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Ambiente & Turismo

Siccità e geopolitica

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Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) entro il 2025, metà della popolazione mondiale vivrà in aree sottoposte a stress idrico.

di Alexander Virgili

Si può partire da una semplice constatazione di base: senza acqua non c’è vita. Il problema dell’acqua e della sua scarsità è quindi collegato pure a quello dell’alimentazione. Perché oggi ci sia una crescente scarsità di acqua sul pianeta, a meno di rivoluzionarie tecnologie di dissalazione dai mari, è dovuto all’inquinamento crescente delle sorgenti, alla domanda in costante crescita, alle alterazioni climatiche che stanno incrementando le superfici di alcune zone già a rischio di siccità. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) entro il 2025, metà della popolazione mondiale vivrà in aree sottoposte a stress idrico. In attesa di future soluzioni nel ridurre i costi della dissalazione di acqua marina, che a sua volta è sempre più inquinata, l’impatto di questa situazione si manifesta in molti modi, dall’alterazione di alcuni ecosistemi ai conflitti per accaparrarsi le sorgenti o per ostacolare la costruzione di dighe.  Oramai l’acqua e la siccità sono intrecciate strettamente con gli scenari geopolitici futuri[1].

La siccità non è un fenomeno semplice e uniforme, ci sono almeno tre diverse categorie e cause di siccità. La siccità meteorologica si verifica quando c’è un periodo prolungato con precipitazioni inferiori alla media. La siccità meteorologica di solito precede gli altri tipi di siccità. La siccità idrologica si verifica quando le riserve idriche disponibili in fonti quali falde acquifere, laghi e bacini idrici scendono al di sotto di una soglia localmente significativa. La siccità idrologica tende a manifestarsi più lentamente, perché coinvolge l’acqua immagazzinata che viene utilizzata ma non reintegrata. Come accade per la siccità agricola, questa riduzione può essere innescata da qualcosa di più di una semplice perdita di precipitazioni.  Le siccità agricole, o ecologiche, colpiscono la produzione agricola o gli ecosistemi in generale. Questa condizione può anche sorgere, indipendentemente da qualsiasi cambiamento nei livelli delle precipitazioni, quando l’aumento dell’irrigazione o le condizioni del suolo e l’erosione innescata da sforzi agricoli mal pianificati causano una carenza di acqua disponibile per le colture. L’attività umana può innescare direttamente fattori aggravanti, ad esempio l’agricoltura eccessiva, l’irrigazione eccessiva, la deforestazione e l’erosione che hanno un impatto negativo sulla capacità del terreno di catturare e trattenere l’acqua.  Nei climi aridi, la principale fonte di erosione è il vento.

L’impatto ambientale, consistente principalmente nella siccità, produce ecosistemi sempre meno idonei all’agricoltura, l’isterilimento e l’erosione di alcuni suoli nonché danni alle varie modalità attraverso le quali si conservano gli equilibri ecosistemici e si ricavano alimenti ed acqua potabile. L’impatto economico si manifesta anzitutto attraverso l’incremento dei costi di materiali e prodotti alimentari, e si diffonde nei vari passaggi del ciclo economico sfociando in povertà, migrazioni, malnutrizione nei casi estremi, ma coinvolgendo pure, in generale, turismo, trasporti, industria e produzione di energia elettrica. L’impatto culturale e sociale non è secondario poiché l’acqua è stata lungamente considerata un bene illimitato, inoltre, le conseguenze della siccità spesso si differenziano per gruppi etnici, genere, gruppi religiosi, accentuando frammentazioni e conflittualità sociali. Non ultimo, l’impatto della siccità sulla salute umana, oltre alla malnutrizione, è dovuto ai più basi livelli medi di igiene e al sovraccarico di lavoro per donne e ragazze, che in molti Paesi sono le responsabili della fornitura di acqua per abitazioni e famiglie.

Il tema della siccità e delle alterazioni delle disponibilità di acqua non riguarda solo i Paesi della zona torrida intertropicale, come a volte si immagina, ma anche quelli delle zone temperate.  L’Unione Europea, in collaborazione con il progetto Copernicus, ha attivato il Global Drought Observatory, che monitora oltre alle zone critiche internazionali gli stessi Paesi europei.  Nel 2022 i livelli di allerta hanno riguardato numerose aree, sia mediterranee che dell’Est europeo, per il combinarsi della scarsa piovosità e delle ondate di calore che hanno provocato rapida evaporazione.  Ad esempio, lo scorso anno nei Paesi Bassi, in considerazione dei tipi di suoli che caratterizzano il Paese, dei livelli di evaporazione e della riduzione delle precipitazioni[2], si è dovuto elevare il livello di allerta nazionale circa il rischio di scarsità di acqua e di siccità.  Sempre nel 2022, oltre la metà del territorio francese era ai livelli critici di allerta per siccità, situazioni critiche si sono registrare pure in Germania, Spagna, Portogallo, Romania, Italia, Serbia.  Con il Danubio e altri fiumi europei con il livello ai minimi storici. I rischi connessi ai cambiamenti climatici sono tra le sfide più grandi che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi decenni, come conferma il documento Strategic Foresight Report pubblicato dalla Commissione Ue.

