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Abbazia di Santa Maria di Follina, dopo nove secoli di storia un progetto per il recupero del gioiello cistercense

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La Diocesi di Vittorio Veneto, con la Parrocchia e la comunità dei Servi di Maria, aprono le porte del cantiere per illustrare l’importante intervento di recupero in corso presso il complesso monastico che è monumento nazionale.

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L’Abbazia di Santa Maria di Follina è uno dei più fulgidi e meglio conservati esempi di architettura cistercense italiana, monumento nazionale, il complesso religioso ha quasi nove secoli di storia. Negli ultimi cento anni nessun intervento significativo è stato realizzato per la tutela e la valorizzazione di questo straordinario patrimonio culturale. Ora, grazie all’interessamento della Diocesi di Vittorio Veneto, attraverso il suo Vicario Generale, Mons. Martino Zagonel e l’Ufficio Diocesano per l’Arte sacra e i Beni culturali Ecclesiastici, diretto dalla dr.ssa Cristina Falsarella; grazie anche all’impulso della Parrocchia della Madonna del Rosario, presieduta da Padre Enrico Maria Rossi, è in corso un importante progetto di recupero: molto più che un semplice intervento di manutenzione straordinaria, ma un progetto di valorizzazione che punta a far rinascere questo straordinario luogo di pace e preghiera adagiato ai piedi della Pedemontana trevigiana.

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PORTE APERTE IN CANTIERE Il progetto di recupero riguarda l’Ala Est del complesso monastico, fino ad alcuni decenni fa destinata alle stanze dei monaci e poi caduta nell’abbandono. Si tratta di circa mille metri quadri dove, nelle prime settimane di lavori, sono state portate a termine alcune demolizioni delle superfetazioni prive di valore storico. Ora l’ambiente si presenta libero e l’impresa Lorenzon Costruzioni Srl di Pieve di Soligo (TV) che si è aggiudicata l’appalto, sta proseguendo alla conservazione delle parti originali con cautela e perizia, grazie a maestranze esperte nel restauro. Stanno riaffiorando alcune testimonianze di rilievo: in particolare, proprio in questi giorni, sono apparsi sotto gli intonaci brani di affresco di epoca medievale e un arco, da ricondurre alla originaria finestratura dell’edificio. Seguirà la fase di ricostruzione al fine di ricavare una nuova foresteria. L’importo complessivo dei lavori è di un milione 200 mila euro, finanziati con 839 mila euro dalla Regione del Veneto attraverso il Programma Attuativo Regionale, Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC). “La restante parte, oltre 377mila euro – spiega Mons. Zagonel – è a carico della Parrocchia che è committente dell’opera. E’ un impegno che abbiamo assunto nella convinzione che il territorio, attraverso le sue tante espressioni economiche, saprà dimostrarsi coeso nella difesa e valorizzazione di uno dei suoi più bei patrimoni culturali, oltre che religiosi”. La Diocesi ha iniziato questa speciale “colletta” incontrando la disponibilità di alcune imprese a collaborare attraverso la sottoscrizione di donazioni, ma anche la fornitura di materiali. “Si tratta del più importante intervento di restauro dal 1920, quando vennero riparati i danni subiti dall’Abbazia durante il primo conflitto mondiale e furono abbattute alcune costruzioni che avevano in parte trasformato il bellissimo chiostro in abitazioni – afferma l’architetto Fabio Nassuato, progettista dell’opera – . Siamo consapevoli di quanto complesso sia intervenire in questo contesto. Basti dire che l’Ala Est (insieme alla chiesa e al campanile) è di proprietà della Parrocchia, l’Ala Ovest appartiene all’Ordine dei Servi di Maria, il chiostro romanico è bene demaniale, il refettorio è uno spazio promiscuo di Comune e Parrocchia. Una parcellizzazione che, per molto tempo, ha consentito solo piccoli interventi parziali, senza una visione d’insieme”. E invece, l’intervento in corso, grazie anche alla comunione d’intenti venutasi a creare, vuole essere un primo passo verso un recupero complessivo del monastero: “I sopralluoghi realizzati per l’intervento in corso, hanno evidenziato quanto delicata e precaria sia la situazione.  Specie sul fronte delle sicurezza è fondamentale un miglioramento della risposta delle strutture in caso di sisma – aggiunge l’Arch. Nassuato – in particolare, per la torre campanaria. Una visione complessiva degli spazi a disposizione ci ha consentito di pensare ad un progetto di restauro che, negli obiettivi, proseguirà per stralci”.

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IL TURISMO RELIGIOSO PER FINANZIARE IL RECUPERO – Dalla riqualificazione delle ex celle nascerà una foresteria: 9 camere con bagno, spazi comuni, per un totale di 25 ospiti. “L’Abbazia si inserisce come un luogo privilegiato tra i percorsi del turismo religioso nazionale, aperta a tutti coloro che vorranno ritrovare un’oasi di pace e preghiera – conclude Mons. Zagonel – . Ai pellegrini offriamo la possibilità di un soggiorno che avrà un forte significato “etico”: i proventi derivanti dalla loro permanenza serviranno, infatti, a contribuire nella prosecuzione dei lavori di restauro e valorizzazione del complesso di Follina”. Tra gli obiettivi, di un futuro secondo stralcio dei lavori c’è infatti la creazione di un archivio storico che possa aprire alla fruizione degli studiosi quasi nove secoli di documentazione rimasta finora inesplorata. “Crediamo che questa iniziativa vivificherà la nostra piccola comunità monastica – afferma infine Padre Enrico Maria Rossi, abate priore a Follina – comunicando anche ai laici, la modernità dell’esperienza autentica di vita claustrale”. I Servi di Maria, presenti con cinque monaci nell’abbazia, hanno festeggiato nel 2015 il secolo di presenza a Follina.

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