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Italiani nel Mondo

La cittadinanza e la legge che deve garantire una società civile- Italian citizenship and the law that must guarantee a civilized society

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di emigrazione e di matrimoni

La cittadinanza e la legge che deve garantire una società civile

Le leggi devono salvaguardare ogni aspetto della nostra società, e i nostri parlamentari sono obbligati moralmente ad assicurare che i dibattiti per approvarle tengano ben in mente i cambiamenti del paese nel corso del tempo.

Attenzione però, questi cambiamenti non sono dovuti solo alla scienza e gli sviluppi tecnologi per cui leggi devono assicurare la sicurezza delle nuove tecnologie e i mezzi di lavoro con regole per le nuove macchine, i mezzi di produzione e le condizioni di lavoro per evitare morti e feriti.

In effetti, l’aspetto più importante dei cambiamenti è all’interno della nostra società, per cui le leggi devono cambiare di pari passo con gli enormi cambiamenti sociali nel nostro paese dalla Seconda Guerra Mondiale in poi.

Allora la Legge, e quindi i parlamentari, devono riconoscere questi cambiamenti nel paese per assicurare una società equa che è la migliore risposta per garantire un paese civile che continua a crescere in modo pacifico onde evitare scontri sociali come abbiamo visto nel corso degli anni, compresi quelli che portarono agli anni sanguinosi del terrorismo italiano.

E la legge più importante per riconoscere e risolvere i problemi di questi cambi sociali è la legge di cittadinanza.

Difatti, non possiamo pretendere che una legge di cittadinanza che nasce in un periodo di forte immigrazione, come abbiamo visto poche settimane fa durante i festeggiamenti ufficiali di 150 anni di emigrazione italiana in Argentina e Brasile, possa essere adeguata a una società che non solo è in forte declino di nascite, ma che, a suo turno, è diventato paese di immigrazione, sia da paesi dell’Unione Europea, che da paesi extracomunitari da ogni continente.

Un’immigrazione che sta cambiando il volto del nostro paese, come la nostra emigrazione ha già fatto in altri paesi.

Per questi motivi la legge di cittadinanza deve essere, per la sua natura, un mezzo di integrazione sociale nel paese e adeguata alla sfida che dobbiamo affrontare come nazione.

Da figlio di emigrati italiani nato e cresciuto in Australia, ho visto la felicità dei miei genitori quando sono diventati cittadini australiani. Inoltre, da figlio di residenti permanenti del paese sono nato cittadino australiano, proprio il sogno dei miei genitori per i loro figli quando sono emigrati nel continente australe. Un sogno eguale a quello degli immigrati che ora vengono in Italia.

Però, come ho descritto spesso negli articoli di questa rubrica “Italiani nel mondo”, ho visto e sentito sulla mia pelle che nascere nel paese non vuol dire che gli autoctoni ti accettino automaticamente alla loro pari, e questo valeva anche a scuola, sia tra gli studenti che tra gli insegnanti. Naturalmente, questa situazione si estendeva anche ai luoghi di lavoro degli immigrati.

E ora vedo questo stesso atteggiamento in Italia ogni giorno.

Questi sono i miei pensieri mentre seguo il continuo, e a volte interminabile, dibattito politico tra l’attuale ius sanguinis, lo ius soli, e ora il recente concetto di ius scholae, perché il dibattito riflette più le idee di “italianità”, che di cercare di integrare i moltissimi immigrati ora nel paese.

E ci sono parlamentari che dimenticano che devono anche rispettare la nostra Costituzione che garantisce parità di diritti a tutti, italiani, residenti nel paese, e visitatori internazionali, e quindi anche rispettare le loro religioni, e che, a loro turno gli immigrati e i visitatori nel paese devono rispettare le religioni degli altri, oppure coloro che decidono d’essere laici.

Inoltre, l’Italia deve affrontare anche i veri problemi pratici associati alle domande di riconoscimento della cittadinanza da parte di discendenti di emigrati italiani, non solo da nonni o bisnonni emigrati italiani, ma persino da discendenti di oltre la sesta generazione, non per esprimere il loro orgoglio d’essere di origine italiana, per poter viaggiare più facilmente in altri paesi, oppure per facilitare la loro emigrazione a paesi terzi.

Per questi motivi, abbiamo visto con molto interesse la recente proposta di legge per lo ius scholae di Forza Italia, un membro della coalizione di Governo del paese.