A livello globale, le iniziative geopolitiche per accaparrarsi le riserve di acqua e per reagire alle situazioni di siccità si moltiplicano in tutti i continenti. La stessa strategia indo-pacifica statunitense guarda con particolare attenzione al tema[3], attraverso un rinnovato interesse per l’area tibetana che con i suoi altopiani innevati alimenta numerosi fiumi, lungo alcuni dei quali la Cina ha costruito dighe che potrebbero ostacolare o bloccare l’afflusso di acqua in ampie aree a rischio siccità.  Già oggi la Cina può, attraverso il sistema di dighe, ridurre fortemente l’afflusso di acqua verso Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam, e le tensioni dirette con l’India sono già emerse più volte, come nel 2017. Circa 2,4 miliardi di persone vivono nel bacino idrografico dei fiumi himalayani. India, Cina, Pakistan, Bangladesh, Nepal e Myanmar potrebbero subire, nei prossimi decenni, sequenze di inondazioni seguite poi da siccità. Di recente, il ministro delle Risorse idriche cinese ha dichiarato che nel 2022 Pechino ha investito nella gestione dell’acqua più di 1 trilione di yuan (circa 148 miliardi di dollari), con un aumento del 44% rispetto all’anno precedente.  A questi fondi si aggiungono quelli che, attraverso “aiuti internazionali allo sviluppo” forniti dalla Cina, stanno contribuendo a realizzare in Africa infrastrutture e dighe (che in caso di mancato rimborso dei prestiti passerebbero sotto il controllo cinese). La Cina partecipa pure al land grabbing (accaparramento) delle zone potenzialmente più fertili di quel continente.  In ciò giovandosi della diffusa immagine negativa che in molti Paesi africani persiste verso le ex potenze coloniali, così come se ne giova la Russa per la sua espansione in quel continente.  Non è necessario essere degli esperti per capire che la siccità e le inondazioni, alternate, hanno effetti molto distruttivi sui sistemi di sussistenza di molte popolazioni di varie aree africane. Meno conosciuta, ma altrettanto a rischio di forti tensioni diplomatiche, la disputa sull’utilizzo delle risorse idriche al confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Anche in questo caso all’origine c’è la redistribuzione delle acque – sempre più scarse – tra gli agricoltori messicani e quelli statunitensi a rischio di siccità.

Il ruolo crescente dell’acqua nelle questioni geopolitiche è sempre più evidente, tanto che alcuni studiosi hanno parlato di una vera e propria “geopolitica dell’acqua”[4] e del suo uso quale strumento a scopi difensivi o di attacco[5], altri hanno confermato che siccità ed acqua costituiranno cause sempre più frequenti di conflitto[6].   Non solo rischio di carestie e migrazioni, quindi, potrebbero saltare alcune catene di approvvigionamento alimentare (il 40% delle importazioni agricole europee potrebbe essere a rischio) così come intere filiere industriali per difficoltà di reperimento delle materie prime.  I flussi migratori, già intensi all’interno dei Paesi con accentuata siccità, dalle zone rurali verso le città, potrebbero subire forti incrementi spostandosi sulle rotte internazionali.

Mami Mizutori, rappresentante speciale del Segretario delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di catastrofi, nel descrivere la preoccupazione di fronte a un’emergenza nascosta, o che perlomeno si fa finta di non voler vedere, ha affermato “La siccità è sul punto di divenire la prossima pandemia e per essa non ci sono vaccini….. La maggior parte del mondo convivrà, nel giro di pochi anni, con lo stress della mancanza di acqua: la domanda supererà le riserve durante certi periodi dell’anno[7]. Per avere un’idea della dimensione che già oggi ha il fenomeno basti ricordare che almeno un miliardo e mezzo di persone sono già state colpite direttamente da mancanza di acqua in questo secolo. Si badi che, se è vero che le popolazioni vivono gli effetti della siccità da almeno 5.000 anni, ciò cui si assiste oggi è qualcosa di diverso, cioè l’aumento del raggio d’azione (l’ONU usa il termine widespread) della siccità accresciuto dalle attività di origine antropica. La call to action ai governi è chiara: se si vuole prevenire la siccità è necessario riformare e regolamentare i metodi di estrazione, stoccaggio, uso e distribuzione dell’acqua.  Possibilmente prima che la preziosa risorsa rischi di diventare ancora più scarsa.  La sfida globale è politica, ambientale, economica, sociale ma anche etica, come è stato ben evidenziato da una Enciclica[8] di Papa Francesco.

[1]    Friedman G., Fedirka A., “Water and Geopolitical Imperatives”, in Geopolitical Futures, march, 2017

[2] Ovvero il Combined Drought Indicator, vedasi: “Water scarcity in Netherlands”, August 2022, GDO Analytical Report

[3] Mendis P., “The Geopolitics of Water and the New Indo-Pacific Strategy”, in Harvard International Review, 22-3-2021

[4] Gnerre O., “Geopolitical Theory of Water”, in ModernDiplomacy, August, 2020

[5] Jean C., Geopolitica del mondo contemporaneo, Laterza editori, 2012

[6] Van der Heiden K., Stinson C., “Water is a growing source of global conflict”, World Economic Forum, paper, 2019

[7] Rapporto sulla siccità redatto dall’UNDRR (UN office for Disaster Risk Reduction), 2021

[8] Vedasi: “Laudato sì”, la seconda enciclica di Papa Francesco, del 2015

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