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Diritti umani

Respingimento immigrati: Italia criticata dagli Stati UE che fanno altrettanto

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L’Italia ha detto “no” all’approdo dell’ Aquarius e viene accusata di infrangere i diritti umani da altri Paesi europei che sono ancora più “duri” coi clandestini.

di Vito Nicola Lacerenza

Non è piaciuta ad alcuni Paesi europei la chiusura dei porti, decisa dal ministro dell’interno Matteo Salvini, per impedire l’approdo della nave Aquarius, con a bordo oltre 600 rifugiati. Al provvedimento sono subito seguite le critiche di Francia e Spagna, insieme all’accusa di violazione dei diritti umani. Eppure anche i due Stati si sono resi noti per la loro linea dura sulla politica migratoria. In Francia, l’anno scorso, è stato distrutto un immenso campo profughi, soprannominato “la giungla”, nei pressi di Calais, città nel nord della nazione. I circa 500 richiedenti asilo, che vi erano accampati, sono finiti, così, a vivere per strada o nei boschi. Secondo un rapporto dell’associazione per i diritti umani Human Right Watch,  dopo la distruzione della baraccopoli, la polizia francese, per allontanare i clandestini dalla zona, oltre ad impedire l’accesso agli aiuti umanitari, è ricorsa a vere e proprie misure persecutorie nei  confronti dei profughi. Mentre dormivano, accampati sotto un ponte,  sdraiati su una panchina o su un marciapiede,  venivano spruzzati con spray al peperoncino negli occhi, e su tutto il corpo, dagli agenti. Anche i loro giacigli, lenzuola, vestiti e cibo venivano cosparsi di sostanze urticanti, in modo da renderli inutilizzabili. Neppure i bambini erano risparmiati.

L’episodio ha suscitato scandalo nell’opinione pubblica transalpina e un tribunale francese ha condannato l’operato degli agenti, definendolo “inumano” e “degradante”. Invece, era “conforme al regolamento”, secondo un capitano di polizia spagnolo,  l’ordine dato ai suoi sottoposti di sparare proiettili di gomma e di lanciare lacrimogeni ad un gruppo di immigrati, che cercavano di raggiungere a nuoto la città spagnola di Cetua. Quindici clandestini sono rimasti uccisi e 16 agenti sono poi finiti sotto processo. Se i poliziotti spagnoli devono rispondere  del reato di omicidio colposo e aggressione in tribunale, la cancelliera tedesca Angela Merkel deve rendere conto della decisione di aver lasciato entrare, nel 2015, un milione di rifugiati siriani in Germania. A chiedere spiegazioni alla cancelliera è il partito di estrema destra tedesco Afd, che sale nei sondaggi grazie alla sua campagna contro gli immigrati, rischiando, alle prossime elezioni locali, di strappare il  governo della Baviera al partner di coalizione storico della Merkel, il CSU.  Il partito, a breve, dovrà affrontare i populisti di estrema destra in una battaglia all’ultimo voto, per vincere la quale il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, del CSU, ha chiesto alla Merkel di attuare  una politica migratoria più restrittiva.

La proposta di Seehofer consiste nel conferire agli agenti di polizia l’autorità di rispedire oltre il confine  gli immigrati irregolari o quelli la cui richiesta d’asilo non è stata presentata in Germania. L’immigrazione clandestina è un fenomeno difficile da gestire per tutti i Paesi europei, sempre più propensi a rivedere il Regolamento di Dublino, ovvero il trattato a cui, dal 2003, i membri dell’UE si attengono, per la gestione dei rifugiati.  La normativa garantisce, o almeno così dovrebbe essere, che i migranti vengano accolti nel Paese in cui sbarcano, in attesa di un’ “equa distribuzione” tra tutti gli Stati membri, che spesso sono restii ad accoglierli. La scarsa collaborazione tra le nazioni europee rende “il sistema di Dublino ingiusto sia nei confronti dei profughi sia dei Paesi di frontiera”, come l’ Italia e la Grecia, che devono, da sole, far fronte ad una delle più grandi crisi umanitarie della storia.

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