Italia
Terni. Teatro Verdi…”oltre il danno la beffa”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di denuncia di TernIdeale – Gli amici del teatro storico
“Siamo indignati nel vedere un politico locale che sta facendo campagna elettorale autoreferenziale millantando alla città un dono che in realtà e’ un danno. Stiamo parlando del teatro Verdi di cui si fregia di essere primo e unico attore del restauro. Con la decisione presa, dettata a suo dire dall’insormontabile ostacolo di un vincolo, inopportuno quanto discutibile, sta dando il colpo di grazia, in perfetta continuità con le Amministrazioni Comunali precedenti, alla richiesta di oltre 30 Ass. culturali, di un gran numero di cittadini e di importanti e qualificati esperti nazionali del settore per la ricostruzione del nostro Teatro storico. Per noi cittadini riavere la sala spettatori ottocentesca dell’Arch. L.Poletti (l’ingresso e il foyer sono originali, il palcoscenico non è altro che una struttura tecnica) rappresenta un atto di consapevole riconquista dell’eredità culturale che ci appartiene, un simbolo identitario, un legame forte tra generazioni e una sfida tecnologica indirizzata verso l’eccellenza in grado di condizionare in modo determinante l’impostazione culturale e la crescita della città;
invece, per il politico, non sono determinanti storia, identità e richieste della popolazione, perché spesso dietro all’interesse per la città si celano ambizioni personali per il consolidamento delle proprie posizioni. Per cui è risultato necessario trovare rapidamente un’idea progettuale di massima da poter utilizzare nei pochi giorni che restano della campagna elettorale regionale. Il gioco è fatto; … storica conquista, unica strada possibile, tutti ignoranti quelli che vorrebbero la sala spettatori originale, sarebbe un falso storico…Venezia, Bari, Milano, Parigi, Londra, Rimini ecc., con i loro “falsi storici” , diffondono e promuovono cultura nel mondo. Alla faccia del tanto sbandierato cambiamento politico…oppure…forse ha ragione, siamo proprio ignoranti, non abbiamo capito che il cambiamento era solo di casacca”.