La proposta vuole trattare quattro temi principali. Il primo, i giovani figli degli immigrati in Italia, sia quelli entrati nel paese entro il quinto compleanno, che nati in Italia. Il secondo, di concedere la cittadinanza alla fine del ciclo scolastico di almeno dieci anni con profitto (cioè, la scuola obbligatoria per tutti, cittadini e non). Il terzo è di limitare lo ius sanguinis a discendenti includendo solo chi ha discendenza a partire dal bisnonno (ovviamente cittadino italiano) e non risalente al 1861 (la formazione del nuovo Regno d’Italia). E il quarto, di permettere ai Comuni di chiedere fino a euro 600 per la pratica.

Partiamo dall’ultima proposta che riconosce i costi per controllare la documentazione per avere il diritto alla cittadinanza, come anche per un’eventuale prova della lingua italiana, ecc.  Naturalmente, la seconda parte di questa procedura sarà tramite il sistema scolastico per i loro figli. Niente affatto da obbiettare.

D’altronde, potremmo obbiettare che altri paesi, come gli Stati Uniti e l’Australia, automaticamente concedono la cittadinanza ai figli nati da residenti permanenti del paese.

Però, riconosciamo che questo punto fa parte di una differenza fondamentale del concetto base della cittadinanza tra i politici aderenti allo ius sanguinis, e quelli dello ius soli.

Ma queste differenze si basano su concetti politici che hanno poco a che fare con la realtà dell’Italia che sta diventando sempre di più un paese multiculturale, come vediamo ogni giorno, non solo con la presenza di negozi di generi alimentari per la varie comunità presenti nel paese, ma ancora di più, con l’introduzione degli stessi prodotti, frutti e verdure, spezie, salse e persino altri tipi di riso e pasta, nei supermercati tradizionali, come abbiamo visto in Australia negli anni ’60 e ’70 con prodotti italiani, greci, ecc., che riflettevano le nuove comunità nel paese, e che vorrà dire che eventualmente i negozi etnici nelle nostre città e paesi non saranno più necessari.

E ora parliamo dei cambiamenti alla legge di cittadinanza per i discendenti dei nostri emigrati, e iniziamo con una domanda. Possiamo veramente concedere la cittadinanza per via dello ius sanguinis all’estero in eterno, come effettivamente dice l’attuale legge?

Purtroppo, i sostenitori dello ius sanguinis non citano mai i vari scandali legati a falsi passaporti per giocatori di calcio, possibili proprio perchè certificare il diritto di cittadinanza con assoluta certezza dopo molte generazioni è quasi impossibile per gli addetti ai lavori nei consolati.

Senza dimenticare che dopo molte generazioni i discendenti sono più figli dei loro paesi di nascita che discendenti di emigrati italiani.

Però, esiste la possibilità di una via d’uscita per i discendenti da una proposta legge che abbiamo discusso in un recente articolo che darebbe la possibilità eventualmente di accedere alla nostra cittadinanza, ma tramite un periodo in Italia per lavoro o studio e non con documentazione dubbiosa…

Ovviamente, questi pensieri saranno soggetti agli sviluppi dei dibattiti parlamentari per le due proposte di legge, che saranno inesorabilmente soggette a modifiche perché il soggetto è così delicato all’interno dell’attuale coalizione di Governo che i ministri responsabili dovranno tenere in mente non solo i benefici, o i dettagli delle proposte, ma anche di non mettere in pericolo il Governo stesso.

Ora aspettiamo gli sviluppi di questi dibattiti parlamentari e faremo le nostre osservazioni e commenti in base ai voti e non solo alle intenzioni, che non sempre sono quelle dichiarate pubblicamente alla presentazione di proposte di legge.

Italian citizenship and the law that must guarantee a civilized society

Laws must safeguard every aspect of our society, and our parliamentarians are morally obligated to ensure that the debates to pass them keep well in mind changes in the country over time.

Beware however, these changes are due not only to science and technological developments, so laws ensure the safety of the new technologies, and work practices with rules for new machines and working conditions to avoid deaths and injuries,

In effect, the most important aspect is change within our society, so the laws must change in step with the enormous social changes in our country since World War Two.

So the Law, and therefore the parliamentarians, must recognize these changes in the country to ensure an equitable society which is the best answer to guarantee a civilized country that continues to grow peacefully and to avoid the social clashes that we have seen over the years, including those that lead to the bloody years of domestic terrorism known as the “Anni di piombo” (years of lead).

And the most important law to recognize and to resolve the problems of these social changes is the citizenship law.

