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Studioso scopre nuova specie di uccello in Ecuador. Ma è in via d’estinzione

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È il”colibrì”, alto 11 centimetri, dal piumaggio luccicante,la gola color blu acceso e la testa verde smeraldo.Vive sulle Ande.

di Vito Nicola Lacerenza

Nel ventunesimo secolo si tende ad essere proiettati verso l’universo alla ricerca di nuovi pianeti, forse abitati da forme di vita aliene,  e sembra che le Terra non nasconda più segreti all’uomo. Ma non è così. Pochi giorni fa lo studioso Francisco Sornoza ha scoperto in Ecuador una nuova specie di uccello. Si tratta di un minuscolo colibrì alto 11 cm. Il volatile è stato denominato dagli studiosi Oreotrochilus cynolaemus che significa “Stella dalla gola azzurra”. Tale nome rispecchia l’impressione che Franzisco Sornoza e il suo team hanno avuto nell’ammirare l’animale. Un  uccello dal piumaggio luccicante, come una stella, e dai colori più svariati. All’altezza della gola sfoggia piume blu, mentre sul petto bianco neve, attraversato da due strisce nere, si erge la testa di color verde smeraldo. L’aspetto estetico del  Oreotrochilus cynolaemus ha lasciato estasiati gli studiosi dell’Istituto Nazionale di Biodiversità dell’Ecuador, che dopo 11 mesi di ricerche hanno confermato che l’animale non era nella lista delle specie di uccelli conosciute al mondo. Un sesto di queste, 1.600 esemplari, vive in Ecuador, dove sono presenti 132 specie di colibrì. Sebbene tutti i colibrì abbiano caratteristiche fisiche molto particolari, è difficile distinguerli.

Ad aiutare gli scienziati nei lavori di identificazione è stato il fatto che l’ Oreotrochilus cynolaemus vive in zona molto circoscritta: la collina di Arcos vicino la città ecuadoriana di Zaruma, al confine col Perù. L’habitat naturale del colibrì “dalla gola blu” si estende per circa 10 chilometri quadrati, ma non è stato sempre così. In passato il piccolo volatile viveva inun’area montuosa estesa curca 100 chilometri quadrati nel cuore delle Ande, a 3.000 chilometri d’altezza, dove i venti gelidi rendono la vita impossibile ad altri animali fisicamente più robusti. Ma l’Oreotrochilus cynolaemus è un vero “campione di sopravvivenza” e riesce a far fronte alle condizioni di vita proibitive regolando il battito cardiaco. Durante il giorno, quando le temperature sono più alte, il cuore del colibrì ha un ritmo cardiaco di 1.600 battiti al minuto mentre di notte, con l’arrivo delle gelate, il numero scende a 90. Tale meccanismo fisiologico consente all’animale di mantenere costantemente alta la temperatura corporea evitando la morte per assideramento. Non è il freddo a rappresentare un pericolo per il colibrì ma i minatori ecuadoriani. Questi ultimi, nell’effettuare gli scavi, distruggono distese di terreni incolti pieni  di fiori, del cui polline si nutre l’ Oreotrochilus cynolaemus. Man mano che l’industria mineraria si sviluppa, i piccoli volatili scompaiono e rischiano di scomparire.

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