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Italia

Lo spirito del pianeta nel Festival dei Popoli

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Intervista all’organizzatore del Festival Ivano Carcano

di Francesca Rossetti

pellerossaRoma, 9 gennaio – Lo Spirito del Pianeta è un bellissimo festival sui vari popoli del mondo ed ecco cosa ci racconta l’organizzatore, Ivano Carcano.

Dott. Carcano, come nasce Lo Spirito del Pianeta e di che cosa si occupa?

Il Festival nasce come bisogno personale di conoscere,dato che da piccolo non credevo a quello che mi raccontavano testi e film di Hollywood, dove quelli cattivi erano gli indiani,  per cui mi sono messo alla ricerca della verità, con il massimo della voglia di conoscere realmente queste culture così affascinanti. In questo percorso ho scoperto che molti avevano la mia stessa voglia di conoscere, raggiungendo di conseguenza un incredibile rispetto. Il passo successivo dove mi sono innamorato di ogni popoli indigeno del pianeta, tanto da volerli conoscere da vicino tutti, è stato breve. Ecco da dove è nato di conseguenza il nome, dalla spiritualità culturale, ricchezza umana del pianeta che ci arriva dagli antenati. Il progetto si è poi inevitabilmente aggiornato con il bisogno di salvaguardare tali ricchezze e di conseguenza le terre ancestrali degli indigeni e dell’intera MADRE TERRA. Nasce così l’ASSEMBLEA DEI POPOLI INDIGENI, atto di autodeterminazione proclamato durante il festival del 2015, che vedrà l’approvazione di progetti di sostegno, rivendicazioni e tutela dei popoli indigeni e della MADRE TERRA nel prossimo festival che si svolgerà a Chiuduno (BG) dal 27 maggio al 12 giugno 2016. Decine sono stati i progetti culturali e sociali, che abbiamo potato avanti in molti luoghi del pianeta, dal Kenya con i Masai, ai Monaci tibetani in India, ad un centro culturale in Burkina Faso, ai Pigmei del Camerun, ( conosciuti nelle loro foreste, perché nel 2011 abbiamo fatto da loro il festival come sostegno al fatto che la nostra Ambasciata, non voleva concederci i visti per ospitarli in Italia), all’Ecuador con un centro culturale indigeno nella foresta, a supporto per Inca in Perù e molti altri ancora.


Chi vi partecipa e quali sono i target ai quali si rivolge?

Allo Spirito del Pianeta partecipano persone, di ogni fascia sociale e di età, dalle migliaia di bambini delle scuole, alle 220.000 persone che lo hanno affollato negli orari di apertura nel 2015, dalle persone che arrivano a trovarci con la curiosità di vedere popoli e danze visti solo nei documentari, alle persone conoscitrici e studiosi di molti paesi non solo europei, tanto che ormai abbiamo visitatori da ogni angolo del pianeta. La possibilità di partecipare al festival, avendo entrata gratuita, veramente dà la possibilità anche a persone meno abbienti, di conoscere e partecipare alla vita sociale di questo paese, che molte volte purtroppo li vede esclusi. Spazi espositivi con artigianato da tutto il mondo, vari ristoranti con caratteristiche dei vari continenti, conferenze, seminari di danza, approfondimenti sulle medicine tradizionali, grazie alla presenza di sciamani e capi tribù, arricchisce di molto il contenuto e la possibilità di rendere piacevole la partecipazione a chiunque. Durante la manifestazione, sono molte le cose che succedono, che la rendono unica a livello globale: le cerimonie ancestrali che i popoli invitati ci mostrano, l’accensione del fuoco sacro con i rituali tipici delle culture presenti, a momenti che caratterizzano le varie presenze, dai popoli del sud Sahara, che si inginocchiano a baciare la terra coperta dalle gocce di pioggia che ogni tanto ci visitano, che ci dimostra quanto l’acqua sia un bene vitale in alcune zone del pianeta, agli Aborigeni australiani, che successivamente ad un intervento promozionale in un centro commerciale, si sono riversati a piedi nudi, su una aiuola esterna, perché necessitavano in mezzo a tutto quel cemento del contatto con la madre terra. All’ospitare un gruppi di Wodaabe del Niger (popolo pastore), non più in hotel, ma direttamente nel parco del festival dove abbiamo realizzato un piccolo recinto con all’interno alcune mucche, per poter dare loro la possibilità di mungere al mattino e alla sera, e di dormire sotto le stelle accanto al bestiame, fonte di vita nelle loro terre. Ormai sono centinaia le popolazioni che in 15 edizioni abbiamo ospitato, ognuno con le sue caratteristiche, ma tutti con le stesso linguaggio che arriva dalla conoscenza dell’ambiente da cui proviene.

  Organizzate eventi e mostre con scuole ed Università?

Oltre al festival che organizziamo a Chiuduno, siamo stati ospitati presso la capitale dei Paesi Baschi (Vitoria) nel 2012, in Camerun nel 2011, nel prossimo novembre saremo in Australia vicino a Sidney dove stiamo invitando tutte le 460 tribù Aborigene ancora esistenti, oltre a rappresentanti di popoli indigeni di ogni continente. Il ministero della cultura Russo, ha espresso la volontà di ospitarci forse già dal 2016 a Mosca. Fiere, mostre, piccoli o grandi manifestazioni che invitano i nostri ospiti durante i vari momenti dell’anno. Oltre a partecipare al nostro festival, scuole di ogni ordine e grado ci ospitano con incontri e conferenze, dove vari rappresentanti di queste popolazioni si possono raccontare, lasciando un segno profondo della loro conoscenza alle nuove generazioni. Dalla edizione 2016, avremo la collaborazione di un Liceo, per la precisione di Trescore (BG), durante la manifestazione con un supporto linguistico ed ambientale, con la raccolta della differenziata che nel 2015 ha raggiunto il 77%, sia per l’aspetto progettuale, con l’attività che si svolgerà per l’intero anno scolastico, sul creare rete e progetti tra le varie comunità indigene del pianeta, informare i non indigeni, di quello che queste culture e l’ambiente stanno subendo.

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