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Quando le donne erano costrette ad emigrare da sole- When women who were forced to migrate alone

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Tempo di lettura: 10 minuti
di emigrazione e di matrimoni

Quando le donne erano costrette ad emigrare da sole

Oggi vogliamo trattare una categoria particolare dell’emigrazione italiana, quello delle donne che sono state costrette a emigrare da sole a causa delle condizioni in Italia, e in modo particolare la generazione nata dalla fine della Grande Guerra al 1930.

Però, prima di continuare abbiamo l’obbligo di spiegare le condizioni delle donne italiane, non solo fino allo scoppio della Secondo Guerra Mondiale, ma persino fino a metà degli anni ’80, almeno per il loro stato legale.

Infatti, fino a pochi anni fa in termini storici la donna italiana era decisamente una cittadina di seconda classe paragonata al maschio.

E questo si capisce benissimo da due fatti, il primo che prima del 1946, precisamente nella data per il Referendum per la Repubblica del 2 giugno di quell’anno, la donna italiana non aveva il diritto di voto. E il secondo fatto che fino al 1948 la donna non poteva dare la cittadinanza italiana al figlio, solo il maschio poteva farlo, come hanno scoperto moltissimi discendenti di emigrati italiani negli ultimi anni, quando hanno cominciato a ricercare la possibilità d’essere riconosciuti come cittadini italiani.

Però, in molto sensi questi limiti legali erano banali paragonati a leggi che le tenevano soggette ai maschi. Fino al 1981 vigeva ancora la legge che permetteva il cosiddetto “delitto d’onore”, per cui il marito che trovava la moglie in flagrante con il suo amante poteva uccidere entrambi senza essere perseguibile per il reato di omicidio.

Il “matrimonio riparatore” era una legge che permetteva al maschio di costringere la donna “desiderata” tramite lo stupro. In questi casi, per “salvare l’onore” della povera ragazza, se i genitori di lei avessero permesso il matrimonio al suo stupratore, il delitto di stupro sarebbe stato estinto.

Inoltre, la generazione di donne nata negli anni dopo la Grande Guerra ha avuto un destino crudele, perché proprio nel momento in cui avrebbero potuto iniziare a cercare possibile marito, non solo è scoppiata una guerra di nuovo, che costrinse i maschi a combattere in altri paesi e continenti, ma l’Italia si è trovata invasa da soldati di moltissimi paesi e quindi le donne, spesso rimaste sole senza la presenza dei maschi di famiglia, hanno dovuto prendere decisioni che in tempi normali non avrebbero mai dovuto affrontare.

Queste, quindi, erano le condizioni di vita della donna italiana che è emigrata all’estero negli anni subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, una delle ondate più grandi nel corso degli oltre 150 anni della nostra emigrazione.

A peggiorare questa situazione c’erano i pettegolezzi inevitabili di quelle donne che il grande Fabrizio de André definiva “le comari del rione”, che emettevano sentenze sui comportamenti delle loro paesane considerate delle  “svergognate” (sic) durante il periodo di occupazione di forze straniere, e sicuramente spesso anche con soldati italiani di altre regioni, che all’epoca erano considerati quasi alla pari degli stranieri veri.

Ci vuole poco per capire che si trattava di donne che dovettero fare le prostitute, oppure prese come amanti da ufficiali di occupazione che cercavano “conforto” dallo stress di combattere. Però, possiamo anche aggiungere quelle donne che facevano il contrabbando, e anche quelle con il coraggio di combattere con i partigiani.

E aggiungiamo una categoria particolarmente tragica, quelle molte di migliaia di donne stuprate dalle forze alleate nel Lazio e raccontate nel libro “La Ciociara” di Alberto Moravia, come anche nel film omonimo del regista Vittorio de Sica in cui Sophia Loren vinse un Oscar.

Allora, tra le donne migrate negli anni post-bellici c’erano molte che scappavano da situazioni insopportabili nei loro paesi di origine. Alcune magari avevano fratelli all’estero che potevano aiutarle, ma altre hanno dovuto trovare altri mezzi per costruire una vita nuova all’estero.

Ma c’è anche un’altra categoria di donne che, proprio a causa della guerra, non hanno potuto sposare il loro amato e si trovarono ancora nubili a un’età in cui, di solito, una donna era già madre di più figli. E anche in questi casi, “le comari del rione” mettevano pressioni sulle donne sfortunate che le costrinsero a emigrare.

