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Diritti umani

Immigrazione: un perfetto ecosistema per garantire guadagni sulla pelle degli Africani

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Sistema Accoglienza (parte Prima): un po’ di chiarezza su HOT-SPOT, CAS, SPRAR E CIE.

di Paolo Buralli Manfredi

Il Sistema accoglienza italiano si muove su tre livelli principali: (HOT-SPOT, Centri di Prima accoglienza, CIE ed in ultimo la seconda accoglienza con i CAS e SPRAR).

Qualsiasi immigrato approdi in Europa, (Italia), è portato immediatamente nell’Hot-Spot più vicino o qualora lo stesso fosse saturo, in altri Hot Spot sul territorio Italiano; giunti nell’Hot-Spot, i migranti vengono, come primo atto coordinato dalle autorità, in questo caso Italiane, soccorsi a livello igienico/sanitario e gli viene fatto un check-up medico completo.

In questa prima fase normalmente è coinvolta la Croce Rossa Italiana, una serie di volontari di diverse associazioni umanitarie e naturalmente le istituzioni, rappresentative del Ministero degli Interni e correlati.

Gli Hot-Spot più importanti presenti sul nostro territorio si trovano a: Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto.

In questi Hot-Spot oltre alle prime cure e check-up medico sanitario, gli immigrati sono identificati, foto segnalati e gli vengono prese le impronte digitale, ed è sempre qui che i migranti possono fare domanda per l’ottenimento dell’asilo che, ovviamente, quasi la totalità richiede per non essere trasferiti nei CIE, (centri di identificazione espulsione), dove dovrebbero essere tenuti per un massimo di 90 giorni, estendibili con facilità tramite pratiche burocratiche sino a 12/18 mesi.

Secondo il regolamento che si è imposto lo stesso Stato Italiano, i migranti, dovrebbero soggiornare negli Hot-Spot, non più di 48 ore, trascorse le quali  i migranti “dovrebbero” essere trasferiti nei CAS, SPRAR o nei CIE ( rispettivamente: Centro Accoglienza Straordinario, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati e Centri di identificazione espulsione)  ; çava sans dire che puntualmente ciò non accade, e che i migranti vengono trattenuti più del dovuto, causa insufficienze della macchina governativa che, è anche  costretta tramite contributi pubblici italiani ed europei, all’ingaggio di  associazioni che suppliscano alle inefficienze dell’organizzazione statale.

E proprio da questo punto in poi incomincia la gestione del “malaffare” perché, proprio da questo punto, quando la macchina Governativa delega ad altri la gestione di questi poveri Esseri Umani, coinvolgendo anche associazioni e strutture “PROFIT”, convinte a far parte del meccanismo per la montagna di soldi messa sul piatto dal “Sistema”. Si stimano svariati miliardi di euro l’anno e, per stessa ammissione di colui che è ancora in carcere a scontare la propria pena il Sig. Buzzi:

“L’immigrazione rende di più del traffico di droga!”

Una frase che ci ha chiarito che, forse la maggior parte delle organizzazioni “NO PROFIT” lavoravano nell’interesse dei migranti, mentre con il coinvolgimento delle realtà “PROFIT” senza neanche la supervisione delle organizzazioni no profit che sono professioniste del settore, tutte queste persone, imprenditori e associazioni “PROFIT” che gravitano intorno a questo mondo, non erano e non sono ispirati da un intento nobile, ma  probabilmente, attirati come gli orsi al miele dalla quantità di denaro che muove questo business.

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