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Cinema & Teatro

Il teatro sta cambiando pelle? La parola agli operatori culturali italiani indipendenti. Intervista a Berto Gavioli

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Intervista a Berto Gavioli direttore del Michelangelo di Modena e del Duse di Bologna

By Isabel Russinova

Berto Gavioli ha contribuito, attraverso il suo lavoro e le sue intuizioni a valorizzare il teatro Michelangelo di Modena e ora, nella compagine del nuovo Duse anche dello storico Teatro di Bologna.

Ce ne vuole parlare?

L’elenco dei teatri che ho gestito in Emilia e Romagna è lungo, così come è lunga la mia storia. Tante situazioni diverse, dal Nuovo di Ferrara, al Comunale di S.Felice, al Carani di Sassuolo, Finale Emilia, Maranello, Carpi, Salsomaggiore…

Il Teatro Michelangelo, un vecchio cinema parrocchiale, rinato a nuova vita. Le stagioni sono 36. Tanto pubblico lo hanno trasformato in una realtà importante per una città reattiva come Modena.

Il Duse è il teatro della città di Bologna, per definizione. Amato dai bolognesi. Dopo la fine dell’ETI, ente teatrale italiano che lo gestiva, non poteva restare chiuso. Abbiamo unito tre realtà, Artisti Associati di Gorizia, La Contrada di Trieste e il Michelangelo di Modena creando una società di gestione. Sono già passati 13 anni e il Duse è diventato senza ombra di dubbio uno dei teatri più importanti d’Italia come lo era sempre stato.

Quali le differenze e le nuove difficolta di gestione dei teatri indipendenti in Italia secondo lei?

La differenza abissale tra i contributi elargiti ai teatri pubblici e quelli riconosciuti ai teatri privati.

In questo momento il pubblico c’è e ci si può difendere, ma le problematiche gestionali sono sempre dietro l’angolo. Le risorse ondeggiano in un equilibrio precario.

Si è sempre occupato della valorizzazione della drammaturgia contemporanea, come è cambiato se è cambiato il teatro contemporaneo oggi? Ma soprattutto quale l’approccio con il (nuovo)pubblico?

Le nostre programmazioni sono sempre incentrate sulla drammaturgia contemporanea che cambia sia grazie agli autori ma anche agli attori. E la principale attrazione sul nuovo pubblico la fanno proprio loro. Le loro scelte drammaturgiche unite alla popolarità creatasi tramite mezzi audiovisivi muovono e rinnovano le generazioni.

Teatro pubblico e teatro privato e l’eterna lotta ai sempre più poveri finanziamenti, quale il futuro secondo lei per entrambi?

Il teatro pubblico è destinato a crescere e il teatro privato a dare e vincere molte battaglie.

Nell’impegno di Berto Gavioli non c’è e soltanto il teatro ma anche la letteratura, il suo nuovo libro ha bissato il successo e soddisfazioni dei precedenti ce ne può parlare?

“ La casa in città” è l’ultimo romanzo che segue “ Il Leon d’oro” che lo precede. Essendo una saga famigliare che va dalla fine dell’800 fino agli anni 80’ i due libri sono legati, ma possono vivere anche in modo autonomo. In più, ne “ La casa in città “ c’è l’assassinio del direttore di un teatro comunale, e tutto si intreccia fino a un finale sorprendente. Sì, sono soddisfatto. Ho ricevuto numerose testimonianze più che favorevoli. L’ho presentato a Roma, a Milano, a Bologna e altre città. Mi piace scrivere, ma manca il tempo necessario per farlo al meglio. In un’altra vita!

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