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Diritti umani

La Lega Internazionale per i Diritti Umani esorta i leader del Sud Sudan ad adoperarsi per una pace duratura

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La crisi ha colpito pesantemente i minori, che costituiscono circa i due terzi della popolazione di rifugiati.

di Michele Marzulli

Sono trascorsi esattamente otto anni da quando il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza, diventando la nazione più giovane del mondo. Da allora, tuttavia, il Paese ha tragicamente visto più guerre che pace e LIDU, Lega Internazionale per i Diritti Umani, chiede oggi ai suoi leader di intensificare gli sforzi per porre fine a quello che è diventato l’esodo più massiccio attualmente in corso in Africa.

L’Accordo firmato dalle parti in conflitto il 12 settembre dell’anno passato ha posto le basi per la pace. Si sono compiuti notevoli progressi, ma alcune importanti aree di tensione rimangono ancora irrisolte, e il ritorno a una situazione di pace non è affatto certo.

Secondo la LIDU, con sede a Milano, rimane essenziale che i rappresentanti delle comunità di rifugiati e di sfollati interni vengano coinvolti attivamente e in modo significativo nel processo di pace. Affinché un accordo sia credibile, deve contenere disposizioni chiare e trasparenti per la riconciliazione. I meccanismi di accesso alla giustizia devono essere chiari e affidabili. Molti sud sudanesi sono stati costretti alla fuga più di una volta. È dunque essenziale che abbiano fiducia in tali processi affinché risultino efficaci. Occorre inoltre adottare una serie di misure a vantaggio dei giovani. 

La crisi ha colpito pesantemente i minori, che costituiscono circa i due terzi della popolazione di rifugiati. Garantire che i giovani sud sudanesi – compresi i rifugiati – abbiano accesso a istruzione e opportunità adeguate per realizzarsi pienamente è essenziale affinché il Sud Sudan possa diventare una nazione prospera e stabile. 

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