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Soldatessa fugge dalla Corea del Nord e dal regime comunista e diventa sostenitrice del presidente americano Trump

La militare rivela i dieci anni di violenze subite sotto la dittatura del nordcoreano Kim Jong
di Vito Nicola Lacerenza
Era una soldatessa del regime comunista nordcoreano, ma ora è diventata un’accesa e convinta supporter del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Si chiama Lee So Yoen. Per dieci anni ha svolto il duro servizio di leva militare in un accampamento privo di corrente elettrica, riscaldamento e con lavandini da dove, con l’acqua gelida, fuoriescono spesso rane e serpenti: questa situazione insostenibile ha spinto Lee a fuggire nella vicina Corea del Sud, all’età di 28 anni. «Mangiavo talmente poco da non avere più le mestruazioni- ha raccontato l’ex militare- Ho rischiato di essere violentata dai miei superiori, che erano liberi di fare ciò che volevano con le donne loro sottoposte. Eppure, noi soldatesse eravamo comunque più fortunate dei civili. Almeno, a differenza di molti, avevamo un pasto sicuro ogni giorno». Sarebbero più di tre milioni, secondo le associazioni per i diritti umani, i nordcoreani morti per denutrizione negli ultimi tre anni. «Non mi vergogno di essere fan di Trump- ha ammesso Lee- condivido pienamente la sua linea dura contro Kim Jong Un (il dittatore nordcoreano ndr). La libertà e la democrazia sono giuste. Solo adesso che sono fuggita dalla Corea del Nord ho capito che la dittatura è sbagliata».
Rendersene conto prima, durante il servizio militare, sarebbe stato impossibile. Lee, come ogni soldato in Corea del Nord, era costretta a frequentare un “corso di militarizzazione mentale”: otto ore settimanali in cui ai soldati viene spiegata “la natura divina” del dittatore e quanto, in virtù della sua “sacralità”, sia doveroso morire per lui, combattendo contro gli americani e i soldati sudcoreani, considerati nemici giurati del comunismo e della Corea del Nord. «Ogni volta, prima di sparare, il nostro superiore ci domandava urlando: “Chi è il vostro nemico?”- ha raccontato Lee- e noi rispondevamo in coro: “gli americani e i soldati sudcoreani!”. Poi aprivamo il fuoco». Il totale isolamento della Corea del Nord dal resto del mondo ha permesso agli esponenti della gerarchia militare del regime di attuare un lavaggio del cervello degli abitanti su tutto il territorio nazionale. E questo indottrinamento avviene senza che nessun militare nordcoreano abbia mai visto un “americano” e nessun cittadino nordcoreano abbia la minima idea di cosa comporti l’esplosione di un ordigno nucleare per la salute delle persone e per l’ambiente. Per le centinaia di migliaia di leve dell’esercito nordcoreano i missili rappresentano solo il mezzo con cui assicurare “la libertà della Corea del Nord” .