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Kim Jong-un invita Papa Francesco in Nord Corea. Silenzio dal Vaticano

Il dittatore nordcoreano è deciso ad aprire le porte del suo Paese e uscire dall’isolamento politico. Ma la sua ferocia nel reprimere la libertà religiosa non si placa.
di Vito Nicola Lacerenza
Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ha invitato Papa Francesco a visitare la Corea del Nord ed è pronto a riceverlo con un “caldo benvenuto”. Lo ha reso noto il governo sudcoreano che nelle prossime ore riceverà l’invito ufficiale scritto da Kim. Non sarà il leader nordcoreano a consegnare la lettera al Pontefice ma il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in, che, oltre a essere cattolico, incontrerà Papa Francesco la settimana prossima. Il Vaticano non ha ancora risposto all’invito. Sebbene il gesto di apertura di Kim Jong-un renda ottimisti gli osservatori su una possibile pacificazione nella penisola coreana, è impossibile non considerare la terribile repressione della libertà di fede che il regime attua da più di mezzo secolo. Kim, così come i suoi predecessori, ha promosso nel suo Paese un’immagine divina della sua famiglia divulgando leggende false. Come quella riguardante la nascita di Kim Jong-il, padre di Kim Jong-un, il quale secondo un mito sarebbe nato da una “montagna sacra”.
Alla divinizzazione dei dittatori si sono opposti i leader religiosi nordcoreani che per tale ragione sono stati perseguitati, imprigionati o uccisi. Solo una volta il regime si è mostrato propenso a concedere la libertà religiosa ai credenti. Fu nel 1991, anno della dissoluzione dell’Unione Sovietica, principale alleato e sostenitore della Corea del Nord, allora governata da Kim Jong-il. Anche lui, proprio come Kim Jong-un oggi, aveva invitato il Papa a visitare la Corea del Nord per uscire dall’isolamento politico. All’epoca il pontefice era Giovanni Paolo II, che declinò l’invito poiché l’apertura del dittatore verso i fedeli era solo apparente. I pochissimi luoghi di culto presenti in Corea del Nord sono costantemente sorvegliati dalle autorità e ai fedeli è assolutamente proibito, pena la morte, di mettere in discussione la “natura divina dei dittatori”.