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Decimo anniversari della morte dei turisti italiani in Venezuela, per un incidente aereo
Nel 2008 un aereo bimotore si era inabissato nei pressi delle isole Los Roques con quattordici persone a bordo. Si attende ancora il recupero dei corpi.
di Vito Nicola Lacerenza
Sono trascorsi dieci anni da quel gennaio del 2008, giorno in cui un aereo bimotore, proveniente dalla capitale venezuelana, Caracas, si è inabissato, a pochi chilometri dalla costa, nei pressi delle isole Los Roques, portando con sé le quattordici persone che vi erano a bordo. Di questi, cinque erano venezuelani, uno svizzero e altri otto erano italiani. In vacanza nel paese caraibico. Stefano Frangione, Fabiola Napoli, Annalisa Montanari, Rita Calanni, Bruna Guarnieri con suo marito Paolo Durante e le sue due figlie, Sofia ed Emma. Oggi quell’aereo giace ancora sott’acqua e i corpi delle vittime non sono mai recuperati per restituire i miseri resti alle famiglie. «Una volta individuato l’aereo, si pensava che in qualche maniera si potesse recuperarlo, visto che c’erano le possibilità- ha detto a dieci anni dall’incidente Romolo Guarnieri, padre di Bruna- ma è rimasto là».
L’Italia ha stanziato tre milioni di euro per recuperare i corpi ed anche il Venezuela ha fatto la sua parte, ma, negli ultimi anni, la situazione politica nel paese sud americano è precipitata fino al caos totale. Perciò, le operazioni di recupero non hanno potuto avere inizio. Una tragedia che ha macchiato per sempre lo splendido arcipelago caraibico. Eppure, in questo luogo, considerato un paradiso terrestre, le sofferenze non sono ancora finite, perché la peggiore crisi che il Venezuela abbia mai vissuto ha raggiunto anche questa sua splendida isola, Los Roques. Coloro che vi abitano, infatti, circa duemila persone, da tempo vivono senza medicinali, afflitti dalla scarsezza di cibo, e, soprattutto, senza acqua potabile.
Una situazione insostenibile che ha portato la gente a sfidare i militari di presidio. Gli unici a potersi sfamare senza problemi sono i cani randagi che dominano, numerosi, le strade dei villaggi, i quali, non essendo dotati di sufficienti cassonetti dei rifiuti, costringono i residenti ad abbandonare la spazzatura sui marciapiedi. Ecco come un luogo da sogno può piombare nel più profondo degrado. La gente di Las Roques ne è addolorata. «Quando arriva un turista vorrei trasformarmi in uno struzzo- ha detto in un’intervista un abitante dell’isola- per mettere la mia testa sotto terra. Il degrado in cui versa il mio villaggio mi riempie di vergogna». Appare chiaro, dunque, come l’impossibilità di riportare a galla i resti del velivolo ei corpi dei passeggeri dipenda dalla difficile e grave situazione che si vive in superficie. Non resta che augurarsi che nel paese caraibico possa tornare quanto prima la normalità.