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Ambiente & Turismo

“Act Now For Fur Free Europe”: gli animalisti vogliono liberare l’Europa dalla folle moda delle pellicce 

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Milioni sono gli animali che ogni anno vengono uccisi in modo crudele per ricavarne pellicce: è giunto il tempo di fermare per sempre tante e tali crudeltà

 di Giordana Fauci

Tra il 2020 e il 2021 l’Italia ha importato dalla Romania pellicce grezze, conciate, oltre a non pochi accessori di abbigliamento con inserti in pelliccia, per un valore che ammonta ad oltre 1 milione e 200 mila Euro.

Un dato certo che comporta un’ulteriore certezza: fintanto che il nostro Paese continuerà ad importare pellicce da altri Paesi, quali la Romania ma, invero, non solo, si renderà complice delle sofferenze terrificanti a cui vengono sottoposti innumerevoli animali.

Del resto, le immagini raccolte durante l’investigazione effettuata di recente proprio in Romania rivelano cotante crudeltà e, al tempo stesso, la necessità di vietare gli allevamenti di animali da pelliccia nell’Unione Europea.

Perché, al di là di divieti che, ad onore del vero, sono già esistenti, ogni anno nell’UE si allevano per, poi, essere uccisi e ricavarne pellicce ben 8 milioni di animali selvatici, quali visoni, volpi e cincillà, in seguito  liberamente commerciati.

Ecco perché è giunto il tempo di fermare questa forma di crudeltà legalizzata.

Non a caso quel che è emerso dalla suddetta inchiesta, portata a termine con coraggio da un gruppo di volontari della Humane Society International Europe, all’interno di uno dei numerosi allevamenti di cincillà presenti in Romania, ha documentato in modo estremamente dettagliato la crudeltà di siffatte fabbriche dell’orrore, composte da file di gabbie metalliche, impilate le une sulle altre, in stanza chiuse e con cumuli di escrementi.

…I filmati sono a dir poco agghiaccianti: mostrano cuccioli che a gran fatica camminano sul filo metallico delle gabbie, scivolando in continuazione; mentre cincillà adulti masticano le sbarre, evidentemente stressati di dover vivere in luoghi tanto angusti e sporchi.

E tutto questo senza dimenticare altre gabbie, in cui coppie di cincillà adulti sono costretti a riprodursi di continuo, almeno fino a che sono in grado di farlo per, poi, finire uccisi in camere a gas “casalinghe”.

Ecco perché, innanzi a questi scempi, le associazioni animaliste di tutta Europa, rappresentate in Italia da Essere Animali, Humane Society Internatonal Europe ed ALI – Animal Law Italia – hanno dato avvio all’iniziativa “Fur Free Europe”, chiedendo l’introduzione di un divieto di allevamento degli animali da pelliccia, oltre che l’importazione e la vendita dei prodotti di pellicceria in tutti i Paesi dell’Unione Europea.

E, al raggiungimento di un milione di firme convalidate dei cittadini dell’UE, la Commissione Europea non potrà non rispondere formalmente alla richiesta così formulata.

Perché la suddetta Iniziativa dei Cittadini Europei – ICE – rappresenta uno strumento di democrazia partecipativa, previsto dallo stesso diritto comunitario.

…Un metodo col quale i cittadini dell’UE hanno modo di invitare la Commissione Europea a presentare una proposta di atto giuridico ai fini dell’attuazione dei trattati dell’Unione.

…Un metodo che, a differenza delle comuni petizioni, richiede una raccolta di firme più complessa che deve necessariamente avvenire entro dodici mesi di tempo, fornendo alcuni dati personali degli stessi firmatari.

Ed è stato per sensibilizzare il maggior numero di persone possibili che, nel settembre 2022, in occasione della inaugurazione della Settimana della Moda di Milano, assieme alle associazioni LAV, ALI ed Essere Animali, la Humane Society International Europe ha proiettato sull’edificio della Camera Nazionale della Moda Italiana un eloquente messaggio: “Act now for a Fur Free Europe”.

Tuttavia la Conferenza Stato regioni è stata convocata solo il 12 ottobre, al fine di esprimere un parere riguardo al Decreto del Ministro delle Politiche Agricole, presentato di concerto coi Ministri della Salute e della Transizione Ecologica su “Criteri e modalità di corresponsione dell’indennizzo a favore dei titolari degli allevamenti di visoni, volpi, cani procioni, cincillà e animali di qualsiasi altra specie per finalità di ricavarne pellicce”, nonché sulla “Disciplina delle cessioni e della detenzione dei suddetti animali”, invero emanati con oltre 6 mesi di ritardo rispetto alla scadenza prevista dalla legge e il cui termine coincideva, per l’’esattezza, col 31 gennaio 2022.

Ecco perché è necessario che questi ritardi non si verifichino più e che anzi, il Governo porti a termine il suo lavoro con la massima urgenza.

…Perché il divieto di allevamento di animali destinati alla produzione di pellicce potrà evitare (stando ai dati dell’ultimo ciclo produttivo negli allevamenti italiani presentato nel 2019) la morte di 60 mila visoni l’anno, a non dimenticare tutti gli altri animali che annualmente vengono uccisi per farne inutili pellicce.

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