Attualità
L’Unione Europea torna a parlare alle nuove generazioni
La Next Generation EU vuole guidare l’UE e i suoi cittadini fuori dalla crisi usando due modalità congiunte: la digitalizzazione e la rivoluzione verde
di Alexander Virgili
Nel luglio 2020 l’Unione Europea ha approvato un piano di rilancio con il fondo NextGenerationEU (NGEU) che mira ad arginare i danni causati dalla pandemia di COVID-19, rilanciando l’economia attraverso investimenti nell’economia verde e nel digitale. Il 30% dei fondi è destinato al cosiddetto Green New Deal, in conformità ai contenuti dell’accordo di Parigi sul clima (del 2015), e il 21% agli investimenti digitali. Non solo una risposta alla crisi, quindi, ma un piano di rilancio con l’obiettivo di contribuire a trasformare l’UE attraverso le sue principali politiche, in particolare costruendo un’Europa più verde, più digitale e più resiliente. Una occasione di riflessione e di accelerazione del coinvolgimento è data dalla Conferenza finale e presentazione del Report curato da giovani ricercatori del Centro Studi Interazionali (CSI) nell’ambito di un progetto europeo Erasmus+, con il supporto dell’Agenzia Nazionale per i Giovani, finalizzato a coinvolgere le nuove generazioni in queste grandi sfide per il futuro. Incontro a Roma, sede del CNEL a Villa Lubin, il 31 marzo 2023, alle ore 15.00 e che sarà possibile seguire anche in streaming.
La Next Generation EU vuole guidare l’UE e i suoi cittadini fuori dalla crisi usando due modalità congiunte: la digitalizzazione e la rivoluzione verde. In particolare, la sostenibilità sarà un elemento chiave, in particolare dal punto di vista tecnologico (digitale) e ambientale (verde). La fase pandemica ha costituito come uno spartiacque a partire dal quale bisognerà costruire una nuova società digitalizzata e più sostenibile e le nuove generazioni dovranno inevitabilmente essere le protagoniste. Le giovani generazioni non sempre percepiscono adeguatamente l’importanza di queste sfide e come dovrebbero essere affrontate. Anche se i giovani sono più digitalizzati delle generazioni precedenti e mostrano maggior sensibilità per l’ambiente non sono sempre sufficientemente e correttamente informati. Su questi aspetti si è concentrato il focus della ricerca e intervento del CSI. Il primo obiettivo del progetto è stato quello di educare e sostenere i giovani e la popolazione locale a comprendere cos’è la sostenibilità e quali sono le implicazioni dal punto di vista digitale e verde, attraverso una serie di interconnessioni sociali, ambientali ed economiche. Un secondo obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza e migliorare la conoscenza in relazione al concetto di sostenibilità come nuovo valore europeo, strumento anche per un’integrazione europea più forte ed equilibrata.
Infatti nonostante la nuova generazione sia in prima linea nella quarta rivoluzione industriale e nello slancio verde, è fondamentale che ci sia maggior consapevolezza e coinvolgimento. Nel susseguirsi di diverse generazioni, i Millennials, la Generazione Z e la Generazione Alfa, l’uso delle tecnologie digitali è divenuto sempre maggiore e ad età sempre più precoci, ma la consapevolezza delle potenzialità e dei rischi di queste tecnologie non ha avuto sviluppi congrui. Restano delle carenze e dei limiti nel loro uso sociale per la promozione del benessere collettivo. Il progetto SustainEU cerca di superare questo divario e di consentire ai partecipanti non solo di comprendere e accettare le sfide, ma anche di migliorare le proprie competenze e conoscenze sugli argomenti, consentendo loro di percepire come sfruttare tutte le possibilità offerte da queste trasformazioni. La sostenibilità è, e sarà in futuro, un approccio chiave per il prossimo scenario della società europea, i giovani saranno chiamati ad affrontare le sfide digitali e ambientali legate alla sostenibilità, ma dovranno essere attivamente partecipi. Pertanto, si è cercato anzitutto di comprendere e condividere i desideri e le idee dei giovani per un futuro più verde e tecnologico.
Con un approccio mix-methods, con entrambi gli strumenti di educazione formale e non formale, si è realizzata una serie di corsi di formazione per coinvolgere direttamente le coorti di giovani dell’UE a impegnarsi in dibattiti politici, la vita civica dell’UE a proporre soluzioni e idee innovative ai responsabili politici, sia a livello locale, sia a livello internazionale. Ma educazione e comunicazione, non sono sufficienti, con l’analisi dei dati raccolti è stato realizzato un policy paper, fondamentale per sensibilizzare i policy makers su ciò che i giovani europei vogliono e su come vedono il futuro europeo.
Occorre aprire ed alimentare un dibattito sulla sostenibilità e sui temi ad essa collegati, dimostrare come le priorità di Next Generation EU non siano mere dichiarazioni di intenti, ma si traducano concretamente in pratiche concrete e soluzioni per rendere il nostro futuro più sostenibile, prestando attenzione alle idee e alle percezioni dei giovani sulle sfide attuali e future dell’UE. Senza un coinvolgimento attivo su temi e soluzioni possibili, ogni proposta europea di azione apparirà lontana e meno credibile.
La sostenibilità si collega al piano più generale della resilienza sociale ed economica degli Stati, tema rivelatosi inaspettatamente cruciale nelle situazioni prima causate dalla pandemia poi dalla guerra nel cuore dell’Europa, in Ucraina. I mutati scenari internazionali energetici, geopolitici, militari ed economici hanno evidenziato fragilità e punti critici precedentemente sottovalutati o ignorati. La resilienza è la capacità non solo di resistere alle sfide e di farvi fronte, ma anche di attraversare le transizioni in modo sostenibile, equo e democratico. Si è preso atto che per gestire le crisi e rafforzare la resilienza è necessario predisporre e potenziare: un meccanismo coordinato di protezione civile, dispositivi integrati dell’UE per la risposta politica alle crisi, maggiore preparazione e risposta alle emergenze sanitarie, adeguata protezione delle reti e dei sistemi informativi, non ultimo, protezione delle infrastrutture critiche. Potenziare la resilienza dei singoli Stati e dell’Unione implica dinamicità e un adeguamento costante del meccanismo stesso di resilienza.
Quindi occorre investire nella ricerca e nell’innovazione, elaborare adeguate azioni di prevenzione e preparazione, sviluppare le capacità di intervento, migliorare la preparazione dei cittadini mediante maggiori informazioni, incoraggiare cittadini e volontari a partecipare alle iniziative di protezione civile. Catastrofi naturali e sociali, emergenze sanitarie e sicurezza alimentare, crisi migratorie, la protezione delle reti e dei sistemi informativi (fondamentali per gli operatori di servizi essenziali in settori critici), delle infrastrutture critiche (riducendone la vulnerabilità), la sicurezza informatica, sono i principali fattori in gioco. Ne emerge la necessità di una resilienza socio-economica, geopolitica, ambientale e digitale che vanno controllate, seguite e sostenute con applicazioni coerenti e concrete.
Costituisce un esempio positivo dell’approccio partecipativo lo stesso Centro Studi Internazionali che, pur essendo uno dei centri studi di geopolitica storici, fondato nel 1992 e non sull’onda delle mode più recenti, ha rinnovato la propria struttura aprendo alle nuove leve di studiosi e ricercatori, ritenendo che il coinvolgimento diretto e la partecipazione siano la migliore modalità di trasmissione da una generazione all’altra e di attenzione verso tali temi.