Ambiente & Turismo
Roma, ‘Dal degrado al decoro’ a Ponte Milvio
La eco- art di Antonio Petronzi rivaluta la zona di Ponte Milvio utilizzando pietre di cave del Gargano e legni e tronchi recuperati dai platani rimossi sul viale che costeggia il parco
Roma, 19 febbraio – Dal degrado al decoro, è questa la mission di Antonio Petronzi, artista sensibile e variegato che da tempo sta recuperando una parte di un parco in località Tor di Quinto, non utilizzata e in stato di degrado, trasformandola in laboratorio d’arte e spazio espositivo. Per questa attività utilizza pietre di cave del Gargano e legni e tronchi recuperati dai platani rimossi su Viale Tor di Quinto a Roma. Antonio Petronzi nasce a San Paolo di Civitate in provincia di Foggia il 25 aprile del 1953. Dopo varie esperienze da autodidatta nel settore pubblicitario, collabora con Aziende quale consulente esperto in comunicazione e marketing, in Italia e a livello europeo. Da alcuni anni si dedica alla scultura utilizzando pietre di cave del Gargano e legni di ulivo provenienti da potature di vecchi alberi. Con alcune sculture ha partecipato a mostre temporanee in varie gallerie pubbliche e private, tra cui l’ “Accademia del Superfluo”, la “Cappella Orsini”, la “Casina delle Civette (Villa Torlonia)”, l’ “Accademia Nazionale di Belle Arti di Luig (Ucraina) Si trasferisce a Roma nel 1999 con un progetto pilota denominato “Contatto Graffiti” che univa l’Arte a tematiche sociali. Il progetto fu utilizzato dai Comuni di Roma, Milano e Pescara. Nel 2001, nei locali dell’ex frigorifero dell’ex Mattatoio a Testaccio, organizza un progetto denominato “Natural Contatto”, al quale partecipano artisti di varie nazionalità, che producono ed espongono le loro opere in quei locali, con la possibilità di vendita diretta dei pezzi prodotti e la socializzazione con gli abitanti del quartiere, facendo scaturire così un arricchimento del tessuto sociale. Nel 2003 collabora con la Galleria d’Arte “Gard Roma Design” ad un progetto che prevedeva l’organizzazione di laboratori e allestimenti esterni con criteri ecologici di riciclo materiali. La filosofia alla base delle attività di Petronzi è che l’anima degli oggetti, come origina in natura, debba essere rispettata, pure in caso di utilizzi diversi. Lo spreco delle risorse naturali è uno dei maggiori danni della nostra epoca e, opponendosi concettualmente e fattivamente con azioni di riciclaggio e di riutilizzo, si può salvare la Natura e ridare nuova dignità a materiali di scarto con la trasformazione degli stessi in opere d’arte. Importante è il suo concetto di “vuoto artistico” che emerge dalle sue opere visto come qualcosa non di statico ma di dinamico, da cui originano tutte le cose, contenitore del tutto. “Il vuoto è forma, la forma è vuoto”. È una visione viva, carica di tensione, di energia, è meditazione, è attenzione immobile che dà espressione allo spazio prima della creazione, prima dell’azione creativa. Nel lavorare il legno l’artista realizza vuoti per così dire naturali che lo stesso materiale fornisce lasciandosi plasmare influenzando le sue stesse forme, la materia è il soggetto e non l’oggetto come comunemente utilizzata. Attraverso un vuoto si riesce a guardare oltre come una finestra che si apre sul mondo. I materiali utilizzati sono esclusivamente di scarto : radici, residui di potature, tronchi malati, il legno utilizzato è l’ulivo pugliese della zona di origine e il platano romano, utilizza inoltre pietre naturali prese ai cigli delle strade di campagna oppure emerse dalle arature del terreno, per sculture più grandi in pietra utilizza in assemblaggio scarti di lavorazione di segheria, falde e scorza di marmo, materiale estratto da una cava del Gargano. Il suo è un “naturale contatto” con la madre terra, un rapporto rispettoso quello che emerge da questa eco-art del Petronzi.