In fact, we cannot demand that a citizenship law created in a period of strong emigration as we saw a few weeks ago with the official celebrations of 150 of Italian migration to Argentina and Brazil, can be adequate to a society that not only has a steep decline in the birthrate, but which, in turn has become a country of immigration, both from European Union countries, and from non-EU countries from every continent.

Immigration that is changing the face of the country, like our emigration has already done in other countries.

For these reasons the citizenship law must, by its very nature, be a means of social integration in the country and appropriate to the challenge that we must face as a nation.

As the son of Italian migrants born and raised in Australia, I saw the happiness of my parents when they became Australian citizens. Furthermore, as the son of permanent residents of the country, I was born an Australian citizen, just like my parents’ dream for their children when they migrated to the southern continent. A dream equal to that of the migrants who now come to Italy.

However, as I have often described in this “Italiani nel mondo” (Italians in the world) column, I saw and felt firsthand that being born in a country does not mean that the natives automatically accept you as their equal, and this also applies to school, both among the students and the teachers. Of course, this situation also extended to the workplaces for the migrants.

These are my thoughts as I follow the continual, and at times interminable, political debates between the current ius sanguinis (blood-based citizenship law), ius soli (place-based law), and now the recent concept of ius scholae (education-based law) because the debate reflects more ideas of “Italianness” than trying to integrate the very many immigrants now in the country.

And there are politicians who forget that they must also respect our Constitution that ensures equal rights to all, Italians, residents in the country, and international visitors, and therefore also respect their religions, and that, in turn, the immigrants and visitors to our country must respect the religions of others, or those who choose to be secular.

Furthermore, Italy must also face the real practical problems associated with the applications for recognition of citizenship on the part of descendants of Italian migrants, not only from the grandparents and great grandparents, but even beyond the sixth generation, not to express their pride in being of Italian descent, but to be able to travel more easily to other countries, or to facilitate their migration third countries.

For these reasons, we have viewed with great interest the recent draft law for ius scholae by the political party Forza Italia, a member of the country’s governing coalition.

The draft seeks to address four main issues. The first, the young children of the immigrants in Italy, whether entering the country before five years of age, and those born in Italy. The second, to grant citizenship at the end of ten years of schooling with a positive result (in other words, compulsory schooling for all, citizens and non-citizens alike). The third is to limit ius sanguinis only to those with lineage starting from the great grandparents (obviously an Italian citizen), and not dating back to 1861 (the formation of the new Kingdom of Italy). And the fourth, to allow local councils to request up to 600 Euros for the application.

Let us start from the last proposal that recognizes the costs of checking the documentation to the right to citizenship, as well as any test of the Italian language, etc. Of course, the second part of the procedure will be through the school system for their children. There is nothing at all to object to.

On the other hand, we could object that other countries, such as the United States and Australia, automatically grant citizenship to the children born to permanent residents of the country.

However, we recognize that this point is part of a fundamental difference in the basic concept of citizenship amongst the politicians adhering to ius sanguinis, and those of ius soli.

But these differences are based on political concepts that have little to do with the reality of Italy that is becoming more and more a multicultural society, as we see every day, not only with the presence of general stores for the various communities in the country, but even more with the introduction of these same products, fruit, and vegetables, spices, sauces, and even types of rice and pasta, in traditional supermarkets, as we saw in Australia in the ’70s and ‘80s with Italian, Greek, etc,  products which reflected the new communities in the countries, and which will mean that eventually the ethnic stores in our cities and towns will no longer be needed.

And now let us talk about the changes to the citizenship law for the descendants of our emigrants, and we start with a question. Can we really grant our citizenship via ius sanguinis overseas forever, as the current law effectively says?

Unfortunately, proponents of ius sanguinis never mention the various scandals of false passports for footballers that were possible precisely from the fact that certifying the right to citizenship with absolute certainly after many generations is almost impossible for the staff of the consulates.

Without forgetting that after many generations the descendants are more children of their countries of birth than descendants of Italian migrants.

However, there is the possibility of a way out for descendants from a draft law that we discussed in a recent article  that would give the possibility of eventually accessing our citizenship, but through a period of work or studies in Italy, and not with dubious documentation…

Obviously, these thoughts will be subject to developments in the parliamentary debates for the two draft laws, and they will inexorably be subject to amendments because the subject is so delicate within the current coalition government that the Ministers responsible will have to keep in mind not only the benefits or the details of the proposals, but also of not endangering the Government itself.

We now await the developments of these parliamentary debates, and we will make our observations and comments on the basis of the votes and not only on intentions that are not always those publicly stated at the presentations of the draft laws.

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