Però, le condizioni di vita sotto la legge del “delitto d’onore” e il matrimonio riparatore voleva dire, particolarmente nelle regioni meridionali, in modo particolare nella Sicilia, costringere ragazze vittime di reati orribili ad accettare matrimoni con i loro “aguzzini”.

E per capire la forza di queste pressioni basta citare il nome di Franca Viola, allora diciottenne, che fu sequestrata e abusata per una settimana a partire dal 26 dicembre del 1965. Per chi vuole sapere di più.

Però, lei ebbe il coraggio di rifiutare il “matrimonio riparatore” offerto dall’aggressore e portò la causa in tribunale, con suo padre parte civile. Vinse la sua battaglia, però ci vollero anni per essere accettata da quella parte della popolazione, che comprende anche donne, convinta che si doveva accettare silenziosamente quel “destino” che destino non è, ma reato vero e proprio…

In quegli anni la battaglia contro il “delitto d’onore” era già iniziata e l’espressione più celebre di quella battagli fu il film del 1961 “Divorzio all’italiana” del regista Piero Germi interpretato da Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli, che dimostra tutta l’ipocrisia di questi comportamenti.

E allora, anche in questi casi, ci saranno state donne costrette a emigrare per evitare le pressioni di parenti e paesani conviti che dovessero accettare i “matrimoni riparatori”.

Ma dobbiamo anche riconoscere che parte di queste battaglie fu vinta dal Referendum del 1971 che finalmente diede all’Italia una legge sul divorzio che permise alle donne e anche uomini in matrimoni infelici, di porre fine in modo “pacifico” al loro rapporto e di non dovere fare finta di vivere matrimoni felici, magari con mariti che già convivevano con le loro amanti e tutto il paese lo sapeva, aggiungendo vergogna ai tormenti della donna. Sarebbe interessante conoscere anche le statistiche delle donne soggette al “matrimonio riparatore” che hanno chiesto il divorzio dopo il referendum. Ma anche in questi casi, per via delle pressioni delle famiglie le donne hanno dovuto sicuramente fare finta di condurre una vita “regolare”, almeno in pubblico.

Come abbiamo già detto, queste battaglie finirono, almeno a livello legale, nel 1981. Però, il numero di femminicidi che vediamo regolarmente nel paese dimostra tragicamente, che ci sono maschi che credono ancora ai “concetti di maschilismo” che hanno costretto le nostre donne a subire pressioni e violenze dai maschi per secoli.

Allora, quando parliamo di emigrazione nel corso dei secoli, dobbiamo riconoscere che tra i nostri emigrati ci sono stati sempre coloro che scappavano da qualcosa in Italia. Sia da situazioni come quelle descritte in questo articolo, che da scandali finanziari, oppure altri scandali di ogni genere.

E tra questi c’erano indubbiamente donne, chi da sola e chi con matrimoni di convenienza per poter ottenere un visto per il paese nuovo, che scappavano da situazioni orribili nei loro paesi di nascita, grazie al comportamento barbaro dei maschi.

L’emigrazione è un aspetto fondamentale della nostra Storia, ma comprende anche casi tristi/tragici, come anche chi fuggiva da reati in Italia, o per chissà quali motivi. E spesso questo spiega il rifiuto di parenti in Italia di accogliere in casa i discendenti dei loro parenti emigrati…

Perciò, chi comincia le ricerche per scoprire le proprie origini deve tenere in mente la possibilità di scoprire segreti del passato inimmaginabili perché, quando cerchi il passato non sai mai dove ti porterà…

When women who were forced to migrate alone

Today we want to deal with a specific category of Italian migration, the category of women forced to migrate alone due to the conditions in Italy, and especially the generation born from the end of the Great War until 1930.

However, before continuing we have an obligation to explain the conditions of Italian women, not only until the outbreak of the Second World War, but even until the mid-1980s, at least in terms of their legal status.

In fact, until only a few years ago in historical terms, Italian women were decidedly second-class citizens compared to the men.

And this can be understood very well by two facts, the first that, before 1946, precisely the Referendum for the Republic on June 2 of that year, Italian women did not have the right to vote. And the second fact is that until 1948 Italian women could not give Italian citizenship to their children, only the male could, as many descendants of Italian migrants have discovered in recent years when they began to research the possibility of being recognized as Italian citizens.

However, in many ways these legal limits were trivial compared to the laws that kept them subject to the men. In fact, until 1981 there was a law in Italy that allowed the so-called “delitto d’onore” (honour killing) that allowed the husband who caught his wife in the act with her lover to kill both without being subject to the law for the crime of murder.

