloccando gli spostamenti di chi viaggia verso il sud. Non può, una semplice autocertificazione che ne attesti la residenza/domicilio altrove, fungere da immunità contro il Covid-19 per le persone in viaggio che inconsapevolmente, possono essere incubatori del virus e innalzano il livello di rischio sanitario dove la sanità è già al collasso da anni.

#nonvenitealsud

 

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