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Diritti umani

Strage dei Waiapi in Brasile, assaltati dai “garimpeiros”, cacciatori d’oro con il placet di Bolsonaro

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In Brasile i “garimpeiros”, cacciatori d’oro, assaltano le ultime popolazioni indigene per costringerle ad abbandonare le foreste dell’Amazzonia. Uccisi 52 Waiapi e il loro capo. Il presidente Bolsonaro è al fianco dei garimpeiros ed ha definito “uomini preistorici” i Waiapi.

“Una guerra tra uomini armati di lance contro altri dotati di mitra”. È così che moltissimi osservatori hanno definito la lotta per la sopravvivenza delle popolazioni indigene brasiliane. Tribù impegnate da anni a difendere la foresta amazzonica, la loro terra, agognata da latifondisti, boscaioli e  “garimpeiros”, i cacciatori d’oro, noti alle cronache per la loro spietatezza quando si tratta di mettere le mani su qualche miniera. Finora si erano limitati ad inquinare i fiumi dell’Amazzonia con il mercurio e distruggere ettari di foresta. Ma sabato scorso nel nord-est del Brasile, 52 indigeni di etnia Waiãpi sono stati uccisi, tre giorni dopo l’assassinio del leader della loro comunità. I principali sospettati della carneficina sono proprio i  garimpeiros, i più beneficiati dalla politica economica del presidente brasiliano Jair Bolsonaro che, aprendo i territori indigeni alle miniere, sta “incoraggiando i cercatori d’oro illegali ed altri invasori”.

«Bolsonaro ha praticamente dichiarato guerra alle popolazioni indigene- ha affermato Stephen Corry, direttore di Survival International, organizzazione che difende i diritti delle popolazioni native. E non è l’unica. Anche l’Unesco è scesa in campo, dichiarando le realizzazioni artistiche degli aborigeni d’Amazzonia patrimonio dell’umanità. Ma il supporto internazionale ottenuto dagli indigeni deve fare i conti con Bolsonaro che, oltre ad aver negato la strage dei  Waiãpi, ha recentemente definito  questi indigeni che vivono nelle foreste dell’Amazzonia “uomini preistorici” senza accesso alle “meraviglie della modernità”. “Meraviglie” che Bolsonaro ha contribuito a far sottrarre ai Waiapi, privandoli dei servizi sanitari ed educativi per costringerli ad abbandonare le foreste. Lo ha denunciato la Coiab, la maggiore rete di organizzazioni indigene del Brasile.

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