Italia
Migliaia di “hikikomori” in Italia: sono giovani che si “isolano dal mondo” e rifiutano ogni contatto con l’esterno

Il fenomeno nasce dalla insoddisfazione professionale e dalla precarietà del lavoro.
di Vito Nicola Lacerenza
Circa 30.000 ragazzi in Italia scelgono di vivere segregati nelle loro stanze, rifiutando qualunque contatto con l’esterno. Sono gli hikikomori(un termine giapponese) che in italiano si traduce con “isolati”. Si tratta di una forma di disagio giovanile nato negli anni novanta in Giappone, dove si calcola che gli hikikomori siano oltre 700.000. Il fenomeno di auto-emarginazione, secondo gli esperti, deriverebbe da un sentimento di insoddisfazione professionale, scaturito dalla precarietà del lavoro, di cui sono vittime le giovani generazioni. In bilico tra un mondo del lavoro instabile e un futuro incerto, molti ragazzi finiscono per perdere l’autostima e, sopraffatti da un senso di vergogna, non riescono più a relazionarsi con gli altri, così si chiudono in una stanza, in totale solitudine. In tali condizioni, l’isolamento prolungato può condurre ad una profonda depressione e all’autolesionismo.
«Mi sono isolato perché ho atteso troppo tempo per iscrivermi ad un corso d’arte. Mi ha sopraffatto un sentimento di delusione, così ho pensato che la mia famiglia e i miei amici avessero infinite ragioni per vergognarsi di me- ha scritto un anonimo hikikomori su un blog- allora mi sono chiuso nella mia stanza, il mio “purgatorio domestico”. Mia madre mi ha visto sbattere la testa contro le pareti di casa, rompere le sedie e gli elettrodomestici per la rabbia. Mi sono persino procurato bruciature sulle braccia con una sigaretta accesa. Sono consapevole del dolore causato ai miei genitori e mi vergogno di non aver mai fatto carriera, nonostante ne avessi le capacità. Sono le due colpe che mi hanno aperto la porta della depressione e della paranoia. Così mi chiudo in una stanza, dove nessuno può raggiungermi e me ne sto qui». Sebbene la sofferenza interiore porti a conseguenze pericolose, è difficile per i genitori accorgersi della crisi di autostima del figlio prima che queste si verifichino. A volte, l’ essere un hikikomori viene scambiato per una forma di eccessiva pigrizia o per un disagio momentaneo dovuto all’età giovanile oppure si pensa provocato da una prima delusione d’amore. A distruggere la vita di molti ragazzi è, spesso, il desiderio di voler emergere rispetto al gruppo di amici: questa forma di pressione comportamentale è stata definita dagli psicologi giapponesi, i primi a studiare il problema, con il termine “sekentei”. E’ il peso della propria reputazione, o di quella che si desidera costruire, che schiaccia l’esistenza di molti giovani, privandoli di vivere serenamente gli anni più belli.