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Maduro pronto a “stringere la mano” a Trump che impone sanzioni economiche alla moglie del dittatore

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I due leader si sono detti disponibili ad un faccia a faccia ma il presidente USA non esclude l’opzione militare per risolvere la crisi venezuelana.

di Vito Nicola Lacerenza

Il leader venezuelano Nicolás Maduro è intervenuto a sorpresa all’assemblea generale delle Nazioni Unite, tenutasi pochi giorni fa a New York, dichiarando di essere pronto a “stringere la mano al presidente americano Donald Trump, nonostante le differenze”. Trump, dal canto suo, si è detto pronto al faccia a faccia, “sebbene non fosse in programma” e “tutte le opzioni” per risolvere la crisi venezuelana “restino sul tavolo”, compresa l’ipotesi di un intervento militare. «Il regime di Maduro può essere rovesciato molto velocemente- ha detto il presidente statunitense- se l’esercito venezuelano decidesse di intervenire». Alcune settimane fa la Casa Bianca ha reso pubblica la notizia di tre incontri avvenuti tra 11 ufficiali americani e tre gruppi di soldati venezuelani dissidenti, recatisi negli USA per chiedere sostegno materiale e logistico per realizzare un colpo di Stato. Il governo americano però  ha negato ai golpisti ogni forma di aiuto, preferendo colpire con pesanti sanzioni economiche le persone vicine a Maduro in modo da spingerli a ribellarsi.

Dal 2017 a oggi il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha sanzionato 12 fedelissimi di Maduro, persone con ruoli chiave all’interno del regime. A questi ultimi però si è aggiunta, pochi giorni fa, la moglie del dittatore venezuelano Cilia Flores. Anche lei, come gli altri principali esponenti della dittatura, è stata accusata dagli USA di “depredare sistematicamente ciò che resta della ricchezza del Venezuela”, dove la terribile recessione ha costretto oltre 3 milioni di persone ad emigrare in Brasile, Colombia, Ecuador, Cile e Perù. È  una delle crisi umanitarie più gravi degli ultimi tempi, che ha finito per coinvolgere tutte le nazioni latine dell’America del sud,spesso incapaci di prestare adeguato soccorso alle decine di migliaia di rifugiati che arrivano sul loro territorio. Quattordici Stati sudamericani insieme al Canada, ritenendo tale situazione insostenibile, si sono rivolti al Tribunale Penale Internazionale affinché ponga sotto accusa il regime di Maduro per il reato di crimini contro l’umanità”.

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