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Azzera la bolletta

Mondo

Il Venezuela è al collasso per una crisi senza soluzioni

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Tempo di lettura: 3 minuti

Oltre un milione di persone senza cibo e decine di migliaia di bambini morti per fame.

di Vito Nicola Lacerenza

È appena iniziato il 2018. Sebbene nessuno abbia la sfera di cristallo per poter dire cosa aspettarsi nei prossimi mesi, alcuni, purtroppo, vertono in una situazione troppo disastrosa per poter essere ottimisti. È il caso del popolo Venezuelano che, dopo quattro anni di recessione, affronta una delle crisi economiche e umanitarie più terribili degli ultimi anni. Per avere un’idea della dimensione di questo fenomeno, basta dare un’occhiata al valore del denaro. Attualmente, un bolivar venezuelano equivale a 0,0833201594 euro, cioè quasi niente. Una cifra molto più simile ad un numero telefonico che ad una conversione di valuta. Il Fondo Monetario Internazionale ha calcolato che l’inflazione, nel paese sud americano, è arrivata al 3.200%, ed è destinata  ancora a salire. Ciò nonostante, il presidente venezuelano Nicolàs Maduro sembra ottimista. «Ad oggi abbiamo compiuto la redistribuzione della ricchezza che appartiene a tutti noi- ha detto il leader del paese caraibico nel suo discorso di fine anno- Il governo investe nel popolo venezuelano il 72% dalla produzione nazionale…una politica sociale che si traduce nel diritto alla scuola e alla sanità pubblica, gratuita e di qualità, nel diritto all’alimentazione, all’occupazione, e a salari degni».

Parole totalmente opposte alla realtà. Mesi fa, sul sito del ministero della sanità venezuelano, è stato pubblicato un bollettino relativo al problema della malnutrizione che affligge il paese. Subito rimosso dalle autorità. 11.446 bambini al di sotto di un anno sono morti per carenza di cibo dal 2014, anno dell’inizio della crisi. Il valore di quei “salari degni”, infatti, si è polverizzato e, adesso, nove famiglie su dieci non sono più in grado di provvedere al proprio fabbisogno. Un totale di 1.3000 persone, secondo un rapporto delle Nazioni Unite. Per questo, molti giovani, spinti dalla fame, preferiscono abbandonare le proprie case e vivere per strada, in città, dove si uniscono a gang. Spesso queste controllano, tra scontri a colpi di coltello con gruppi rivali, la “propria zona”, per potersi appropriare dei cassonetti della spazzatura. Ormai, solo da lì dentro possono trovare qualcosa da mettere nello stomaco. Altre volte, però, questi ragazzi senza tetto si trasformano in veri e propri sequestratori, con lo scopo estorcere di riscatto ai familiari delle vittime. È ovvio che qualcosa non ha funzionato nella “politica sociale” di Maduro. Per capire come mai, bisogna guardare alla così detta “carta della patria”. “Orgoglio” del presidente venezuelano. Con questa specie di carta di credito, il governo identifica i cittadini più poveri, per poterli rifornire di cibo ed altri generi di prima necessità. Nulla di sbagliato, se non fosse che questo obbliga i beneficiari a votare il partito di governo, pena la perdita “del diritto alla nutrizione”.

Questo sistema è stato supportato interamente dai fondi derivati dalla produzione di petrolio, di cui il Venezuela è stato, fino a non molto tempo fa, il primo produttore mondiale. Il crollo del prezzo del greggio ha fatto saltare in aria questo “programma d’assistenza”, con conseguenze devastanti. La compagnia petrolifera nazionale, “petroles de Venezuela”, è fallita, diminuendo drasticamente la vendita di petrolio e quasi azzerando le importazioni dall’estero. In altre parole, significa che, ora, la produzione di greggio cala di circa 50.000 barili al giorno e i supermercati sono vuoti, perché lo stato non ha più i soldi per approvvigionarsi di beni essenziali come i generi alimentari e medicine. Molte madri di famiglia, disperate, perciò, sono costrette ad alzarsi all’alba per recarsi, con la “carta della patria”, a dei magazzini gestiti dal governo, per avere del riso, del latte, dell’amido di gran turco, dei pannolini o poco più. Alcune di loro, però, si recano nei centri di sterilizzazione per paura di mettere al mondo dei figli che non potranno sfamare. Come se non bastasse, a rendere ancora più tragica l’attuale situazione, si aggiunge il fatto che Maduro si rifiuta di accettare, per ragioni politiche, gli aiuti, umanitari ed economici, mandati dagli altri paesi. Parsi da lui definiti “capitalisti e sfruttatori”, con particolare riferimento agli Stati Uniti. Gli esperti sostengono che, per rimettere in piedi un’economia rasa al suolo, ci vorranno anni e anni. Questo, però, non cancella la speranza che la solidarietà delle altre nazioni possa raggiungere il popolo Venezuelano, dando loro quel supporto di cui ha estremo bisogno.

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