The so-called “matrimonio riparatore” (reparatory marriage) was a law that allowed the man to force the “desired” woman through rape. In these cases, in order to “save the honour” of the poor girl, if her parents allowed the marriage to her rapist the crime of rape would have been extinguished.

Furthermore, the generation born after World War One had a cruel fate, because, precisely at the moment that they normally would have begun to look for possible husbands, not only did war break out once more, which forced men to fight in other countries and continents, but Italy was invaded by soldiers from many countries and therefore the women, often left alone without the men of the family, had to make decisions that they would normally not have to face.

Therefore, these were the conditions of the lives of Italian women who migrated overseas in the years immediately after the Second World War, one of the biggest waves over the more than 150 years of our migration.

Making these situations even worse was the inevitable gossiping of those women that the great Italian songwriter Fabrizio de André defined as the “comari del rione” (town gossips) who condemned the behaviour of their paesane (women of the same town) that they considered “svergognate” (shameless) during the occupation by foreign troops and often even with Italian soldiers from other regions who, at the time, were considered almost on a par with real foreigners.

It does not take much to understand that these were women who had to work as prostitutes or who took lovers amongst the officers of the occupation forces looking for “comfort” from the stress of fighting. However, we can also add those women who smuggled, or even those who were brave enough to fight with the partisans.

And we add a particularly tragic category, those many thousands of women raped by the Allied forces in the Lazio region and described by Alberto Moravia in his book “La Ciociara” (“Two Women” in English), as well as in the film of the same name directed by Vittorio de Sica in which Sophia Loren won the Oscar as best actress.

So, amongst the women who migrated in the years after the war there were many running away from unbearable conditions in their hometowns. Perhaps some had brothers overseas to help them, but others had to find other means to find a new life overseas.

But there was another category of women who, precisely because of the war, could not marry their loved one and they found themselves unmarried at an age in which a woman was normally already married with children. And even in these cases the “town gossips” put pressure on the unlucky women that forced them to migrate.

However, the conditions of life under the “delitto d’onore” (honour killing) and “matrimonio riparatore” (reparatory marriage) meant, particularly in the southern regions, and especially in Sicily, forced young girls who were victims of horrible crimes to accept marriage with their “torturers”,

And to understand the strength of this pressure we only have to mention the name of Franca Viola, then nineteen, who was kidnapped for a week starting on December 26, 1965. For those who want to know more.

But she had the courage to refuse the reparatory marriage offered by the attacker and took the case to the courts, with her father as the injured party. She won her battle, but it took years for her to be accepted by that part of the population, which also includes women, to silently accept that “fate” which is not fate but a true crime…

In those years the fight against the “honour killings” had already begun and the most famous expression of those battles was the 1961 film “Divorzio all’italiana” (Divorce Italian Style) directed by Piero Germi and interpreted by Marcello Mastroianni and Stefania Sandrelli which demonstrates all the hypocrisy of that behaviour.

And so, even in these cases, there would have been women forced to migrate to avoid the pressure from relatives and townspeople to accept the “reparatory marriage”.

But we must also recognize that part of these battles was won by the Referendum in 1971 that finally gave Italy a divorce law which allowed women, and also men, in unhappy marriages, to “peacefully” put an end to an unhappy relationship and not have to pretend happy marriages, perhaps with husbands who already lived with their lovers that the whole town knew, adding shame to the woman’s torment. It would also be interesting to know the statistics of the women who were subjected to the “reparatory marriage” who tried to divorce after the referendum. But even in these cases, due to the pressure of the families the women were surely forced to pretend that they were leading a “normal life”, at least in public.

As we already said, these battles ended, at least legally, in the 1980s. But the number of feminicides that we see regularly in Italy tragically demonstrates that there are men who still believe in the “concepts of machismo” that forced our women to submit to the pressure and violence from men for centuries.

So, when we talk about migration over the centuries, we must recognize that amongst the migrants there were always those who were running away from something in Italy. Either from situations such as those we describe in this article, or from financial scandals, or other scandals of every type.

And amongst these people there were undoubtedly women, some alone or some with marriages of convenience in order to be able to obtain a visa for the new country, who were running away from horrible situations in their birthplaces thanks to the barbaric behaviour of men.

Emigration is a fundamental aspect of our history, but it also includes sad/tragic cases. As well as those running away from crimes in Italy, or for who knows what reasons. And this often explains the refusal of relatives in Italy to welcome the descendants of their migrant relatives into their home …

Therefore, those who start researching their origins must bear in mind the possibility of discovering unimaginable secrets from the past because, when you search for the past, you never know what you will find..

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